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La figura

Maria Francesca delle Cinque Piaghe, la “santarella” di Napoli

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Nata nei Quartieri Spagnoli, questa santa, terziaria francescana, aiutò poveri e prostitute materialmente e spiritualmente, preoccupandosi della salvezza delle anime. Oggi la sua casa-santuario è meta di molti devoti, specie per il dono di un figlio.

Ecclesia 06_10_2025

«Il ventre di Napoli», così lo aveva definito la penna di Matilde Serao: è la parte più centrale della città partenopea. Qui, ci si smarrisce tra piccoli vicoli e strade, mentre si ha come sottofondo quel vociare del popolo, così tanto celebrato dalla Serao a fine Ottocento, che ancora conserva la stessa identità di un tempo. È la Napoli viva. Ma anche quella Napoli con i suoi problemi sociali che molto spesso i giornali mettono in risalto, dimenticando però altrettanto spesso ciò che c’è di buono, coloro che producono bene. E fra questi volti ce n'è uno davvero particolare: è quello di santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Napoli, 25 marzo 1715 – Napoli, 6 ottobre 1791), nata nei Quartieri Spagnoli, appartenente al Terz’ordine regolare di San Francesco e soprannominata “la santarella”. Oggi, 6 ottobre, si celebra la sua memoria liturgica.

Napoli, all’epoca, viveva la dominazione degli austriaci, cui seguì la nascita del nuovo regno borbonico. Accanto ai grandi ed eleganti palazzi nobiliari, vi era tutto un pullulare di mendicanti, di banditi che per poco denaro uccidevano chi incontravano: una realtà in cui la prostituzione era una delle “attività” più comuni che potessero esistere. In questo contesto così degradato visse Anna Maria Gallo – questo il nome della santa prima dei voti – che nacque il 25 marzo 1715 da una famiglia umile: avevano una piccola bottega per la tessitura e la vendita di nastri dorati. La madre, Barbara, grande donna di fede, sensibile e generosa; il padre, Francesco, invece, era di altra natura: collerico, burbero, molto spesso violento. Anna Maria, dunque, si trovava di fronte a una situazione non facile, già nei suoi primi anni di vita. Ma già nella sua giovinezza, sentiva nel cuore di essere tutta del Signore: preghiera e Santa Messa, le sue occupazioni maggiori.

Al centro di tutto, metteva l’Eucaristia, fonte inesauribile per la sua vita spirituale. Aveva inoltre una certa devozione a Cristo crocifisso. La sua vita era già segnata: doveva appartenere a Dio. Questo suo desiderio, però, fu ostacolato dal padre che l’aveva già promessa in sposa a un giovane benestante. La lotta fu dura, molto dura. Ma alla fine – grazie anche all’intervento di un frate – il padre si convinse della strada che voleva intraprendere Anna Maria. Vicino alla casa paterna vi era un convento di francescani alcantarini: la giovane pensò, allora, di entrare nell’ordine francescano. Fu così che l’8 settembre 1731 vestì l’abito alcantarino: Anna Maria divenne Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù Cristo. La giovane religiosa comunque rimaneva ad abitare nella casa paterna.

Tra le mura domestiche continuarono i maltrattamenti da parte del padre, soprattutto dopo la morte della madre. La santa cercava in ogni modo di avere compassione verso il padre: la pazienza e la preghiera l’aiutavano molto, ma alla fine dovette scappare di casa, a seguito dei pesanti maltrattamenti del padre che intanto voleva risposarsi con una donna molto più giovane. Le figlie riuscirono a convincere quella giovane a non sposare loro padre, perché ritenevano che lui l’avrebbe portata alla rovina. Fu così che nel padre della futura santa nacque ancora di più la rabbia nei confronti della figlia perché aveva attribuito a lei il rifiuto del matrimonio. La “santarella” dovette perciò lasciare casa e fu accolta nell’abitazione della coppia di sposi Marciano d’Amelio e Adriana Valente. Tuttavia la terziara francescana non riuscì a trovare pace: da questa abitazione, infatti, andò via. Non fu la sola casa che fu costretta ad abbandonare. Un peregrinare continuo contraddistinse la sua vita.

Finalmente riuscì a trovare un sacerdote mandato dalla Provvidenza: don Giovanni Pessiri, che accolse Maria Francesca nella sua casa in vico Tre Re a Toledo, una strada di Napoli, nei Quartieri Spagnoli. Assieme a lei, la fedele suor Maria Felice della Passione, anche lei terziaria alcantarina, che divenne custode di molte testimonianze di miracoli avvenuti già in vita grazie all’intercessione di Maria Francesca. L’abitazione in vico Tre Re fu la sua definitiva dimora fino alla morte avvenuta il 6 ottobre 1791.

Ed è questa casa che ancora oggi richiama tanti devoti. Ma perché? Perché è così speciale questa santa? I tratti spirituali presenti nella sua figura sono davvero moltissimi. Ma il più importante rimane quello di essere testimone del Vangelo in una maniera così concreta, così quotidiana che riesce a far diventare Maria Francesca delle Cinque Piaghe una santa molto vicina anche ai nostri tempi. La carità, l’amore per il prossimo, l’accoglienza, la preghiera, l’amore per Cristo: questi tratti non solo divennero per lei “parole”, ma si concretizzarono in gesti semplici carichi d’amore. Dava in elemosina tutto quanto era riuscita a procurarsi: tutto. Si privava lei stessa del cibo pur di poterlo dare a chi non l’aveva. Lei, povera tra i poveri, ma ricca di cuore, colma della grazia del Signore. Ma ciò che più sorprende oggi è anche il suo apostolato per le strade, per i vicoli di Napoli, addirittura fra le prostitute. Le portava al sacramento della Riconciliazione, parlando loro di Cristo e della via della salvezza eterna. Aveva avuto in dono da Dio la possibilità di convertire i cuori, di portare sulla retta strada chi aveva intrapreso le strade del vizio e della perdizione. E poi, la vicinanza ai malati: molto spesso li accoglieva in casa per poter prestare loro le cure necessarie. Altre volte si recava all’Ospedale dei Pellegrini per dare loro conforto, ma non solo: riusciva miracolosamente a farsi carico anche di tanti servizi (anche quelli più pesanti) nell’ospedale.

Quando si entra oggi nel piccolo santuario-casa in vico Tre Re a Toledo al numero 13 si è immersi in un mondo così vivo che sembra trasportare il devoto-visitatore nel XVIII secolo. Suppellettili, libri, oggetti: tutto vive di una freschezza inconsueta. Si avverte, si percepisce che è un luogo di santità. C’è la famosa sedia sulla quale molte donne si siedono per chiedere la grazia di un figlio: una piccola poltrona, presente in una delle due sale che costituiscono la casa, è meta di tante coppie di sposi che per diversi motivi non riescono ad avere bambini. Lì vicino, vi è sempre una religiosa con un reliquario della santa: si chiede la sua intercessione. Ma, forse, ciò che è più importante, una volta entrati in questa abitazione, è uscirne con il desiderio di vivere ancor più cristianamente la propria vita: diventare noi stessi testimoni dell’amore di Dio, aiutare il prossimo, cercare di perdonare le ingiustizie di chi tanto bene magari non ci vuole, cercare di avere pazienza davanti alle difficoltà. Non è facile tutto ciò. Ma bisogna pur provare e chiedere, appunto, l’intercessione della “santarella”.