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IL BOOM DI CONTATTI

Pornografia e quarantena: un connubio devastante

Il boom di accessi ai siti pornografici (+24%) nel primo mese di quarantena. Vinciguerra (Puri di cuore) spiega alla NuovaBQ: «Alcuni noti siti pornografici hanno annunciato accessi gratuiti durante la pandemia: è un gigantesco esperimento fuori controllo di trasformazione sociale, che mette a repentaglio lo sviluppo armonioso di ogni persona».

Attualità 08_04_2020

Parallelamente al Covid-19, un altro virus si sta diffondendo a macchia d’olio, in questo caso, nell’indifferenza generale: la pornografia online. La noia legata alla quarantena gioca brutti scherzi e contribuisce a ingigantire una delle più gravi dipendenze di questo secolo. A lanciare l’allarme è Tebaldo Vinciguerra, padre di famiglia, co-fondatore dell’associazione di promozione sociale Puri di Cuore e autore di saggi sul tema, come Pornografia. Cosa ne dice la Chiesa? (San Paolo). È anche coautore di Pornografia, calamità ignorata, edito dalla Nuova Bussola Quotidiana. Intervistato dalla nostra testata, Vinciguerra ricorda che, sul fronte della pornografia, è sempre necessaria un’azione coordinata: i mezzi a disposizione per combattere questa piaga ci sono, quello che non è del tutto chiaro è la strategia da adottare.

Dottor Vinciguerra, nel primo mese di quarantena da coronavirus, si è registrato un boom di accessi ai siti pornografici (+24% solo in Italia). Come commenta questi dati?Alcuni noti siti pornografici hanno annunciato accessi gratuiti durante la pandemia nelle zone colpite duramente e sottoposte a confinamento. Vennero reclamizzati, per esempio, accessi gratuiti per Lombardia e Veneto. Con questa trovata, quei siti hanno avuto una vetrina aggiuntiva, grazie a canali di informazione “terzi” che, in modo incauto, hanno dato maggior visibilità alla loro promozione, coinvolgendo in tal modo anche gente che di solito non viene raggiunta dal marketing pornografico. In definitiva, alcuni dei principali siti dell’industria pornografica si sono fatti una bella pubblicità, riuscendo a far parlare di loro al di fuori della sfera dei media specializzati nel porno. Ciò contribuisce a “normalizzare” o banalizzare la pornografia: la si tratta come una notizia qualsiasi. Con tante persone a casa e l’aumento di videoconferenze, streaming, giochi e lezioni online, Internet è molto sollecitato. Non pavento rischi di crollo, ma prendo atto del fatto che, con l’emergenza coronavirus, Netflix, YouTube e altri siti riducono la qualità dello streaming per consentire di navigare a chi ha bisogno di farlo, per ragioni di studio o di lavoro. Sarebbe davvero un peccato, quindi, che questi utenti venissero anche solo minimante ostacolati proprio dal traffico porno.

Quali possono essere le conseguenze?
Tenderei a fare una distinzione tra le conseguenze di questo boom di accessi così ben individuato e riconducibile all’emergenza COVID-19, da un lato, e le conseguenze del consumo prolungato di pornografia, dall’altro. Primo punto: si assiste non solo a un aumento del consumo da parte degli utenti abituali ma anche alla creazione di numerosissimi nuovi account sui siti che hanno offerto contenuti gratis nelle zone di confinamento. Possiamo dedurre che la combinazione tra Covid e pubblicità dei suddetti siti abbia funzionato: sono aumentati i consumatori, i quali, per quanto possano essere fruitori di contenuti gratuiti, comunque muovono un enorme giro di soldi per le pubblicità per i dati, e forse un giorno si decideranno anche a pagare per accedere ad ulteriore materiale. Secondo punto: il consumo prolungato può portare a situazioni di dipendenza, all’adozione di convinzioni e comportamenti inculcati dalla produzione pornografica che sono incompatibili con la dignità umana. Può spingere a comportarsi in modo disinibito online, come evidenzia la cyber-psicologa Mary Aiken nel saggio The cyber effect, e anche contribuire all’insorgere di situazioni di malessere che spaziano dall’ansia di non essere all’altezza delle performance pornografiche alla comparsa di problemi erettivi. È difficile essere esaustivi in poche parole. Con Internet, con gli smartphone e con i social network, siamo dinnanzi ad uno tsunami. L’impennata dei consumi e degli accessi dovuta al Covid è solo un incremento puntuale in quello che vari esperti statunitensi definiscono un gigantesco esperimento fuori controllo di trasformazione sociale, cioè il modo in cui la pornografia sta influenzando le nostre società, mettendo a repentaglio lo sviluppo armonioso di tutta la persona e di ogni persona. La pornografia così diffusa, alla quale si accede in modo capillare e sempre più precoce, incoraggiando la produzione amatoriale, è una parodia dell’educazione sessuale che non rispetta la dignità della persona, che svilisce il dono della sessualità voluta da Dio, che ferisce l’affettività e inquina l’ecologia umana come la presenta il magistero. Penso in particolare al §155 dell’enciclica Laudato si’.

Ritiene la categoria più a rischio a cadere nel vizio pornografico siano i maschi adulti single che vivono da soli? O pensa che anche gli adolescenti - che in queste settimane sono più controllati dai genitori - non siano da trascurare?
Non mi focalizzerei sui maschi, poiché la percentuale di donne che fruiscono della pornografia è in aumento. In questa particolare situazione, forse il rischio è rappresentato sì dall’isolamento e dall’ozio, ma anche dalle difficoltà. Penso a chi ha perso il lavoro (o comunque ha visto il proprio reddito drasticamente ridotto): per costoro la pornografia rischia di essere percepita e usata come una valvola di sfogo. Così potrà apparire sul momento ma, a lungo andare, la pornografia è una trappola di tristezza e di insoddisfazione dalla quale non si ricava nulla di buono e nella quale ci si invischia. Quindi diventa difficile Uscire dal tunnel, per usare il titolo del volume dello psicoterapeuta Peter Kleponis che l’Associazione Puri di Cuore portò in Italia nel 2017. Gli adolescenti, poi, saranno anche maggiormente vicini ai genitori in questi giorni, ma tutti hanno uno smartphone dunque il rischio c’è! Più per via dello smartphone che del coronavirus. Adolescenti e soprattutto pre-adolescenti sono particolarmente a rischio poiché la pornografia li colpisce in una fase cruciale della loro maturazione, arrivando anche ad influenzarli profondamente. Iniziare a consumare pornografia a 14 o a 40 anni non è la stessa cosa per lo sviluppo della persona (oltre che ad essere illegale nel primo caso). Tantissimi purtroppo iniziano ben prima dei 14 anni. Bambini, giovani e adolescenti non sono mai da trascurare!

Che tipo di aiuto si può dare, a tutti i livelli, per prevenire la dipendenza da materiale pornografico?
Lei tocca un punto nevralgico e difficile. La difficoltà è la seguente: quale aiuto si può dare e attraverso quali canali darlo e soprattutto annunciarlo, sapendo che chi cerca e consuma pornografia starà frequentando altri canali? Infatti, è inverosimile comprare spazi pubblicitari sui vari siti pornografici (arricchendo così l’industria pornografica!) al fine di reclamizzare gruppi di aiuto oppure per mettere in guardia contro il rischio di dipendenza e altri rischi, avvalendosi di messaggi simili agli avvertimenti che si trovano sui pacchetti di sigarette. Il primo passo è la consapevolezza. Come il Senato dell’Utah stabilì nel 2016, la pornografia può essere considerata una minaccia per la salute pubblica. Anche il governo britannico ha lavorato molto su questo tema. Consapevolezza, informazione e prevenzione vanno di pari passo. Un aiuto importante consiste dunque nel creare e nel proporre occasioni di dialogo, di contatto, ogniqualvolta sia possibile, a tutti i livelli, come diceva lei, cioè in sussidiarietà. Ad esempio, si può fare in modo che: le autorità pubbliche informino in merito ai pericoli derivanti dalla pornografia e annuncino che esistono servizi di aiuto per chi vuole uscire dalla dipendenza o leggi che condannano la cosiddetta porno-vendetta; anche la comunità medico-scientifica spieghi i problemi che osserva; i presidi convochino nelle scuole specialisti delle dipendenze per parlare di questo tema coi genitori e con gli alunni; i parroci evochino ogni tanto questi temi nelle omelie, nei corsi per fidanzati o in confessionale. Allora chi soffre di questo consumo, nonché chi conosce qualcuno che ne soffre (un coniuge, un figlio) e chi si preoccupa della prevenzione (genitori, educatori, responsabili associativi), vedrà una mano tesa e penserà: «Su questo tema imbarazzante, ecco una persona sensibile e informata, a cui posso rivolgermi per un consiglio, forse potrà indicarmi una persona esperta, o un percorso di guarigione». Voglio sottolineare che il Santo Padre Francesco si è espresso con forza su questi temi, con contributi molti precisi, penso al suo discorso del 6 ottobre 2017 e a quello del 14 novembre 2019. L’indifferenza non è ammissibile. Le conseguenze negative della pornografia, difatti, non possono essere minimizzate, anche se, in questa intervista, ci limitiamo a menzionare le conseguenze negative del suo consumo, senza evocare quelle legate alla produzione o alla diffusione.

Sappiamo che ci sono già iniziative in atto. Come parlarne in queste settimane molto particolari?
In queste settimane, assistiamo – ed è molto confortante – a un fiorire di iniziative religiose online, in Italia e all’estero: videomessaggi dai cappellani di varie associazioni, moltiplicazione delle messe in streaming, siti e app di preghiera. Tante parrocchie, poi, paiono aver riscoperto che i loro parrocchiani hanno delle caselle e-mail e mandano sussidi per la Settimana Santa, per la preghiera in famiglia e via dicendo. Tutto molto opportuno e davvero bello. In famiglia ne approfittiamo molto. Sarebbe bene che in qualche omelia in streaming o in qualche sussidio pdf si dedicasse una parola anche al rapporto con il proprio computer, con lo smartphone e con Internet in questi momenti di confinamento prolungato. Esistono percorsi di guarigione online o in formato cartaceo, esistono testi di riferimento, gruppi di aiuto, terapeuti qualificati su questi temi: mi pare, però, che manchino le occasioni di dialogo e di contatto. Un bisogno che durerà anche dopo la fine della pandemia attuale. Sono temi sui quali la nostra associazione Puri di Cuore si adopera, in collaborazione con varie istituzioni ecclesiali e laiche.