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L’INIZIATIVA

Nuovo movimento pro vita: “No all’uso di cellule fetali”

Sette realtà italiane rispondono all’appello di monsignor Schneider di un «nuovo movimento per la vita» che si opponga all’uso di cellule e tessuti provenienti da bambini abortiti. Non si tratta solo di vaccini, ma di tutti gli usi immorali in campo farmaceutico, cosmetico o alimentare. Una battaglia culturale la cui urgenza è ricordata pure da una fresca norma (anti-vita) di Biden.

Vita e bioetica 20_04_2021

L’aveva invocato monsignor Athanasius Schneider due mesi fa e, ora, prende forma, almeno in Italia. Si tratta dell’impegno a un «nuovo movimento per la vita» che porti avanti una battaglia culturale contro l’uso a qualsiasi titolo di cellule e tessuti provenienti da bambini abortiti volontariamente.

Ieri è stata pubblicata una lettera aperta al vescovo ausiliare di Astana, che porta la firma dei presidenti di sette realtà associative italiane e cioè: Movimento Mariano Regina dell’Amore (Mirco Agerde), Giuristi per la Vita (Gianfranco Amato), Pro Vita & Famiglia (Antonio Brandi), Ora et labora in difesa della Vita (Giorgio Celsi), Iustitia in Veritate (Francesco Fontana), Opzione Benedetto (Giovanni Formicola), Confederazione dei Triarii (Massimo Viglione). La missiva si riaggancia subito all’appello che monsignor Schneider aveva fatto il 19 febbraio scorso, durante una conferenza online - organizzata da Life Site News - dal titolo “Unmasking COVID-19: Vaccines, Mandates, and Global Health”.

Nella lettera, una vera dichiarazione d’intenti, si affronta il tema della difesa della vita fin dal concepimento in un’ottica generale, non limitata cioè al solo ambito dei vaccini eticamente compromessi e anti-Covid in specie. Essa, infatti, richiama a condurre «a coerente completezza» la battaglia già intrapresa nei decenni passati, nel solco «d’una critica integrale relativa alla legittimità etica e giuridica dell’uso di cellule embrionali e fetali nell’ambito della sperimentazione e dell’industria farmaceutica, cosmetica (e affini)». Di qui la richiesta che «nessun vaccino, nessun farmaco, nessun cosmetico, nessun alimento deve essere prodotto o sperimentato utilizzando cellule umane embrionali e/o fetali, ricavate dall’uccisione di un innocente». Il documento, oltre alle firme suddette, reca un’altra sessantina di sottoscrizioni di persone variamente impegnate nella realtà pro vita del nostro Paese (vedi qui la lettera integrale con le firme). Si sa che lo stesso vescovo Schneider (attraverso una lettera ancora riservata)* ha nel frattempo accolto con favore e invocato la benedizione divina per chi appoggia l’iniziativa.

I firmatari italiani sottolineano che la condanna dell’aborto si deve necessariamente unire all’impegno contro «quelle strutture che degradano la vita innocente a riserva di materiale biologico». Sul piano pratico, si sollecitano tutte le persone a due impegni particolari, consistenti «nel rifiutare QUALUNQUE prodotto (farmaceutico, cosmetico, alimentare) che presenti anche il pur minimo legame con la soppressione della vita umana innocente»; e poi, è la seconda esortazione, «nel boicottare (ad esempio, rifiutandosi di esserne clienti, azionisti, obbligazionisti, etc.) TUTTE quelle imprese che nella propria attività produttiva o sperimentale facciano uso di cellule embrionali e/o fetali».

Su un livello poi più giuridico e politico, la lettera evidenzia l’importanza «di agire sul piano giurisprudenziale e legislativo», affinché siano approvate norme che sanzionino «qualunque utilizzo di cellule embrionali e fetali umane ricavate dalla soppressione della vita umana innocente». Gli aderenti spiegano poi che tutto ciò è diretto «NON contro la medicina e la farmaceutica, ma piuttosto per una produzione eticamente condotta dei farmaci e dei cosmetici».

Come si è visto, dunque, non si tratta solo di vaccini eticamente compromessi, il cui uso - per sintetizzare la posizione espressa dalla Chiesa in vari documenti, a partire da quello del 2005 della Pontificia Accademia per la Vita - è moralmente lecito solo in presenza di uno stato di necessità («un pericolo grave»), di una provata sicurezza ed efficacia, di un’assenza di alternative etiche e, ancora, di una necessaria previa opposizione alla cultura e all’industria che favoriscono e utilizzano nei più svariati modi l’aborto.

Quanto tale opposizione a tutto campo sia necessaria oggi lo ricorda, tra l’altro, una notizia del 16 aprile riguardante gli Stati Uniti. L’Amministrazione Biden ha infatti deciso la cancellazione di una serie di norme - introdotte da Donald Trump - che vietavano nuovi progetti di ricerca intramurale dei NIH (National Institutes of Health) basati sull’uso di parti di bambini abortiti e istituivano un Comitato etico che aveva il compito di valutare i progetti extramurali e la loro ammissibilità ai fondi federali (Comitato che di recente aveva consigliato di respingere il finanziamento di 13 di questi 14 progetti). Adesso si ritorna invece a un sistema molto più lassista e compromesso moralmente (qui, nel dettaglio, i nuovi provvedimenti del Partito Democratico). E ciò malgrado diversi scienziati ricordino l’esistenza di alternative migliori ed etiche, come per esempio l’uso di cellule staminali adulte.

* AGGIORNAMENTO del 23 aprile: Qui la lettera integrale di risposta di monsignor Schneider.