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Milano, Sala resta in sella da sindaco con le "mani pulite"

Sala non molla, pur travolto dallo scandalo dell'urbanistica, non rassegna le dimissioni. Non vuole perdere un appuntamento importante qual è quello delle Olimpiadi. La sinistra teme il voto anticipato, così come una destra priva di candidato. 

Politica 22_07_2025
Giuseppe Sala (La Presse)

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala si è presentato ieri in Consiglio comunale per difendere il suo operato («Le mie mani sono pulite») e rilanciare l’azione politica della sua amministrazione, in un momento delicatissimo segnato dall’inchiesta della Procura sull’urbanistica, che lo vede formalmente indagato. Lo ha fatto dopo aver incassato, domenica sera, la fiducia del Partito Democratico in un incontro riservato a casa sua, al quale hanno partecipato i vertici milanesi e lombardi del partito. Un confronto definito “costruttivo” dai partecipanti, nel quale Sala ha chiesto conto del sostegno necessario per andare avanti fino alla fine del mandato, prevista nel 2027. L’esito dell’incontro è stato favorevole, ma condizionato: il Pd ha garantito appoggio, chiedendo però “segnali di cambiamento”, un tagliando politico alla giunta che dia risposte concrete alle trasformazioni sociali ed economiche in atto nella città.

La prosecuzione del mandato, annunciata ieri dal primo cittadino in aula a Palazzo Marino, è accompagnata dalle dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, per il quale la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. Nel lasciare l’incarico, Tancredi si è detto “deluso da alcune forze di maggioranza, con buona pace del garantismo”. In aula, ieri, Sala ha rilanciato con un programma di fine mandato centrato sulle priorità emerse anche nelle ultime settimane: dal Piano Casa da diecimila alloggi a canone calmierato, al nuovo Piano di governo del territorio che dovrà essere inattaccabile sotto il profilo legale, fino alla gestione del verde urbano per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Sullo sfondo, resta il nodo San Siro, uno dei dossier simbolo di questi anni, che è stato momentaneamente accantonato: la delibera che avrebbe dovuto essere approvata entro luglio è stata rinviata a settembre, segno evidente che il caso giudiziario e le tensioni politiche consigliano prudenza su un progetto divisivo anche all’interno della maggioranza.

Nonostante l’avviso di garanzia e le ombre che si allungano su una stagione urbanistica che secondo la Procura ha favorito i privati a discapito dell’interesse pubblico, Sala ha scelto di restare in sella. E non è una scelta che riguarda solo lui. A pesare sul quadro complessivo ci sono almeno due fattori decisivi. Il primo: l’imminenza delle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026, che obbliga a una stabilità istituzionale e operativa senza la quale verrebbe compromesso un evento internazionale di importanza strategica. Il secondo: la paura del voto, che serpeggia tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra. La segretaria del Pd Elly Schlein non ha alcuna intenzione di rischiare di perdere Milano, il principale capoluogo governato dalla sua area, in un momento in cui il partito è in cerca di equilibrio e visione a livello nazionale.

Dall’altra parte, però, anche il centrodestra, al di là delle dichiarazioni di facciata e delle richieste di dimissioni di Sala, non sembra avere un interesse reale a forzare una crisi: privo di un candidato forte, sia civico che politico, preferisce aspettare, osservare l’evolversi delle indagini e capire l’esito delle prossime regionali d’autunno, che potrebbero cambiare gli equilibri nel centrodestra stesso.

In questo contesto, il discorso che Sala ha pronunciato ieri in Consiglio assume il significato di una vera e propria dichiarazione di intenti: non solo la difesa personale rispetto all’inchiesta, ma un rilancio dell’agenda politica che intende portare avanti nei prossimi due anni. Le sue parole si sono ispirate a una linea di rigore amministrativo, apertura al cambiamento e continuità nelle grandi sfide urbane. Il rimpasto sarà limitato, ma dovrà dare un segnale netto: l’amministrazione cambia passo, senza però rinnegare ciò che è stato fatto finora. Il sindaco sa bene che dovrà tenere un equilibrio delicato: evitare lo scontro frontale con la magistratura, che ha già ricevuto forti critiche da ambienti politici e istituzionali e che l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha difeso con fermezza, e allo stesso tempo garantire che le nuove politiche urbanistiche non offrano più margini di ambiguità né scorciatoie interpretative che possano far pensare a forzature o favoritismi.

Sul fronte giudiziario, l’inchiesta riguarda, tra le altre cose, la cessione di aree pubbliche o ex pubbliche a soggetti privati, avvenuta – secondo i pm – attraverso un uso disinvolto degli accordi di programma in variante, con scarsa considerazione dell’interesse pubblico. Tra i progetti finiti sotto osservazione ci sono anche quelli legati agli ex scali ferroviari, come Porta Romana, dove sorgerà il Villaggio Olimpico, e le trasformazioni urbanistiche di piazzale Loreto e alcune caserme dismesse. L’ANM milanese ha reagito con durezza alle accuse rivolte ai magistrati, ribadendo che la loro azione è ispirata al rispetto della Costituzione e che non c’è alcun livore ideologico, ma solo l’applicazione della legge. Sala, dal canto suo, ha ribadito con forza la sua estraneità ai fatti e non è disposto a farsi logorare da un’inchiesta che, pur colpendo al cuore il suo modello di sviluppo urbano, non ha ancora portato a provvedimenti nei suoi confronti.

I prossimi mesi saranno decisivi: la tenuta della maggioranza, la risposta all’inchiesta, la gestione dell’eredità olimpica, la sfida delle politiche abitative. Senza dimenticare San Siro, che tornerà sul tavolo a settembre, con tutte le sue implicazioni urbanistiche, economiche e simboliche. Ma oggi, almeno per oggi, la priorità è restare in piedi. E la partita, per ora, Sala l’ha vinta. Sotto sotto, va bene così a tutti.