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Grammatica gender e Accademia della Crusca/9

Lingua, niente forzature ideologiche

L'Accademia della Crusca conclude la sua riflessione su grammatica e "gender" così: "non dobbiamo pretendere di forzare la lingua al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire". 

Gender Watch 06_10_2021

L’Accademia della Crusca nell’articolo “Un asterisco sul genere”, relativo al rapporto tra grammatica e “gender”, ha offerto alcuni spunti di riflessioni validi insieme ad altri meno validi. Nel chiudere tale articolo l’Accademia però conclude che la lingua non vada piegata per fini ideologici: «È senz’altro giusto, e anzi lodevole, quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico. Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua – almeno nei suoi usi istituzionali, quelli propri dello standard che si insegna e si apprende a scuola – al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire. L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, ma non il neutro, così come, nella categoria grammaticale del numero, distingue il singolare dal plurale, ma non ha il duale, presente in altre lingue, tra cui il greco antico. Dobbiamo serenamente prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale. Forse, un uso consapevole del maschile plurale come genere grammaticale non marcato, e non come prevaricazione del maschile inteso come sesso biologico (come finora è stato interpretato, e non certo ingiustificatamente), potrebbe risolvere molti problemi, e non soltanto sul piano linguistico. Ma alle parole andrebbero poi accompagnati i fatti».