Libano e Siria: tra i piani di Israele e le minacce jihadiste
Ascolta la versione audio dell'articolo
Gli USA esortano il governo libanese ad accettare la pace offerta da Israele (che continua ad attaccare) e disarmare Hezbollah. E lodano la cooperazione della “nuova Siria” – in mano ai jihadisti di HTS – con Tel Aviv. Anche nel Paese dei Cedri cresce la paura per l’estremismo islamico.

Quella appena trascorsa è stata una settimana ricca di avvenimenti per il Libano e la vicina Siria. Gli incontri tra il presidente americano Donald Trump e Benjamin Netanyahu non hanno prodotto l'auspicata tregua a Gaza, ma il premier israeliano si è concentrato su un progetto da lungo tempo accarezzato, tornato alla ribalta in questi ultimi mesi: «Abbiamo l'opportunità di espandere gli Accordi di Abramo», ha commentato, candidando personalmente Trump al Nobel per la pace proprio in virtù di quegli accordi. La nuova versione dei patti sottoscritti nel 2020 includerebbe la pace con Libano e Siria, in cambio di concessioni territoriali: l'inizio della realizzazione del “greater Israel”, sogno mai sconfessato dallo Stato ebraico. Ricordiamo che sia in Libano che in Siria truppe di IDF, le forze armate israeliane, occupano militarmente porzioni di territorio vicine al confine con Israele; Netanyahu ha più volte espresso l'intenzione di non richiamarle. Le ambizioni israeliane sul Levante sembrerebbero vicine a concretizzarsi, e la carta geografica della regione potrebbe essere presto ridisegnata.
L'inviato degli Stati Uniti, Tom Barrack, ha concluso la sua visita a Beirut, ribadendo che il Libano deve «cogliere l'attimo», riconoscere che il vento sta cambiando e accettare la pace offerta da Israele: in altre parole, il governo libanese deve assumersi l'onere di disarmare Hezbollah, anche con la forza, se non vuole che lo faccia Israele con una guerra aperta. Secondo indiscrezioni, il Paese dei Cedri avrebbe tempo fino ad ottobre per soddisfare i desiderata statunitensi e israeliani.
Mentre Barrack illustrava per conto di Israele i dettagli della pace alle istituzioni libanesi, droni israeliani hanno sorvolato a bassa quota la periferia sud di Beirut, portato attacchi in varie regioni del Paese, tra cui i dintorni del villaggio cristiano di Zgharta nel nord del Libano, e provocato una quindicina di vittime. La recrudescenza di aggressioni israeliane è seguita a due partecipati discorsi del segretario di Hezbollah, Naim Qassem; dopo aver dichiarato alla vigilia dell'arrivo di Barrack a Beirut che «Hezbollah è pronto sia alla pace e alla cooperazione che a difendersi e combattere» se IDF non si ritirerà dal Libano, il leader del "Partito di Allah" ha ribadito che la milizia «non resterà per sempre in silenzio davanti alle continue violazioni israeliane del cessate il fuoco», sottolineando che Hezbollah continuerà per la sua strada fino a raggiungere «la vittoria o il martirio».
Da nord a sud, il Libano è stato oggetto di una settimana di fuoco israeliano quasi ininterrotto; inoltre, bulldozer di IDF hanno attraversato la Blue Line all'altezza del villaggio di Kfarkila nel distretto di Marjayoun, operando lavori di scavo e penetrando per più di un chilometro dentro il territorio libanese, dove i soldati israeliani hanno fatto saltare alcune abitazioni. L'esercito libanese coadiuvato da una pattuglia di Unifil ha assistito senza intervenire alle operazioni «in attesa di prendere le misure appropriate». Non è mancato un risvolto grottesco alla vicenda: una mandria di vacche, disorientate dai movimenti israeliani, ha a sua volta passato il confine disperdendosi nella campagna libanese. IDF ha fatto immediata richiesta all'Unifil di restituzione delle vacche, che sembra siano tornate sane e salve in Israele.
Barrack ha messo in guardia il Libano dal rischio di «rimanere isolato» (fuori dai denti: legato a Hezbollah e succube della longa manus iraniana), lodando invece la disponibilità della Siria alla cooperazione con Israele. «La Siria si sta muovendo alla velocità della luce», ha commentato Barrack su X, per «cogliere le storiche occasioni» offertele da Trump.
In effetti l'amministrazione americana si sta mostrando straordinariamente generosa nei confronti della “nuova Siria”: oltre ad aver sospeso le sanzioni economiche comminate un decennio fa a Bashar al-Assad senza chiedere garanzie sostanziali all'attuale governo siriano, gli USA hanno annunciato l'8 luglio che la formazione Hayat Tahrir al Sham (HTS) sarà espunta a breve dall'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali (FTO) del Dipartimento di Stato. Sul capo di Ahmed al-Charaa, allora Abu Mohammed al-Jolani, leader di HTS e autoproclamatosi presidente della Siria, gli Stati Uniti avevano posto a suo tempo una taglia da dieci milioni di dollari che sarà evidentemente ritirata. L'annuncio dell'amministrazione americana, a firma Marco Rubio, ha suscitato proteste tra i cristiani del Medio Oriente. L'associazione irachena a tutela delle minoranze religiose Iraqi Christian Foundation ha scritto su X: «Sono le stesse persone che hanno ucciso decine di soldati americani in Iraq e migliaia di civili americani l'11 settembre. È lo stesso gruppo che ha crocifisso cristiani in Siria e assassinato vescovi, preti e suore a sangue freddo in Iraq. Questa è un'ingiustizia».
Anche in Libano c'è apprensione per la recente rifioritura dell'estremismo islamico che, ci si attende, avrà ancora più libertà di manovra dopo l'avallo statunitense. Il 10 luglio la Chiesa maronita libanese ha celebrato per la prima volta dalla canonizzazione del 20 ottobre scorso i santi fratelli Massabki (Francis, Abdel Mohti e Raphaël), uccisi a Damasco in odio alla fede il 10 luglio 1860. Catturati nel convento francescano di Bab Touma dalle milizie druse, responsabili dell'uccisione di migliaia di cristiani, i tre fratelli rifiutarono di convertirsi all'islam e furono brutalmente assassinati. Messe solenni hanno avuto luogo in onore dei fratelli Massabki nella chiesa di San Giovanni a Jounieh, appena a nord di Beirut, e nella sede dell'Arcieparchia maronita di Sarba ad Ashkout, nella montagna del Kaserwan.
Diversi commentatori hanno messo in relazione il martirio dei fratelli Massabki con l'attentato del 22 giugno scorso alla chiesa ortodossa di Sant'Elia a Damasco, definito il più grave attacco contro i cristiani dagli episodi del 1860. Anche le trenta vittime dell'attentato a Sant'Elia sono state uccise in odio alla fede, mentre in chiesa assistevano alla Santa Messa. Difficile non pensare a quell'“ecumenismo del sangue” evocato da Papa Francesco durante la canonizzazione dei Massabki che accomuna nella sofferenza le Chiese di ogni denominazione. Certo è che la facilità di spostamento delle formazioni terroristiche tra Libano e Siria, comprovata dai recenti arresti di estremisti islamici a Tripoli e a Beirut, e le minacce sempre più esplicite indirizzate dalle formazioni jihadiste alle minoranze religiose destano crescente preoccupazione anche in Libano, già attanagliato da problematiche interne e internazionali difficilmente risolvibili.
Libano, cristiani terrorizzati dai jihadisti e dagli attacchi israeliani
Paura di attentati nella comunità cristiana del Libano, dopo che la Siria esporta jihadisti attraverso un confine poroso. Intanto al sud continuano gli attacchi israeliani e aumenta la pressione per ottenere il disarmo di Hezbollah.
Cristiani in Medio Oriente, rischio estinzione
Guerre e persecuzioni continuano a costringere i cristiani a lasciare il Medio Oriente, dalla Terra Santa al Libano, alla Siria. L’opera di aiuto, in silenzio, della Chiesa di Gerusalemme. Il ruolo dell’Occidente. Dal videoincontro di Riccardo Cascioli con Elisa Gestri e Nicola Scopelliti.
La "nuova Siria" islamista è un incubo per i cristiani
L'attentato di domenica in una chiesa ortodossa non è il primo rivendicato da formazioni jihadiste che proliferano in una situazione fuori controllo. Ma nonostante le ambiguità il "governo di transizione" continua a godere del sostegno internazionale.
Siria, la complicità del governo nella strage in chiesa
Almeno 30 i morti nell'attentato suicida di domenica nella chiesa ortodossa di sant'Elia a Damasco. Le guardie del governo posizionate davanti alla chiesa hanno lasciato entrare i terroristi. Avvertimento ad altre chiese per domenica prossima.