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PAOLO IL CALDO

Radiazioni elettromagnetiche e fabbrica della paura

Una sentenza del Tar della Sicilia ridà vita ai talebani dell'ambientalismo che agitano il problema "inquinamento elettromagnetico". Ma non c'è alcuno studio internazionale che avvalori l'ipotesi di una relazione tra radiazioni elettromagnetiche e cancro.

Paolo il caldo 25_02_2015
Radiazioni elettromagnetiche

A seguito di una sentenza ignorante del TAR Sicilia originata da un procedimento riguardante il MUOS (il centro di comunicazioni USA in fase di realizzazione sospesa nella Sicilia orientale) sta dando segni di nuova vita lo schiamazzo dei talebani dell’ambientalismo, che nella loro ignoranza reclamano l’esistenza di una questione “inquinamento elettromagnetico”. 

Si pone il problema: le radiazioni elettromagnetiche sono cancerogene? La IARC (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Cancro) le ha inserite nella categoria 2B (la terza sulle cinque considerate) con tutte quelle sostanze rispetto alle quali esiste qualche ipotesi che possano provocare il cancro negli esseri umani, ma non esista alcuna prova che la confermi. Dell’elenco fanno parte anche la lana di vetro, il carbone, il caffè, l’olio di cocco, il bitume, il lavoro nei lavaggi a secco, tra i vigili del fuoco, in tipografia, nelle tessiture. In tutto si tratta di 285 sostanze e/o situazioni, rispetto alle quali, ripeto ancora una volta, non esiste prova che diano luogo a forme di cancro, ma c’è una mera possibilità non provata che le possano determinare.

I sostenitori della pericolosità delle radiazioni non ionizzanti sostengono che nuovi studi ne abbiano provato con certezza la cancerogenicità; questo è assolutamente falso. In decine di migliaia di articoli scientifici sull’argomento non viene dimostrato neanche in un singolo caso il rapporto di causa ed effetto tra l’esposizione alle radiazioni non ionizzanti e l’insorgenza di tumori di alcun tipo. 

In proposito posso riferire un’esperienza personale. Nel 2001 il Ministero dell’Ambiente, del quale ero Capo di Gabinetto, doveva proporre al Ministero della Salute e a quello delle Comunicazioni i nuovi limiti da porre alle emissioni di radiazioni non ionizzanti; l’Unione Europea aveva stabilito un limite assai ragionevole, circa cinquecento (!) volte superiore a quello proposto dagli incolti responsabili del Minambiente all’inizio del 2001. Era mia opinione che si dovessero recepire i limiti Ue, ma per motivi politici i ministri decisero di nominare una Commissione Internazionale formata dai massimi esperti in materia per fornire al Governo un’indicazione. Con altri ne facevano parte il padre nobile dell’epidemiologia mondiale, Sir Richard Doll, Michael Rapacholi, membro dell’ICNIRP, e Francesco Cognetti, illustre oncologo primario dell’Ospedale Regina Elena. La Commissione fu chiamata a rispondere a quesiti sulla pericolosità sanitaria dell’esposizione alle NIR (radiazioni non ionizzanti: quelle che darebbero luogo al cosiddetto inquinamento elettromagnetico) e sui limiti da imporre. 

Alla prima riunione con i commissari, fui quasi preso a male parole. In effetti gli insigni scienziati ritenevano tempo perso elaborare una decisione su un argomento che non meritava perdite di tempo. La conclusione orale dello studio fu che non aveva senso imporre limiti a cose innocue; solo dopo insistenze ottenemmo che fossero indicati dei limiti, che i Commissari vollero piuttosto bassi, circa un quarantesimo di quelli indicati dalla normativa europea come limite. La relazione della Commissione e le conseguenti misure normative furono molto criticate dai soliti ottusi incolti; ed ora un pollaio di ignoranti ha ripreso a starnazzare contro il previsto aumento di circa dieci volte per i limiti esistenti, che invece vorrebbe vedere fortemente ridotti. Notiamo che l’aumento è funzionale per gli impianti necessari per la banda larga.

Che dire? Una volta tanto (ma non abituatevi!) sono d’accordo col Governo, anche, pensate un po’, con il “ministro trasparente” (Galletti, è evidente!).