Migranti e rifugiati come pellegrini: il loro Giubileo
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Quest'anno la 111esima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato coincide con il Giubileo. Il messaggio di Papa Leone XIV: «Siamo tutti pellegrini verso la Patria celeste».

Sabato 4 ottobre si celebra l’111esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Istituita dalla Chiesa nel 1914, la ricorrenza cade ogni anno l’ultima settimana di settembre. Ma il predecessore di Papa Leone XIV ha voluto farla coincidere quest’anno con il Giubileo dei migranti e del mondo missionario, il 4 e 5 ottobre. Per l’evento è attesa la partecipazione circa 10mila pellegrini provenienti da 95 paesi per i quali il programma prevede sabato l’udienza giubilare e il pellegrinaggio alla Porta Santa e domenica la Messa in Piazza San Pietro celebrata dal Papa. Nel pomeriggio di domenica il Giubileo dei migranti e del mondo missionario si concluderà poi con la “Festa dei Popoli”, nei giardini di Castel Sant’Angelo. Sarà una festa di musica, testimonianze e spettacoli per la quale, su indicazione del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e del Dicastero per l’evangelizzazione, è stato scelto il tema “Migranti e Missionari di speranza tra le genti”.
Il 25 luglio scorso Papa Leone XIV scorso aveva diffuso un messaggio: «in occasione di questa giornata giubilare in cui la Chiesa prega per tutti i migranti e i rifugiati – vi si legge – voglio affidare tutti coloro che si trovano in cammino, così come coloro che si prodigano per accompagnarli, alla materna protezione della Vergine Maria, conforto dei migranti, affinché mantenga viva nel loro cuore la speranza e li sostenga nel loro impegno di costruzione di un mondo che assomigli sempre di più al Regno di Dio, la vera Patria che ci aspetta alla fine del nostro viaggio».
Quest’anno la Giornata del migrante e del rifugiato riguarda un numero record di persone. Secondo il rapporto 2024 dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’ultimo realizzato relativo al 2022, gli emigranti che hanno cercato lavoro, migliori opportunità per sé e per i famigliari all’estero sono 281 milioni. Altre indagini, più recenti portano però il numero a circa 304 milioni nel 2024. 87 milioni sono emigrati in Europa e 86 milioni in Asia, pari al 61% del totale. Nettamente più elevato è il numero degli emigranti rimasti entro i confini nazionali che calcoli approssimativo stimano in circa 740 milioni. Per quanto non tutti riescano a realizzare le loro aspettative, le rimesse che quelli all’estero attivi spediscono ai parenti – anche se non sempre si tratta di occupazioni regolari – si calcola ammontino a 831 miliardi di dollari e per molte famiglie costituiscono un apporto determinante, indispensabile.
Quanto ai rifugiati, nel più recente rapporto dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, pubblicato lo scorso giugno e relativo al 2024, risulta sostanzialmente costante il numero dei profughi all’estero che, fuggiti dai loro paesi per sottrarsi a guerra e persecuzione, hanno ottenuto asilo (poco più di 30 milioni). Sono invece notevolmente aumentati i richiedenti asilo ai quali è stata riconosciuta protezione internazionale, uno status simile a quello di rifugiato – 5,9 milioni – e quelli che hanno chiesto asilo e sono in attesa si sapere se verrà loro concesso – 8,4 milioni, il più alto numero mai registrato. Oltre ai rifugiati inoltre, in condizioni altrettanto e spesso anche più difficili, sono i profughi interni, o sfollati, che nel 2024 sono aumentati del 9% rispetto all’anno precedente e sono più di 73 milioni.
Guardando a queste moltitudini di persone che per ragioni diverse vivono lontano da casa, Papa Leone XIV scrive nel suo messaggio: «Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna: “La virtù della speranza risponde all’aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini” (n° 1818). Ed è certamente la ricerca della felicità – e la prospettiva di trovarla altrove – una delle principali motivazioni della mobilità umana contemporanea. Questo collegamento tra migrazione e speranza si rivela distintamente in molte delle esperienze migratorie dei nostri giorni. Molti migranti, rifugiati e sfollati sono testimoni privilegiati della speranza vissuta nella quotidianità, attraverso il loro affidarsi a Dio e la loro sopportazione delle avversità in vista di un futuro, nel quale intravedono l’avvicinarsi della felicità, dello sviluppo umano integrale».
«I migranti e i rifugiati – prosegue il Pontefice – ricordano alla Chiesa la sua dimensione pellegrina, perennemente protesa verso il raggiungimento della patria definitiva, sostenuta da una speranza che è virtù teologale. Ogni volta che la Chiesa cede alla tentazione di “sedentarizzazione” e smette di essere civitas peregrina – popolo di Dio pellegrinante verso la patria celeste (Cfr. Agostino, De civitate Dei, Libro XIV-XVI), essa smette di essere “nel mondo” e diventa “del mondo” (cfr. Gv 15,19). Si tratta di una tentazione presente già nelle prime comunità cristiane, tanto che l’apostolo Paolo deve ricordare alla Chiesa di Filippi che “la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose” (Fil 3,20-21).
Rivolgendosi ai cattolici, infine, Leone XIV aggiunge: «In modo particolare, migranti e rifugiati cattolici possono diventare oggi missionari di speranza nei Paesi che li accolgono, portando avanti percorsi di fede nuovi lì dove il messaggio di Gesù Cristo non è ancora arrivato o avviando dialoghi interreligiosi fatti di quotidianità e di ricerca di valori comuni. Essi, infatti, con il loro entusiasmo spirituale e la loro vitalità possono contribuire a rivitalizzare comunità ecclesiali irrigidite ed appesantite, in cui avanza minacciosamente il deserto spirituale. La loro presenza va allora riconosciuta e apprezzata come una vera benedizione divina, un’occasione per aprirsi alla grazia di Dio che dona nuova energia e speranza alla sua Chiesa: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2)».