Super intelligenza personalizzata, l'amico (o padrone) virtuale
Ascolta la versione audio dell'articolo
Mark Zuckerberg (Meta) annuncia: "Una superintelligenza personale che ci conosce a fondo, comprende i nostri obiettivi e può aiutarci a raggiungerli". Sarà un nostro amico o il nostro padrone virtuale?

Dopo tanto parlare di intelligenza artificiale, è un arrivo la “super-intelligenza artificiale”. E Mark Zuckerberg, fondatore di Meta, la vuole rendere “personalizzata”. In che cosa consisterà la nuova super-intelligenza artificiale personalizzata non lo sappiamo ancora di preciso, ma si prevede che costituirà una svolta importante nella quarta rivoluzione industriale, tanto che Meta ci investe fino a 72 miliardi di dollari in un anno per svilupparla.
Nel suo annuncio pubblico, Zuckerberg, proprietario dei social network più diffusi (Instagram, Facebook e Whatsapp), si ritiene “ottimista”, sul fatto che «… la superintelligenza aiuterà l'umanità ad accelerare il nostro progresso. Ma forse ancora più importante è che la superintelligenza ha il potenziale per dare inizio a una nuova era di potenziamento personale, in cui le persone avranno maggiore capacità di agire per migliorare il mondo nella direzione che scelgono».
È evidente che Meta sia indietro nella nuova corsa all’intelligenza artificiale, i suoi prodotti sono meno noti e meno usati rispetto a Grok (di Elon Musk) e Chat Gpt (di OpenAI), per questo Zuckerberg punta a qualcosa di molto diverso. Non un sistema centralizzato, a cui rivolgersi come un oracolo, ma personalizzato. Spiega Zuckerberg: «Tutti noi avremo una superintelligenza personale che ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi, a creare ciò che vogliamo vedere nel mondo, a vivere qualsiasi avventura, a essere un amico migliore per le persone a cui teniamo e a crescere fino a diventare la persona che aspiriamo a essere.
Zuckerberg mira anche a rivoluzionare il modo in cui interagiamo con l’intelligenza artificiale, non più attraverso uno schermo (di un computer, così come di un cellulare), ma attraverso i nuovi occhiali a realtà aumentata o a realtà virtuale che la sua azienda sta sviluppando da tempo. L’amministratore delegato di Meta spiega: «Una superintelligenza personale che ci conosce a fondo, comprende i nostri obiettivi e può aiutarci a raggiungerli sarà di gran lunga la più utile. Dispositivi personali come gli occhiali, che comprendono il nostro contesto perché possono vedere ciò che vediamo, sentire ciò che sentiamo e interagire con noi durante il giorno, diventeranno i nostri principali dispositivi informatici».
Fantascienza pura. Ma sarà un sogno o un incubo (sempre che non sia solo marketing)? Per certi versi, avere un assistente digitale che ci risolve tutti i problemi è un sogno degno di Guerre Stellari, dove robot come C-3PO e R2-D2 facevano tutto, dal maggiordomo al consigliere, dal navigatore al detective, il tutto al servizio dell’uomo. In questo caso non si tratterebbe di robot umanoidi, ma di “macchine” visibili solo ai nostri occhi, dei cervelli artificiali senza corpo.
Il rovescio della medaglia, però, è molto difficile da accettare. Mark Zuckerberg stesso, nello stesso video di presentazione, ammette che «la superintelligenza solleverà nuove preoccupazioni in materia di sicurezza. Dovremo essere rigorosi nel mitigare questi rischi e attenti a ciò che scegliamo di rendere open source». Il pericolo numero uno dell’intelligenza artificiale è che sia lei a prendere il controllo su di noi. Che cessi di essere un aiuto e diventi un padrone, in questo caso in grado di spiarci e di manipolarci mentalmente. Non è un rischio da poco.
Intervistato dal quotidiano The Free Press, Matt Britton, amministratore delegato di Suzy (un’azienda di ricerche di mercato che fa ampio uso di intelligenza artificiale), sottolinea bene i limiti dello sviluppo dei nuovi cervelli elettronici: «L’intelligenza artificiale – dice – non svilupperà mai un’intelligenza emotiva, come l’innamorarsi o l’emozionarsi per la nascita di un figlio. Ma può condurre ricerche e produrre studi più rapidamente degli esperti di McKinsey». Dunque nessun pericolo di essere sostituiti in tutto e per tutto dalla macchina, anche se, l’innovazione che sta promuovendo Zuckerberg potrebbe rivoluzionare ancora il nostro rapporto con la realtà: «Gli occhiali super-intelligenti di Zuckerberg potrebbero rivoluzionare ancor più profondamente il rapporto dell’uomo con la macchina. Riprogrammerebbero i nostri cervelli. Ci fonderebbero sempre di più con le macchine. Poiché l'intelligenza artificiale è così potente e si sta sviluppando così rapidamente, i suoi aspetti positivi e negativi saranno ancora più evidenti rispetto ai precedenti progressi tecnologici. Questa tecnologia arriverà, che ci piaccia o no. Dobbiamo imparare a destreggiarci in un mondo in cui aziende di intelligenza artificiale come Meta hanno sempre più potere sul nostro cervello». Non proprio rassicurante.
Sempre su The Free Press, i pericoli sono sottolineati da Nicholas Carr, autore di Superbloom: How Technologies of Connection Tear Us Apart (Super-sviluppo: come le tecnologie di connessione ci dividono): «Con Facebook e Instagram, Meta ha digitalizzato le relazioni umane, trasformandole in una serie di transazioni che possono essere catturate come dati e sfruttate a fini di lucro. Con l’intelligenza artificiale, spera di intrappolarci ancora di più nella sua macchina. Dando a ciascuno di noi un bot personalizzato che “ci conosce profondamente” e “può vedere ciò che vediamo, sentire ciò che sentiamo e interagire con noi durante tutta la giornata”, otterrà un esercito di spie in grado non solo di monitorare i nostri pensieri e le nostre azioni, ma anche di influenzarli momento per momento». E questo sarebbe l’incubo futuristico peggiore di quelli finora immaginati dagli scrittori di fantascienza.
Premettendo che non si possono ancora esprimere giudizi sulla base di un mero annuncio, è sicuramente doveroso vigilare. L’intelligenza artificiale, ancor più se “super” e “personale”, è uno sviluppo positivo finché è un mezzo di supporto, ma sarà sempre più facile passare quel confine dopo il quale diventa la nostra padrona.