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PERONISMO

L'università pontificia argentina "abolisce" i poveri

Secondo le statistiche della Pontificia università cattolica nazionale, la povertà in Argentina, quando era ancora presidente Macrì (liberale), si attestava sul 41%. Oggi, con Fernandez (peronista) presidente, è al 32-34%. La povertà è calata di 8 punti in meno di un mese? Miracolo o politica?

Ecclesia 06_01_2020
La Pontificia Università cattolica nazionale argentina

In soli 18 giorni la povertà in Argentina è calata di ben 8 punti percentuali. Miracolo di Natale realizzato dal nuovo governo peronista? E' la domanda sibillina che, ironicamente, si stanno facendo i sostenitori di Macri e non pochi altri osservatori delle 'cose' interne argentine.

Nel Paese sudamericano si è scatenato un vespaio di polemiche a seguito della decisione della Pontificia università cattolica nazionale di rivedere al ribasso i propri dati sulla diffusione della povertà tra la popolazione. Lo scorso 5 dicembre, l'Osservatorio del debito sociale argentino dell'Ateneo pontificio aveva reso pubblico uno studio – che anticipava quello ufficiale dell'agenzia governativa - nel quale veniva affermato che dal terzo trimestre del 2019, il 40,8% degli argentini era povero e l'8,9% indigente. Numeri che sembravano certificare la drammatica situazione economica nella quale Mauricio Macri, presidente in uscita dopo la sconfitta elettorale, si apprestava a passare il testimone ad Alberto Fernandez. Diciotto giorni dopo, con l'esponente kirchnerista ormai insediatosi alla Casa Rosada, è arrivato il 'dietrofront' dell'Uca.

L'Osservatorio, infatti, è stato costretto ad annunciare la rettifica delle sue proiezioni sul livello di povertà alla luce dell'ultima indagine sui redditi realizzata dall'istituto nazionale di statistica (Indec). Queste ultime, infatti, farebbero attestare il livello di povertà per il terzo trimestre del 2019 tra il 32,6% ed il 34,1%, una percentuale molto lontana da quella diffusa il 5 dicembre dall'Ateneo pontificio. La rettifica non è passata inosservata ed ha scatenato le critiche dei sostenitori di Macri – e non solo – che hanno accusato l'Uca di aver fatto un uso politico delle rilevazioni statistiche. Un sospetto avanzato anche da Jorge Todesca, ex direttore dell'Indec, che su Twitter ha fatto notare come sia insolito che l'Uca anticipi i dati sulla povertà che l'Istituto nazionale di statistica e censimenti rilascerà a marzo. L'economista ha osservato che questo comportamento “induce confusione, politicizza un problema che dovrebbe essere trattato con rispetto e rivela un pregiudizio autoritario”.

Già lo scorso 5 dicembre, Todesca non aveva mancato di criticare l'Osservatorio per la tempistica con cui era stato diffuso il dato sulla povertà: “aver annunciato il 40% (...) contemporaneamente al discorso del presidente risponde a un intento politico”, aveva commentato sempre su Twitter. Infatti, la prima misurazione Uca – quella ora rivista al ribasso – era stata diffusa proprio nello stesso giorno del discorso con cui Macri aveva annunciato di voler trarre un bilancio del suo mandato presidenziale. Uno 'sgarbo' che, all'indomani della rettifica pubblicata con una nota metodologica che mette a confronto i dati dell'Indec con quelli dell'Osservatorio dal 2010 ad oggi, i sostenitori dell'ex presidente liberale non hanno dimenticato: così l'hashtag '#UcaMintio' (Uca ha mentito) è velocemente schizzato in alto nella colonna dei trend topic su Twitter. La difesa d'ufficio è toccata ad Agustín Salvia, direttore dell'Osservatorio, che in un'intervista concessa a La Nacion ha ricordato che tra i dati dell'Indec e quelli dell'Ateneo pontificio c'è sempre stato un divario, sebbene non abbia negato di essere rimasto sorpreso per la forbice particolarmente ampia registrata in questo caso. Salvia, però, è stato uno dei principali obiettivi delle critiche di chi ha accusato il suo Osservatorio di aver agito per motivazioni politiche: il suo nome, infatti, compare tra quello dei membri di un Consiglio contro la fame presieduto da Fernandez nei confronti del quale ha avuto parole di lode, sostenendo di aver visto in lui “un presidente focalizzato sul problema”.

I 'macristi' se la sono presa anche con papa Francesco, da tempo nel mirino delle loro critiche per la sua presunta antipatia nei confronti dell'ex presidente liberale e per il ruolo di 'deus ex machina' che, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, avrebbe avuto nella riconciliazione tra Cristina Kirchner ed Alberto Fernandez, decisiva per la vittoria della sinistra nella recente tornata elettorale. Un calo della popolarità, quello del pontefice argentino tra i sostenitori di Proposta Repubblicana, sul quale potrebbe aver influito la vicinanza allo schieramento peronista di non pochi suoi connazionali che ci tengono a presentarsi sui media nazionali come 'amici del papa'. Alcuni utenti sui social hanno riproposto il duro richiamo di Bergoglio, rilasciato tre anni fa al settimanale belga Tertio, contro la disinformazione paragonata alla “malattia della coprofilia”. Polemicamente, questi critici si sono chiesti se il monito valesse anche nel caso dell'Uca.

La controversia scoppiata nella sua terra natia non farà piacere al Santo Padre che dell'Osservatorio del debito sociale argentino è stato il fondatore nel 2002, ai tempi del suo incarico a Buenos Aires. E fu sempre l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio ad affidarne la guida ad Agustín Salvia, il direttore finito ora nella bufera mediatica. Il lavoro condotto in questi quasi 20 anni nel piccolo ufficio al quarto piano dell'Ateneo pontificio aveva assunto una particolare credibilità agli occhi del Paese negli anni della grave crisi economica, quando i numeri dell'agenzia governativa non venivano considerati affidabili da tutti. Le polemiche di questi giorni potrebbero compromettere il credito conquistato dai ricercatori dell'Università pontificia in quella fase difficile della storia dell'Argentina?