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PAPA E DINTORNI

Magistero per slogan, una prassi deleteria

"Vaccinarsi è un atto d'amore" e "Il Mediterraneo è un cimitero" sono solo due esempi di slogan usati da papa Francesco che riducono la trattazione di problemi complessi a espressioni che suscitano emozioni ma diventano fuorvianti. E impediscono un sano discernimento...

Editoriali 09_12_2021

Il nuovo linguaggio del magistero ecclesiastico è allo studio degli esperti. I cambiamenti sono notevoli e uno di essi consiste nell’esprimersi per slogan, vale a dire per frasi ad effetto, molto espressive, che colpiscono l’uditorio e provocano emozioni. La parola slogan qui non vuol significare propaganda, quanto piuttosto la volontà di colpire il cuore degli ascoltatori o dei lettori con frasi che lascino il segno e provochino una scossa. In questo ultimo periodo due sono state le espressioni di questo tipo maggiormente adoperate: “Vaccinarsi è un atto d’amore” e “Il Mediterraneo è un cimitero”. In ambedue gli interventi Francesco non si è limitato a dire queste sole frasi, ma tutto l’insieme delle sue considerazioni era di quel tenore e, in ogni caso, questo alla fine è rimasto delle idee da lui espresse, questo è quanto la stampa ha valorizzato e questo è quanto la gente ricorderà.

Se però si considerano le problematiche a cui le due frasi fanno riferimento, si deve concludere che si tratta di questioni molto articolate e complesse che certamente non ci stanno nei due slogan in cui Francesco le ha volute mettere. La questione vaccini e vaccinazione comporta aspetti di morale personale, di morale pubblica, di politica assai complicati. Essa tocca la scienza, il rapporto tra la scienza e la politica, riguarda poi l’organizzazione della sanità, il rapporto tra i governi e le grandi industrie farmaceutiche, il ruolo dei media, il concetto stesso di salute soprattutto in rapporto alla salvezza, il ruolo degli organismi internazionali come l’OMS, la concezione del corpo umano con i possibili trasbordi post-umani. C’è di mezzo il problema della libertà e del controllo politico delle persone sia nei loro movimenti che nelle loro convinzioni. Il problema sanitario e in particolare quello della vaccinazione ha interessato nella storia il fior fiore degli intellettuali, da Illich a Foucault, da Chesterton a Huxley.

Nei confronti di simili problematiche il “magistero per slogan” si è spesso attenuto ad una vulgata minima molto lontana dalla realtà e molto vicina alla versione ufficiale del potere costituito. In pratica tutto si limiterebbe a questo: c’è una pandemia, in caso di pandemia l’unica arma è il vaccino, chi non si vaccina dimostra egoismo, vaccinarsi è un atto d’amore. Non entro qui nel merito della questione, faccio solo notare l’enorme sproporzione tra la complessità della problematica e le posizioni prese dal “magistero per slogan”. Le frasi ad effetto viste sopra possono colpire al momento, ma poi si asciugano come l’acqua su un sasso in una giornata di sole.

Lo stesso si deve dire per la questione migrazioni. Anche in questo caso la complessità del problema è evidente. C’è l’aspetto dei possibili piani internazionali di destabilizzazione geopolitica, quello della malavita organizzata e delle mafie internazionali che gestiscono i traffici, quello relativo ai problemi dell’accoglienza e dell’inclusione, quello della tipologia personale e sociale di chi arriva, quello dell’impoverimento demografico e culturale dei paesi di origine. Esistono ampie strumentalizzazioni del fenomeno, tante verità vengono deformate da una informazione spesso scorretta, tanti interessi privati o di settore si avvantaggiano dei flussi incontrollati e tante parole sono ormai adoperate in senso ideologico forzato. Davanti a questo quadro le frasi-slogan contro “i muri della paura” o quelle che denunciano che “i lager ci sono anche oggi” più che aiutare a comprendere la realtà vi si sovrappongono.

Si potrebbe giustificare questo tipo di comunicazione pensando che, evangelicamente, si stia gettando il cuore oltre l’ostacolo. Però,  a ben vedere, le frasi-slogan colpiscono anche perché definiscono delle politiche concrete. Lo slogan “vaccinarsi è un atto d’amore” convalida e sostiene concretamente le politiche sanitarie governative attuali e condanna la resistenza ad esse. Lo slogan “Il Mediterraneo è un cimitero” convalida e sostiene concretamente una politica di accoglienza spinta che, secondo alcuni è proprio la causa per cui il Mediterraneo è un cimitero. Non si tratta quindi di gettare con speranza profetica il cuore oltre l’ostacolo.

La Chiesa cattolica oggi è molto impegnata attorno a due concetti: quello di sinodalità e quello di discernimento, che sono strettamente legati tra loro. Ma mi chiedo: che tipo di discernimento può garantire un “magistero per slogan” come quello descritto sopra? Discernere vuol dire distinguere, scegliere, escludere, interpretare, valutare, adoperare la prudenza … ma per questo bisogna conoscere la complessità delle questioni sociali, anche per capire quando nei loro confronti dobbiamo assumere comportamenti doverosi o quando possiamo esercitare la discrezionalità.