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invito a votare

Referendum, gli scouts Agesci salgono sul carro di Pd e Cgil

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L'assonnata vigilia pre elettorale in vista dei referendum di domenica e lunedì vede la discesa in campo dell'Agesci, con un forte invito politico ad andare a votare. Il che implicitamente significa sostenere le ragioni del Sì di Maurizio Landini e Elly Schlein. 

Politica 03_06_2025

A ravvivare una vigilia preelettorale piuttosto assonnata in vista dei Referendum dell’8 e 9 giugno ci pensa a sorpresa l’Agesci. Che cosa c’entri l’associazione che riunisce gli scout italiani di ispirazione cattolica con i cinque quesiti referendari che vedono nella Cgil e nel Pd due grandi sponsor a favore del Sì, non si sa. Ma di questi tempi è ormai scontato che anche l’associazionismo cattolico debba entrare a gamba tesa su tematiche che teoricamente non dovrebbero interessare l’attività dell’Agesci.

Si sa, i cattolici, soprattutto se raggruppati in associazioni laicali fanno gola perché sono un serbatoio di voti importante. E in questi giorni Maurizio Landini, segretario generale Cgil e Elly Schlein, segretario del Pd devono aver esultato con soddisfazione nel leggere l’appello a favore del voto fatto dall’Agesci in una sua newsletter inviata agli iscritti.

La cosa non poteva non far sobbalzare gli umori di tanti scout che non condividono queste entrate a gamba tesa e in soccorso di un Comitato per il sì piuttosto in difficoltà visto l’altissimo rischio di astensione che grava sulla due giorni elettorale e che porterà con ogni probabilità a non raggiungere il quorum.

«Le scelte di oggi in un mondo che cambia, pronti a servire», è il titolo dell’articolo inviato dal comitato nazionale dell’Agesci corredato dalla frase falsamente attribuita a Paolo Borsellino «il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano».

Ora, è presto detto un fatto: dato che per questo referendum a mobilitarsi per andare a votare sono soltanto i partiti della Sinistra, Pd, Cinque Stelle e Avs e quelli radicali come +Europa, mentre tutti gli altri partiti si stanno orientando verso un’astensione più o meno motivata, ad eccezione di Noi Moderati che dovrebbe dare indicazione di votare No, è chiaro che fare un appello per andare a votare equivale a sostenere la campagna referendaria del Sì di Elly e soci.

Proprio ieri il premier Giorgia Meloni ha invece annunciato la sua linea personale: andare al seggio, ma non ritirare le schede. In questo modo esercita il suo diritto di voto, ma non contribuisce alla formazione del quorum necessario per poter considerare i referendum abrogativi validi.

La lettera dell’Agesci non spiega nemmeno i cinque quesiti referendari, ma condisce l’appello al voto con la retorica del «vivere da protagonisti». «La democrazia è una costruzione solida, ma allo stesso tempo fragile, perché se manca il nostro personale mattone, l’intera struttura rischia di non reggere e di crollare. Noi vogliamo mantenerne la solidità, impegnandoci a costruire ponti tra passato e presente e tra l’oggi e il domani». Cose così. Dimenticando che anche l’astensione ha un suo preciso riferimento politico e una legittimità incontestabile se si parla di partecipazione.  

«Nonostante la complessità dei processi politici rischi di farci sentire ininfluenti, la partecipazione di tutti consente di preservare i diritti di ciascuno, in un mondo che cambia, e rafforzare le tutele a vantaggio di chi ne è più bisognoso». E via andare. Fino alla chiusa “intimidatoria”: «Non partecipare ci trasforma da protagonisti in spettatori».

Non sappiamo come la pensa l’Agesci, ma si può ben intuire quando evoca «una speranza intesa come energia concreta che ci spinge ad agire, a costruire comunità più giuste e inclusive, a non arrenderci davanti alle difficoltà». Insomma, se si parla della cosiddetta giustizia sociale il dado è tratto: e dato che tre dei cinque quesiti riguardano il mondo del lavoro, con il ripristino delle tutele, come l’articolo 18, che il Job act aveva tolto, lo stesso Job act votato dalla sinistra quando a capo del governo c’era Matteo Renzi, pare proprio che la scelta politica dell’Agesci sia fatta. E sta a Sinistra.

Il quesito però forse più carico di divisioni è quello che riguarda la concessione della residenza agli stranieri da 10 a 5 anni per poter fare domanda di cittadinanza. Un tema esplosivo di questi tempi, che vede la Sinistra spingere l’acceleratore e allargare le maglie. Invitare ad andare a votare, equivale anche in questo caso a sposare la necessità che la cittadinanza possa essere concessa con sempre maggiore facilità. Punti di vista, si dirà, ma ben demarcati politicamente.

«Io voto, noi costruiamo, tutti contano!», è la chiusa del Comitato. Votare dunque, e visto lo sforzo votare Sì, anche se non si arriva ad essere così espliciti come invece hanno fatto in contesti simili Pax Christi e Comunità di Sant’Egidio schierati apertamente per i sì.

Tutto il resto dell’associazionismo cattolico latita, forse perché le tematiche proposte esulano dal compito precipuo che si chiede alle organizzazioni laicali ispirate sì ad una presenza attiva nella società, ma come lievito, non certo come portatore d’acqua di formazioni politiche che di cattolico, ormai, hanno ben poco.