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IL CASO ABUSI

Partenza a handicap per papa Prevost

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Papa Prevost è una sorpresa relativa, ma lascia perplessi la scelta dei cardinali di eleggere un confratello inseguito da accuse di aver coperto preti accusati di abusi sessuali. È un elemento di ricattabilità in un mondo che non fa sconti alla Chiesa che vuole essere se stessa.

Editoriali 09_05_2025 English

Si conferma ancora una volta il classico detto che chi entra Papa in conclave esce cardinale. La rapidità dell’elezione, appena 4 scrutini, lasciava presagire che nuovo Papa fosse il cardinale Pietro Parolin, l’ex segretario di Stato grande favorito, spinto pure dai “doppi auguri” del cardinale Giovanbattista Re durante la Missa pro Eligendo Pontifice. E invece Parolin ne esce ancora cardinale.

L’elezione di Robert Prevost è certamente una sorpresa, anche se negli ultimi giorni il suo nome era cominciato a girare con insistenza ed era entrato tra i papabili. Si può facilmente capire che tra coloro che hanno spinto la sua candidatura c’è l’arcivescovo di Chicago Blaise Cupich, uno dei cardinali nominati da papa Francesco per spostare a “sinistra” la Chiesa americana. È quindi facile prevedere che si muoverà sulla linea della continuità.
Ma sarà ora lui stesso a presentarsi e a spiegare le linee guida del suo Pontificato, così come le ragioni della scelta di un nome, Leone XIV, indubbiamente inaspettato e potenzialmente di buon auspicio.

Come credenti non possiamo che riconoscere l’autorità di Pietro e assumere un atteggiamento di rispetto e di obbedienza. Ciò non ci esime però dal manifestare una forte perplessità legata all’opportunità di eleggere un Papa che – dopo anni in cui la Chiesa è stata devastata a causa degli scandali sessuali - si porta dietro accuse pesanti di copertura degli abusi. Ne avevamo scritto già tre giorni fa, vedendo che il suo nome stava circolando ed essendo stati proprio noi lo scorso settembre a pubblicare la testimonianza di tre vittime che accusavano l’allora vescovo di Chiclayo (parliamo del periodo 2006-2010) di aver coperto due preti peruviani colpevoli degli abusi.

Nell’ultimo articolo rivelavamo anche la lettera inviata appena lo scorso 25 marzo dallo SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests) al segretario di Stato Parolin e ai cardinali prefetti dei dicasteri interessati, Fernandez e Artime, oltre che a suor Simona Brambilla, prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata (qui la versione integrale in inglese). La lettera riporta accuse circostanziate sui misfatti di tre sacerdoti e sulle responsabilità di Prevost sia a Chiclayo sia a Chicago, quando era Provinciale degli Agostiniani (su quest’ultimo caso è coinvolto anche il cardinale Cupich).
La vicenda, emersa nel 2020, è ancora da chiarire ma in questi anni si è fatto di tutto per evitare questo chiarimento, e alla Congregazione per la Dottrina della Fede giacciono ancora i documenti del caso in attesa che qualcuno si degni di ascoltare le vittime.

Certo, possiamo dire che ogni persona è innocente fino a che la colpevolezza non sia provata, ed è sacrosanto, ma è anche un dato di fatto che caratteristica del passato pontificato è stata evitare i processi degli “amici”.

Fatto sta che i sospetti su Prevost riguardo una modalità sbagliata di gestire i casi di abusi sono pesanti e questo non può non condizionare in qualche modo anche il suo Pontificato. Soprattutto si troverà, anche se innocente, in una posizione di vulnerabilità e di ricattabilità davanti a un mondo che - ai cattolici e alla Chiesa che vuole essere se stessa - non fa sconti. Non è esattamente ciò di cui ha bisogno la Chiesa.
È facile immaginare che, a parte le associazioni di vittime degli abusi, nessun grande media laico cavalcherà questa storia finché il Papa non darà fastidio. Ma resterà una spada di Damocle sospesa sul suo capo.

L’unico modo per tentare di superare questa partenza ad handicap, è quello di - oltre a chiarire la sua posizione - risolvere in modo corretto, rapido e secondo giustizia gli scandali degli abusi sessuali che il suo predecessore ha lasciato aperti, quello di padre Marko Rupnik in primis. Che Dio lo ispiri.

 



VERSO IL CONCLAVE

Prevost e soci, i coinvolti negli abusi sessuali non vanno votati

06_05_2025 Riccardo Cascioli

È inquietante vedere tra i nomi dei papabili quelli di cardinali coinvolti in scandali per corruzione o abusi sessuali. Come ad esempio Robert Prevost, ex prefetto del Dicastero per i vescovi, su cui pende una pesante accusa. O i tanti legati al caso McCarrick.
- Tagle, il cardinale che ha un debole per i casinò, di Tommaso Viglezio

ESCLUSIVO

Preti pedofili coperti: ombre su Prevost, il cardinale che sceglie i vescovi

16_09_2024 Riccardo Cascioli

Dal momento in cui Robert Prevost nel 2023 è stato nominato prefetto del Dicastero per i vescovi, si sono moltiplicati i tentativi di cancellare le tracce della sua copertura di due preti accusati di pedofilia nella sua diocesi di Chiclayo, in Perù. Fino alla “persecuzione” dell’avvocato delle presunte vittime. E con la nomina di un vescovo “amico”. Nuovo scandalo in Vaticano.