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GESTIONE DEL COVID

Scuola, una babele di “varianti” governative

“Con il green pass mai più in Dad” era stata la narrazione di inizio anno scolastico. Ora è scontro sui numeri tra il ministro Bianchi e l’Andis. Nel mezzo una serie di “varianti” non del virus, bensì delle indicazioni ministeriali che stremano il personale scolastico. Misure sproporzionate e anche discriminatorie, che impediscono alla scuola di svolgere il suo compito.

Editoriali 22_01_2022

Nelle scuole è il caos totale. Personale assente in gran numero tra sospensioni, quarantene e contagi; numerosissime classi interamente o, quel che è peggio, parzialmente, in Dad; dirigenti, docenti referenti Covid e personale di segreteria costantemente sotto pressione per adeguarsi alle innumerevoli e incessanti “varianti” non del virus, bensì delle indicazioni ministeriali sulla gestione dei contagi; burocrazia à gogo mentre il personale scolastico ha il morale sotto i talloni... Ed è anche scontro tra l’Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici) e il ministro Patrizio Bianchi riguardo ai dati sulla situazione nazionale. Mentre per i primi “le classi in Dad sono circa il 50%”, il ministro ribatte che “i numeri ufficiali li diamo noi. Li stiamo elaborando”. Non c’è dubbio: al Ministero danno i numeri... E sicuramente saranno numeri più rassicuranti, perché la narrazione di inizio anno scolastico - “Con il green pass mai più in Dad” - mica può essere smentita, che figura ci facciamo!?

Per le scuole medie e superiori, le nuove direttive prevedono che con due casi di studenti positivi in classe scattino misure differenziate in funzione dello stato vaccinale: per i non vaccinati o per chi lo è da più di 120 giorni è prevista la Dad; gli studenti con ciclo vaccinale “fresco”, invece, possono rimanere in classe senza tampone, in regime di autosorveglianza e senza sintomi, con l’obbligo però di indossare la mascherina Ffp2 per almeno 10 giorni. Fuori dalla scuola, poi, gli stessi studenti dovranno limitare al minimo indispensabile altri contatti.

Ancora più allucinanti le disposizioni per quanto riguarda la scuola primaria. Perché non sembrino giudizi affrettati o i soliti pregiudizi di chi vuole criticare a tutti i costi il sistema, ma soprattutto perché chi non è nel settore possa rendersi minimamente conto della situazione, vale la pena riportarle almeno sinteticamente. In presenza di un solo caso di positività nella classe, per gli allievi frequentanti la stessa classe del caso positivo si prevede:

  • - attività didattica in presenza. Si raccomanda di consumare il pasto ad una distanza interpersonale di almeno 2 metri;
  • - sorveglianza con test antigenico rapido o molecolare da svolgersi prima possibile (T0) dal momento in cui si è stati informati del caso di positività e da ripetersi dopo cinque giorni (T5).

In merito all’esito dei tamponi si precisa che se il risultato del tampone T0 è negativo si può rientrare a scuola. Se invece è positivo, è necessario informare il Dipartimento di Prevenzione (DdP) e il medico o il pediatra (MMG/PLS) e non si rientra a scuola. Analogamente, per il tampone T5, se il risultato è positivo, è necessario informare il DdP e il MMG/PLS e non recarsi a scuola. In caso di tampone con esito positivo il referente scolastico Covid-19/dirigente scolastico sarà informato secondo la procedura adottata localmente per i casi positivi occorsi tra gli studenti e gli operatori scolastici. Per il personale (sia della scuola che esterno) che ha svolto attività in presenza nella classe del caso positivo per almeno 4 ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti l’insorgenza del caso, si applica la misura sanitaria dell’autosorveglianza. In ogni caso, si ritiene opportuno raccomandare per il personale posto in autosorveglianza di effettuare comunque i test diagnostici T0 e T5.

In presenza, invece, di almeno due casi positivi, vengono disposte le seguenti misure per i compagni di classe:

  • - sospesa l’attività in presenza, si applica la didattica a distanza per la durata di dieci giorni;
  • - quarantena della durata di 10 giorni con test di uscita - tampone molecolare o antigenico - con risultato negativo.

Per il personale (della scuola ed esterno) che ha svolto attività in presenza nella classe dei casi positivi per almeno 4 ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti l’insorgenza del primo caso, si applicano le regole per i contatti stretti ad alto rischio.

Troppa burocrazia, applicazioni disomogenee da territorio a territorio, provvedimenti sproporzionati rispetto all’effettiva gravità della patologia, aggravati da continui cambiamenti di rotta, stanno davvero sfasciando definitivamente il già malconcio sistema di istruzione. Appaiono quasi patetici, in tale contesto, i proclami del ministro dell’Istruzione, che ha annunciato di lavorare ad alcune semplificazioni, dopo aver raccolto indicazioni da scuole e famiglie.

Possibile, invece, che nessuno si interroghi sull’effettiva utilità di continuare con questa devastante rappresentazione psicopandemica, considerato che altri Paesi stanno declassando la pandemia a semplice virosi influenzale o che comunque simili restrizioni esistono solo nel nostro Paese?  Possibile che nessuno si chieda se e quanto fanno il bene dei nostri bambini e ragazzi questi provvedimenti sproporzionati (dato che le conseguenze sui giovani dell’eventuale contagio sono irrilevanti), e per di più discriminatori, considerato che è ormai noto e dimostrato in modo incontrovertibile che i vaccinati e i non vaccinati possono contagiarsi e contagiare in modo del tutto simile?

Non sarebbe meglio, a questo punto, far correre il virus com’è sempre accaduto per le classiche epidemie influenzali, magari con qualche piccola, ragionevole e sostenibile precauzione, e permettere alla scuola di svolgere al meglio il compito che le spetta da sempre, cioè educare e istruire? Se non si accetta di fare questo passo, si rischia l’avvitamento in una spirale di provvedimenti sempre più complicati e deleteri, che anziché risolvere il problema non fanno altro che alimentare ulteriormente la paura e distogliere la scuola dalla propria missione.