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Régine Pernoud: il Medioevo oltre i pregiudizi

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A 25 anni dalla morte della storica francese che ha unito documentazione e divulgazione per andare oltre la vulgata sui "secoli bui" – non più bui di altre epoche e in più con la luce del cristianesimo: è forse questa la "colpa" che non si perdona alla civiltà medievale.

Cultura 22_04_2023

È provvidenziale che non sia stato uno storico ma una storica a sfatare le varie leggende nere sulla condizione femminile in quei “secoli bui” che lei definiva invece il “tempo delle cattedrali”. Parliamo di Régine Pernoud, autrice di La donna al tempo delle cattedrali (Lindau, Torino 2017) e di molti altri testi che hanno scavato oltre i pregiudizi tuttora vivi in chi si accosta al millennio medievale.

La storica francese esattamente 25 anni fa moriva a Parigi, il 22 aprile del 1998, all’età di 89 anni, dopo una vita trascorsa negli archivi, a diretto contatto con quei documenti con i quali poteva vantare una familiarità maggiore di alcuni storici, cui non risparmiava critiche, dicendo che scrivevano libri basandosi su altri libri piuttosto che sulle fonti.

Nata nel 1909 a Château-Chinon e cresciuta a Marsiglia, conseguì il diploma di laurea in lettere all'Università di Parigi, diplomandosi anche all'École nationale des chartes e all'École du Louvre. Conservatore al Museo di Reims, poi al Museo della Storia di Francia, e quindi agli Archivi nazionali francesi, ha saputo unire la ricca documentazione a una grande capacità di divulgazione, che ne permette la lettura anche a chi sia infarcito di luoghi comuni su quel Medioevo tanto vituperato quanto poco e mal conosciuto. Quante volte si sente esclamare inorriditi: “medievale!”, di fronte a fatti e contesti attuali segnati da oppressione? Peccato che a guardare affreschi e miniature medievali si faccia un po’ fatica a trovare donne col burka.

Regine Pernoud ci ricorda che le donne al potere le ha inventate il Medioevo, non certo noi. Se agli italiani (e non solo) del XXI secolo suona ancora come una novità la prima donna a capo di un governo, nei cosiddetti “secoli bui” andiamo dalle bizantine Irene e Teodora alla polacca Edvige, passando per Melisenda di Gerusalemme, Costanza d’Altavilla, Matilde di Canossa e via tutto un pullulare di regine che oggi neanche ci sogniamo. Per non parlare di badesse come Ildegarda, investite di influenza sociale e culturale oltre che religiosa, e di tante altre figure femminili il cui ruolo sarebbe stato impensabile nell’antichità, notava la Pernoud, secondo la quale addirittura «nel Medioevo le donne leggevano più degli uomini».

E avevano anche l’anima, tanto per sfatare un’altra delle mille leggende nere che ancora impediscono di accostarsi seriamente a un’epoca in cui troppo spesso si va a cercare la trama di un horror più che i fatti storici. “Nel Medioevo tutti pensavano che le donne non avessero l’anima”, recita uno dei più noti capitoli dello stupidario contemporaneo. «E così per secoli si sarebbero battezzati, confessati, ammessi all’Eucaristia deli esseri sprovvisti di anima!», obiettava la Pernoud, facendo inoltre notare che i primi martiri canonizzati sono proprio donne: Agnese, Cecilia, Agata... (basterebbe la lista di donne enumerate nel Canone romano, preghiera eucaristica risalente al IV secolo). Per non parlare del culto tributato alla Madonna, incompatibile con la leggenda sopra citata, o della “venerazione letteraria” tributata alla donna dal Dolce stil novo, tanto per fare due soli esempi.

Alla storica francese gli archivi restituivano un quadro ben diverso da quel secolare pregiudizio che dà il sottotitolo a una delle sue opere più note (Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani, Milano 2019). Pregiudizio vivo non solo in chi basa la sua conoscenza su qualche film, ma pure in quello studente che un giorno le si presentò agli Archivi Nazionali tanto sicuro di sé quanto poco documentato, affermando: «Capirà, quando faccio storia, non è mica per sapere se quel tale fatto è esatto oppure no; io cerco soltanto quel che può promuovere le mie idee». O la documentarista che la contattò chiedendo «diapositive che rappresentino il Medioevo», incalzando: «Sa, le uccisioni, i massacri, le scene di violenza, le carestie, le epidemie…». Tutte cose che, però, oltre al Medioevo, avevano segnato tanto i secoli precedenti quanto quelli futuri (per soddisfare la richiesta della documentarista bastava un qualunque telegiornale).

Accostandosi ai numerosi testi di Régine Pernoud non si finirà per sostituire la leggenda nera con una corrispondente leggenda rosa, ma ci si sentirà invitati – carte alla mano – all’approfondimento e al superamento di quella “narrazione” che curiosamente si accanisce a screditare sempre e solo il Medioevo. In quel nuovo albero fiorito dalle macerie del mondo antico scorreva linfa cristiana, e forse fu questa la vera “colpa” attribuita a secoli che ebbero né più né meno che tutti i limiti e i difetti umani tipici di ogni epoca storica – compresa la nostra! A chi si ostina a bollare acriticamente il Medioevo con l’etichetta di “barbarie e oscurantismo” rispondiamo con Régine Pernoud: «È l’unica epoca di sottosviluppo che ci abbia lasciato delle cattedrali».