Profanato un cimitero cristiano nel Kurdistan iracheno
Ignoti hanno distrutto e scoperchiato diverse tombe nel camposanto di un villaggio abitato in prevalenza da cristiani
È stato profanato il cimitero cristiano di Harmota, un villaggio del Kurdistan iracheno abitato in prevalenza da cristiani. Il villaggio si trova nel distretto di Koya, nella provincia orientale di Erbil. Ignoti hanno danneggiato molte tombe, almeno 17. Ne hanno distrutto le lapidi e alcune sono state anche scoperchiate. Indagini sono in corso, ma al momento non si conoscono autori e motivazioni dell’atto vandalico. Lo scempio è stato scoperto all’alba del 4 dicembre da alcune donne. “Non sappiamo chi lo abbia fatto – ha dichiarato Hawjin Slewa, una residente del villaggio intervistata da 964media – ma sicuramente erano in molti e si tratta di un atto premeditato, ne siamo tutti convinti”. Abdullah Anwar, un funzionario del distretto è convinto che si tratti di terrorismo. “È un atto terroristico – sostiene – e solo l’Isis a Mosul ha commesso crimini come questo contro i cristiani. Siamo molto preoccupati, ma chiunque lo abbia fatto si illude se pensa di poter danneggiare l’amicizia tra musulmani e cristiani nel distretto. Al contrario, non fa che rafforzare la nostra unione”. Il governo regionale del Kurdistan ha duramente condannato l’accaduto definendolo “un atto assolutamente inaccettabile e vergognoso”. Nel comunicato diffuso all’indomani del fatto, le autorità governative assicurano che è stato subito dato ordine di avviare una indagine per individuare e portare davanti alla giustizia i colpevoli e annunciano che il primo ministro ha dato ordine di restaurare le tombe danneggiate: “i cristiani – si legge nel comunicato – costituiscono una componente autentica del Kurdistan e la regione da tempo è un luogo di pacifica convivenza che a nessuno sarà permesso di minacciare”. In una nota inviata all’agenzia di stampa AsiaNews, il patriarca caldeo, cardinale Louis Raphael Sako, ha espresso ferma condanna dell’accaduto: “questo attacco criminale contro dei cadaveri – ha scritto – è moralmene e religiosamente inaccettabile. Noi cristiani abbiamo già pagato un prezzo elevato per dei conflitti in cui non siamo coinvolti. Chiediamo che le autorità del Kurdistan conducano una indagine approfondita e professionale e che assicurino alla giustizia i responsabili affinché ricevano la giusta punizione. Vogliamo assicurare ai cristiani che sono protetti e al sicuro, altrimenti inizierà una nuova ondata migratoria”. Nel villaggio di Harmota abitano più di 100 famiglie cristiani. Il distretto di Koya ha due chiese.


