Peggio di Mosca: interferenze Ue nelle elezioni rumene
Interferenze pesanti da parte di Macron e altri membri dell'Ue nelle elezioni in Romania: le prove e le testimonianze sono sempre più numerose. Simion, il candidato sconfitto, fa ricorso alla Corte Suprema. Lo stesso viene fatto in Polonia.

Non ne siamo felici ma, purtroppo, l’europeismo di facciata di tanti leader dei 27 paesi dell’Unione, nasconde trame di potere ed interferenze inconfessabili che, tuttavia, stanno a poco a poco emergendo intorno alle elezioni presidenziali in Romania e Polonia a favore di candidati pseudo liberali ed europeisti…E a Lisbona, dopo l'incredibile crescita dei cristiani conservatori di “Chega”, al secondo posto nei consensi e in parlamento, ed il fallimento dei Socialisti dell’ex premier e attuale presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, i pubblici ministeri portoghesi hanno aperto un'inchiesta sulle dichiarazioni del leader di Chega, Andre Ventura contro la comunità rom.
Il 18 maggio scorso, il fondatore e amministratore delegato di Telegram Pavel Durov ha affermato che la Francia ha perlomeno tentato di intervenire nel ballottaggio delle elezioni presidenziali rumene, facendo pressioni su di lui, per mettere a tacere le voci conservatrici sulla sua piattaforma social. Durov ha lanciato l'accusa per la prima volta il giorno delle elezioni, scrivendo su X che «un governo dell'Europa occidentale... ha contattato Telegram chiedendo di mettere a tacere le voci conservatrici in Romania in vista delle elezioni presidenziali di oggi». Nella dichiarazione ha incluso un'emoji di baguette, un apparente riferimento alla Francia. A seggi chiusi, Durov è entrato nei dettagli, affermando che già nella primavera del 2025, il capo dell'agenzia di intelligence estera francese (DGSE) Nicolas Lerner lo ha incontrato al Salon des Batailles dell'Hôtel de Crillon, a Parigi, chiedendogli di «vietare le voci conservatrici in Romania in vista delle elezioni». Ho rifiutato. «Non abbiamo bloccato i manifestanti in Russia, Bielorussia o Iran. Non inizieremo a farlo in Europa», ha concluso Durov. Ovviamente la DGSE, servizi di sicuerra esteri francesi, ha negato categoricamente di aver fatto una simile richiesta, affermando che le sue interazioni con Durov si sono limitate a discussioni sulla prevenzione del terrorismo, della pornografia infantile e dello sfruttamento degli esseri umani.
Lo stesso ha fatto il Ministero degli Esteri francese ha definito infondate le affermazioni di Durov e ha chiesto il rispetto della democrazia rumena. Tuttavia, come abbiamo ben evidenziato, proprio Macron è intervenuto con forza nelle elezioni romene e ha interferito certamente sull’esito del voto a favore di Nicușor Dan, candidato antisistema ma sostenuto da tutti i partiti dell’establishment romeno ed europeo. Tutto ciò ha indotto, insieme a molti altri elementi e circostanze quantomeno inquietanti, George Simion, l’altro candidato alle presidenziali e leader del partito cristiano-conservatore AUR,a chiedere alla massima corte del Paese, la Corte costituzionale rumena, di annullare i risultati delle elezioni presidenziali di domenica scorsa, sostenendo che governi stranieri hanno interferito nel voto. Simion ha presentato la richiesta alla Corte costituzionale rumena martedì 20 maggio, descrivendo le interferenze straniere della Francia e della vicina Moldavia che hanno compromesso la legittimità delle elezioni, accusando, entrambi i Paesi nella persona dei loro capi di Stato, di essere intervenuti «direttamente o indirettamente» per influenzare il risultato elettorale e presentando «prove inconfutabili» della azioni svolte da Parigi e Chisinau e altri. Simion è forte, tra l’altro, anche della testimonianza di Pavel Durov che si è detto disposto a dimostrare la veridicità delle sue accuse e la richiesta di Simion.
Bruxelles? Tace e dorme sonni profondi, anche perché la Vicepresidente e Commissaria alla “Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia” che dovrebbe aprire una indagine, la popolar-liberale finlandese Henna Virkkunen, non vuole né può agire. Come mai? Il 18 maggio scorso, coincidenza con il primo turno elettorale delle elezioni presidenziali in Polonia, è stata pubblicata una ampia e ben farcita indagine giornalistica di Le Monde sull'interferenza del capo della Commissione europea Ursula von der Leyen nelle elezioni polacche, a favore del di Soros e Tusk, il liberal abortista e sostenitore della dottrina Lgbt, Rafał Trzaskowski. Secondo Le Monde, la Von der Leyen si è mostrata ingiustamente indulgente nei confronti della Polonia guidata da Donald Tusk su diverse questioni chiave, come l'immigrazione e il Green Deal europeo, nella speranza che il candidato liberale Rafał Trzaskowski vinca le elezioni e si eviti il successo del cristiano e conservatore Karol Nawrocki. Le Monde cita tutte le circostanze documentate e pubbliche in cui la Presidente della Commissione, dopo aver interferito e favorito maldestramente la vittoria di Donald Tusk alle elezioni del 2023, negli ultimi mesi abbia assecondato le dichiarazioni del governo in carica, contrarie al Patto europeo sulla migrazione e l'asilo, nonostante il fatto che il patto sia vincolante per tutti gli Stati membri dell'Ue. Tusk ha anche ripetutamente criticato il Green Deal dell'Ue, che ha descritto come una politica dannosa per la competitività europea e il potere d'acquisto delle famiglie. Tuttavia, la Von der Leyen non lo ha contraddetto e ha persino deciso di rinviare l'annuncio dell'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2040, inizialmente previsto per il primo trimestre dell'anno. Una autorevole conferma di quanto noi abbiamo scritto su queste pagine negli ultimi due anni.
La Commissione ha rinviato a dopo le elezioni le decisioni sulla regolamentazione del commercio tra l'Ucraina e l'Ue e sulla ratifica dell'accordo commerciale tra l'Ue e il Mercosur: entrambe le questioni hanno irritato gli agricoltori polacchi, che vedono in questi accordi una minaccia la loro stessa sopravvivenza. Tutto purchè, prima Donald Tusk e poi Rafał Trzaskowski, possano vincere e la Polonia possa definitivamente essere omologata al pensiero unico e alla inciviltà anticristiana dettata da Bruxelles e dalle compagini di filantropi illiberali. Nel frattempo, tutto è fermo nelle indagini criminali contro coloro che hanno promosso la campagna diffamatoria, finanziata illegalmente dall'estero con 420.000 zł (100.000 euro), per sostenere il candidato liberale Rafał Trzaskowski, prendendo di mira i suoi principali rivali conservatori, i cattolici Karol Nawrocki e Sławomir Mentzen. Il gruppo dietro la campagna diffamatoria, “Akcja Demokracja”, riceve finanziamenti da donatori stranieri legati a George Soros, non certo i “russi” come il governo Tusk ha cercato di incolpare.
Le vere centrali delle operazioni di censura, interferenze elettorali e finanziamenti illeciti stanno a Bruxelles e in ben note capitali europee. Pensate solo per un istante se i fatti qui descritti fossero stati compiuti da Pechino o Mosca…avremmo visto Macron e Von der Leyen stracciarsi le vesti, ora invece li vediamo in mutande e non è un bel vedere per la libertà dei cittadini e la tenuta democratica delle istituzioni europee.
Presidenziali in Romania, vince Bruxelles. Ballottaggio in Polonia
Il candidato pro-UE Nicușor Dan è il nuovo presidente della Romania, dopo l'annullamento delle elezioni del novembre scorso e grazie alle pesanti interferenze straniere. Intanto in Polonia è in testa il candidato delle lobby gay e abortiste, ma con molti meno voti del previsto.
Romania e Polonia, un voto determinante per il loro futuro
In Romania e in Polonia si vota alle presidenziali. Un voto determinante per il futuro dei due paesi. In entrambi i casi, l'Ue sostiene smaccatamente i leader europeisti, di sinistra e laicisti, contro candidati conservatori cristiani.