Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Nicola di Bari a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Islam

Libere in Pakistan due sorelle cristiane accusate di blasfemia

Il giudice che ha esaminato il loro caso le ha liberate su cauzione ritenendo infondate le accuse rivolte alle due donne

Sono state rilasciate su cauzione il 10 ottobre in Pakistan due sorelle cristiane, Sonia e Saima, che il 7 agosto scorso erano state arrestate nella provincia del Punjab con l’accusa di aver commesso il reato di blasfemia.  A denunciarle il giorno prima era stato un musulmano, Mohammad Haider, che aveva dichiarato di averle viste gettare in un terreno abbandonato un sacco di carta straccia contenente alcune pagine del Corano. Le due donne si sono difese dicendo di aver sempre avuto buoni rapporti con i musulmani e di averne sempre rispettato la fede. Inoltre avevano dichiarato che quel giorno non erano neanche state insieme. Secondo il loro avvocato, Chaudhry Haneef Hameed Mithu, come spesso succede l’accusa, che il giudice Waseem Mubarak dopo aver esaminato il caso ha concordato essere infondata, è stata proferita con cattive intenzioni, per regolare questioni personali. Dello stesso parere è Joseph Jansen, attivista in difesa dei diritti delle minoranze, che si è detto molto preoccupato per il continuo abuso della legge sulla blasfemia. L’agenzia di stampa AsiaNews riporta un suo commento: “il caso di Saima e Sonia è un altro esempio di come le leggi sulla blasfemia vengano utilizzate per risolvere vendette personali. Queste leggi, che prevedono la pena di morte, hanno portato alla violenza delle folle e alle esecuzioni extragiudiziali. Questo deve finire prima che altre vite innocenti vadano perse”. Benchè l’avvocatoMithu abbia giustamente sottolineato che quella conseguita dalle due sorelle è da ritenersi una vittoria significativa perché è la prima volta che due donne vengono dichiarate innocenti in un caso di blasfemia, Sonia, Samia e le loro famiglie non possono in effetti dirsi al sicuro. Rischiano infatti di incorrere nella collera di chi le ritiene colpevoli, è arrabbiato per la loro liberazione e ritiene giusto sostituirsi alla giustizia. Potrebbero essere uccise, non sarebbe la prima volta che succede.