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HUB DEI TRAFFICANTI

Libia, Sabratha è stata liberata. Ma da chi?

Sabratha, hub dei trafficanti dell'emigrazione clandestina, è stata liberata dalla milizia jihadista Brigata 48. Ma chi ha vinto? I fronti si confondono, come sempre nella caotica guerra libica. Gli jihadisti erano alleati con Sarraj e pare abbiano preso soldi dall'Italia.

 

Esteri 09_10_2017
Libia, barconi fermati dalla guardia costiera

Due milizie di Sabratha, la Ghorfat Amaliyet (Sala Operativa per la lotta all’Isis) nata per cacciare l'Isis dalla città l'anno scorso e la Brigata Wadi, hanno annunciato il pieno controllo della città dopo oltre due settimane di intensi scontri con la Brigata 48. Lo riferisce il sito Libya's Observer. Gli scontri erano iniziati il 17 settembre e sono costati la vita ad almeno una quarantina di persone più oltre 300 feriti, anche se una ong locale ha contato 93 morti

La Sala Operativa ha annunciato che "i gruppi terroristici" sono stati sconfitti e che l'immigrazione illegale è ora finita. Nella dichiarazione la milizia anti-Isis elogia il Consiglio presidenziale guidato da Fayez al-Sarraj per il suo sostegno alla loro guerra contro il terrorismo. Sebbene vari media come Libya Herald associno questa milizia al generale Khalifa Haftar, osservatori di vicende libiche mettono in dubbio questo legame che sarebbe sottolineato a fini propagandistici.  Libya's Observer, in genere critico nei confronti del generale uomo forte della Cirenaica, descrive la "Brigata Wadi" come un gruppo che è controllato da seguaci della setta salafita Madkhali e che "ha stretto alleanza con l'Operazione Dignità di Khalifa Haftar". "Non è chiara la relazione tra la Sala Operativa di Sabratha e l'esercito di Haftar": lo ha sottolineato un analista esperto di questioni libiche, Mattia Toaldo, frenando sull'esistenza di un legame accreditato da media come Libya Herald il quale ha riferito di milizia "pro-Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar. "Il generale ha ovviamente interesse ad ascriverseli per poter dimostrare una sua espansione in Tripolitania", ha aggiunto l'analista senior dello European Council on Foreign Relations", (Ecfr) di Londra. "Anche Dabbashi, le cui simpatie islamiste sono note, ha interesse a definire i suoi oppositori come alleati del nemico Haftar. Ma la Sala Operativa ha dimostrato sinora indipendenza, pur essendo formata da un mix tra ufficiali del vecchio esercito sopravvissuto alla caduta di Gheddafi, gruppi armati locali e un gruppo salafita", ha ricordato Toaldo in dichiarazioni all'ANSA. "Dovremo vedere nei prossimi giorni se desidererà mostrare fedeltà ad Haftar, cosa che potrebbe attrargli gli attacchi delle milizie di quella che fu Alba Libica, situate nelle cittadine circostanti e molto ostili al generale dell'est", ha concluso l'analista.

Al-Sarraj, in qualità di "Comandante supremo" delle forze armate e capo del "Consiglio presidenziale del governo di intesa nazionale”, si è detto profondamente soddisfatto circa gli sviluppi positivi nella città di Sabratha e ha espresso il proprio totale apprezzamento per la “Sala operativa" anti-Isis. La milizia, viene aggiunto, "è stata all'altezza delle proprie responsabilità e ha potuto, in coordinamento con gli apparati di sicurezza e militari dello Stato, ristabilire la sicurezza nella città e nelle sue vicinanze". Eppure la Brigata 48 che fa capo al clan dei Dabbashi, ex trafficanti di migranti convertitisi, era tara “ufficializzata” dallo stesso al-Sarraj come una delle milizie che dipendono dal ministero della Difesa.

Ahmed Dabbashi aveva annunciato di aver ricevuto finanziamenti italiani attraverso il governo di al-Sarraj per fermare i flussi di migranti illegali, circostanza smentita dal governo italiano e dallo stesso al Sarraj che anche il 6 ottobre in un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha detto che non esiste alcun presunto accordo segreto tra l'Italia ei trafficanti per fermare gli sbarchi. "C'è un accordo con l'Italia per aiutare le municipalità libiche del nord e del sud a sviluppare l'economia e creare occupazione. Ma non c'è un accordo del tipo di cui parlate, vale a dire sostenere un gruppo armato" ha risposto al-Sarraj a una domanda su un ipotetico patto segreto tra il governo italiano e una milizia di trafficanti a Sabratha. Era stato proprio Le Monde lo scorso 14 settembre a riportare le accuse di un'intesa dell'Italia con i libici per bloccar ei flussi di migranti. Del resto dopo l’accordo italo-libico che ha frenato i flussi migratori da Sabratha fonti saudite hanno registrato la presenza di inviati dei servizi d’intelligence francese e britannico nella regione con compiti di raccolta informazioni e forse anche qualcosa di più.

Secondo una “fonte militare qualificata” sentita dal sito libico Akhbar Libya 24 la milizia della Sala Operativa anti Isis è riuscita a cacciare la Brigata 48 di Ahmed Dabbashi da Sabratha grazie al "prezioso aiuto fornito dagli esperti militari francesi giunti in città. Tre esperti militari francesi (forze speciali, ndr) sono arrivati a Sabratha la settimana scorsa da Bamako (Malì) per partecipare alle riunioni tecniche con i comandanti della Sala Operativa guidata dal generale Omar Abdel Jalil. In particolare, ha detto la fonte, che "gli esperti francesi hanno dato un apporto fondamentale per mettere in campo la strategia che ha permesso ai soldati libici di eliminare i cecchini" che non consentivano loro di avvicinarsi ai territori occupati da Dabbashi. Inizialmente, dai contatti avviati tra le forze francesi e quelle libiche "dovevano essere sei i rinforzi dal Mali ma tre sono stati trattenuti per un intervento d'emergenza tra Niger e Mali". In ogni caso, "l'apporto francese è stato fondamentale per l'avanzamento dell'esercito libico e la cacciata delle milizie".

Una conferma di come, al di là degli appezzamenti espressi da Parigi per le intese tra Roma e Tripoli, i francesi cerchino di sottrarre all’influenza italiana la regione in cui si trova anche il terminal ENI del gasdotto Greenstream di Melitha.