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BUONA BATTAGLIA

“Ridateci la Messa”, francesi in lotta per i diritti di Dio

Il governo francese prima ha vietato le Messe con i fedeli nelle chiese e ora, contra legem, pretende di vietare pure le manifestazioni in cui si recitano preghiere. La libertà di culto è divenuta “accessoria”. E lo Stato, dopo aver sottratto in nome di Cesare i beni temporali alla Chiesa nel 1790 e 1905, ora vuole sottrarre ai fedeli anche i beni spirituali.

Ecclesia 23_11_2020

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento di Jérôme Triomphe pronunciato durante una manifestazione cui hanno partecipato circa 300 persone. Triomphe è stato legale nel celebre caso di Vincent Lambert, ha combattuto contro l’ideologia omosessualista e il cosiddetto «mariage pour tous». Recentemente ha rappresentato i cattolici francesi davanti al Consiglio di Stato per difendere il diritto a tenere le chiese aperte al culto.

Di seguito il coraggioso discorso che ha tenuto domenica 15 novembre 2020 a Saint-Maur-des-Fossés in occasione di una di queste battaglie per la libertà di culto e la difesa della fede. Per le sue battaglie a difesa della vita, della famiglia naturale, della libertà d’educazione e della libertà religiosa, Triomphe è stato insignito del titolo di socio onorario dal Consiglio Direttivo dei Giuristi per la Vita.

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Cattolici di Francia!

Conoscete la situazione: il governo ci ha proibito di radunarci nelle nostre chiese, quelle stesse chiese che lo Stato ci ha già rubato per ben due volte nel 1790 e nel 1905. In spregio al principio di laicità, il governo ha decretato che le celebrazioni religiose per i funerali sono più importanti di quelle in cui avviene la consacrazione eucaristica. Lo scorso 7 novembre, il Consiglio di Stato ha confermato il divieto di assistere alla Messa nelle nostre chiese, contrariamente ai pareri espressi al riguardo dal Consiglio Scientifico.

La libertà fondamentale di culto è stata declassata a un livello di riconoscimento e tutela inferiore rispetto alla libertà di manifestazione che, invece, resta autorizzata. Inoltre, il culto può essere esercitato solo accessoriamente a un’altra attività, in caso di uno spostamento fuori casa. È scritto proprio così! La libertà fondamentale di culto è ridotta ormai a una parola priva di senso.

In nome della nuova dittatura sanitaria, il governo esige:

- che milioni di genitori accompagnino milioni di bambine e bambini nelle scuole;

- che le aziende restino aperte per costringerle a pagare le tasse;

- che i parigini siano stipati come sardine in metropolitana respirando l’aria più inquinata di Francia;

- che si possa continuare a fare la coda davanti alle tabaccherie per comprare le sigarette in nome della salute pubblica!

Hanno perfino previsto la riapertura degli impianti sciistici! È nel decreto del governo. Si può correre a migliaia sulle rive della Marna o della Senna, si possono affollare i negozi e andare in un vivaio a comprarsi un barbecue o una pianta verde all’ora della Messa, mentre i nostri piccoli commercianti boccheggiano agonizzanti e ignorati da un governo che appare del tutto indifferente ai loro problemi. Trascorrere, invece, un’ora in chiesa per partecipare alla Messa, mascherati e distanziati, è per loro insopportabile!

Il precedente ministro per gli Affari Religiosi aveva tentato di spiegarci, in un francese approssimativo, che potevamo guardare la Messa in tv e che, per il resto, non ci restava che pregare individualmente. Abbiamo tentato di spiegargli, invano, che ciò significava pretendere d’andare in bici guardando il Tour de France. Abbiamo tentato invano di spiegargli cos’è un sacramento e che la Comunione eucaristica è il nutrimento della nostra anima […].

Il nuovo ministro incaricato degli Affari Religiosi è della stessa pasta del suo predecessore e ha minacciato di far intervenire contro di noi le forze dell’ordine. Per di più, dopo aver giustificato il divieto della Messa, ha avuto il coraggio di affermare che «la vita è più importante di tutto»! Non per voi, signori del governo! Non per lo Stato che si è accanito per far morire Vincent Lambert! Non per lo Stato promotore dell’aborto di milioni di neonati strappati dal santuario che dovrebbe essere il ventre della loro madre! Non per voi signori di questo governo composto da una maggioranza che ha esteso la possibilità di abortire per motivi dovuti a difficoltà psicosociale, fino a 9 mesi meno un secondo!

Caro Signor Ministro, Lei deve sapere che per tutti noi credenti esiste una dimensione molto più grande della mera vita terrena, anche se, in realtà, sembriamo essere proprio noi credenti i migliori e più ardenti difensori di tale vita. Il nostro bene più grande quaggiù è la certezza della vita eterna. Se non avessimo questa certezza, saremmo semplicemente dei cembali che tintinnano, che fanno solo rumore e nient’altro. Il bene più importante per noi è la vita eterna! A cosa serve, infatti, all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?

I rappresentanti del governo hanno rifiutato di ascoltarci perché non sanno nulla, non capiscono nulla e, in realtà, ci disprezzano. La verità è che loro non temono i cattolici. Ma non temono neanche i francesi, visto che il loro Primo Ministro ha avuto il coraggio di dire che non intendeva «mollare le briglie», come se gli stessi francesi fossero degli animali di cui egli può disporre a piacimento e sottomettere al giogo dell’arbitrio statale. […]

A dispetto dell’articolo 3 del decreto del 29 ottobre 2020, che ci permette di manifestare, pur rispettando le misure sanitarie previste per l’emergenza pandemica, i prefetti di Francia hanno ricevuto istruzioni di imporre un assoluto divieto di celebrare atti di culto. Hanno preteso, in spregio a quanto stabilito dalla  giurisprudenza, che pregare o dire Messa sulle strade pubbliche non possa considerarsi una forma di manifestazione. Come se lo Stato avesse il diritto di giudicare i modi e i contenuti di una manifestazione. E dire che più di quaranta manifestazioni sono state annunciate in tutta la Francia. Non parliamo, poi, del grave comportamento omissivo e illegittimo delle prefetture che non rispondono alle richieste dei vari promotori di manifestazioni per rivendicare il diritto alle Messe, i quali vengono così lasciati nell’incertezza e nell’insicurezza giuridica. Questo illegittimo comportamento non è altro che un tentativo indiretto di dissuadere i manifestanti, ormai stanchi di essere multati.

In altri casi, a Nantes, a Lione, a Clermont-Ferrand, a Bergerac, a Parigi, a Grenoble, a Strasburgo, ecc. sono fioccati i divieti: i prefetti del ministro incaricato per gli Affari Religiosi pretendono di proibire tutte le preghiere e permettere solo manifestazioni di protesta, in violazione del diritto e del principio di laicità! Coloro che avevano avuto l’idea di manifestare davanti alle porte delle chiese aperte, nelle quali si celebrava una Messa senza fedeli, sono stati spostati su piazze senza chiese. Coloro che avevano avuto l’audacia d’annunciare una manifestazione per rivendicare il diritto alle Messe o alle preghiere, sono stati silenziati.

A Clermont-Ferrand, l’autorità giudiziaria ha vietato una manifestazione perché dichiarata «a fini religiosi». A Nantes, il tribunale amministrativo ha appena respinto un ricorso, adducendo come motivo che, essendo il culto vietato all’interno, dev’esserlo anche all’esterno! Non è, quindi, in questione il preteso rischio di propagazione del virus nelle chiese, ma il culto stesso! A Lione, il prefetto ha convocato l’organizzatore di una manifestazione che rivendicava il diritto alla Messa. C’erano ben sei funzionari intorno al tavolo per contestargli il fatto che la semplice presenza d’un prete avrebbe integrato un evento “cultuale” e quindi, come tale, vietato. L’organizzatore ha perciò scoperto che i cristiani che si inginocchiano integrano un evento cultuale proibito dalla legge, mentre quelli che lo fanno come iniziativa di “Black Lives Matters” non solo hanno il diritto di farlo, ma vengono persino incoraggiati. Quando l’organizzatore ha domandato ai funzionari della prefettura se leggere il Vangelo in una manifestazione si dovesse considerare un evento cultuale, li ha messi in crisi perché sul punto hanno discusso tra di loro non essendo tutti d’accordo! […]

A Parigi, prima che fosse definitivamente proibita, si sarebbe dovuta tenere oggi pomeriggio una manifestazione di preghiere davanti a San Sulpizio. Venerdì scorso, il prefetto ha detto testualmente: «Vi proibisco ogni esternazione di religiosità: niente preghiere, canti o messa» e, reggetevi forte: «Nessun segno religioso in vista»! Ma con quale diritto! Ecco, per il prefetto di Parigi, brandite le vostre croci e le vostre medaglie! A Strasburgo, il prefetto ha vietato di pregare perfino in silenzio. Questa gente ora pretende, come Dio, anche di «scrutare i reni e i cuori». Si credono Dio!

Allora, per quale miracolo, oggi, abbiamo potuto radunarci? Perché il prefetto ha condizionato la nostra manifestazione al fatto di non recitare preghiere! Ma questa non è altro che un’indebita prevaricazione del Potere. Sempre venerdì scorso, poi, il ministro che dovrebbe occuparsi degli Affari Religiosi, ha addirittura minacciato i vescovi di Francia. Secondo lui, pregare in strada sarebbe non solo una violazione delle disposizioni approvate dal governo, ma anche un danno grave alla legge di separazione tra Chiesa e Stato! Ma sanno almeno di cosa parlano? La loro ignoranza della religione e del diritto è abissale e ci dà perfino un’idea dell’infinito: la laicità s’impone solo allo Stato e ai suoi agenti, non alle religioni, grazie a Dio!

Alcuni hanno voluto credere alla possibilità di una laicità pacifica e moderata, ma è proprio lo Stato che oggi, col pretesto dell’emergenza sanitaria, vuole imporre ancora una volta alla religione il suo laicismo aggressivo. Non facciamoci ingannare: lo Stato cerca di trasmettere, con sempre più insistenza e con la complicità dei media di basso livello culturale, l’idea folle secondo cui il principio di laicità proibirebbe ogni espressione religiosa fuori dai luoghi privati e dalle sacrestie.

Questa nuova pretesa è totalitaria! Se non ci opponiamo, il passo successivo sarà la proibizione delle processioni e dei pellegrinaggi. Per loro, infatti, tali eventi sono insopportabili! E poi? Se il principio di laicità dovesse davvero applicarsi alla religione, cosa potrebbe impedire, un domani, allo Stato d’imporre l’adeguamento della dottrina e della morale naturale alle leggi della Repubblica? Questo totalitarismo laicista e antireligioso è gravissimo, ma non deve stupirci. Non dimentichiamo la lezione che ci consegna la Storia.

Nel 1790, lo Stato ha rubato ai cattolici i beni temporali della Chiesa, frutto del lavoro e dei sacrifici di generazioni di nostri antenati che hanno irrigato i solchi della terra di Francia con il loro sangue e il loro lavoro. Sono stati i nostri antenati ad innalzare queste magnifiche chiese e cattedrali […].

Centoquindici anni più tardi, nel 1905, lo stesso Stato ha rubato ancora una volta ai cattolici quello che restava dei beni temporali della Chiesa. Ha perseguitato le congregazioni religiose espellendole dalla Francia. Ha divelto le porte delle chiese, aperto i tabernacoli e fatto l’inventario dei calici e delle pissidi che appartenevano ai cattolici, per decidere cosa incamerare a proprio vantaggio.

Ma centoquindici anni più tardi, di nuovo, nel 2020, sono solo i beni spirituali che ci restano e vogliono strapparci anche questi. Assistiamo alla terza spoliazione dei beni dei cattolici, quelli spirituali. Ma, contrariamente ai beni temporali della Chiesa iscritti al catasto, questi beni spirituali sono trascritti nei grandi registri delle nostre anime e garantiti nel gran libro delle ipoteche di Dio. Quindi, questi beni non hanno il diritto di prenderceli! Nel 1905, i cattolici s’erano sollevati per proteggere le loro chiese nelle quali lo Stato pretendeva d’entrare per procedere agli inventari. Nel 2020, gli stessi cattolici, fieri eredi di quelli di ieri, si trovano davanti a quelle medesime chiese in cui ci proibiscono di assistere alla Santa Messa.

Quindi sì, la libertà è un bene fragile che occorre sempre preservare e difendere in nome della vera laicità, quella che Gesù ci ha insegnato (a proposito, pronunciare il Suo Nome in luogo pubblico è vietato, signor prefetto?): «Date a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio».

È uno Stato laicista e antireligioso quello che pretende ora di vietarci di pregare in strada, anche in silenzio. Secondo le parole di Clémenceau, che aveva almeno avuto l’intelligenza politica, di fronte all’opposizione dei cattolici, di mettere fine agli inventari nelle chiese: «Date a Cesare quel che è di Cesare, e tutto sarà di Cesare».

Ebbene, noi non l’accettiamo! Un diritto non si negozia, si rivendica! Date a Dio quel che è di Dio! Ridateci la Comunione al Corpo del Dio vivente! Ridateci ciò che ci appartiene! E riprendiamo insieme questo grido che s’innalza in tutta la Francia e risuona di città in città come l’eco della nostra ira, della nostra speranza e della nostra determinazione: Ridateci la Messa!