L'Europa paga 17 milioni per ricerche ideologiche sull'islam
L'Ue spende 17 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca sull'islam. Lo denuncia l'eurodeputata Silvia Sardone. Un progetto ideologico per reprimere la cosiddetta "islamofobia".
- E l'Ue mira ai cervelli in fuga dagli Usa di Stefano Magni

17 milioni di euro non sono molti per l’Unione Europea che spende miliardi per i progetti più disparati. Le ricerche sulla carne sintetica, ad esempio, sono già costate oltre 21 milioni di euro. Il fondo fiduciario di emergenza Ue per l’Africa dispone di 4,9 miliardi di euro, destinati a 26 paesi africani partner. In un solo anno, il 2023, i finanziamenti Ue per il cambiamento climatico – presupponendone l’origine antropica – sono ammontati a 28,6 miliardi di euro.
Tuttavia da qualche giorno in Italia sta facendo molto discutere la destinazione di 17 milioni di euro. Il motivo è che servono per realizzare nove progetti tutti destinati a ricerche sull’islam. A stanziarli è stato il Consiglio di ricerca europeo, un ente istituito dalla Commissione europea per finanziare la ricerca scientifica con l’intento – si legge sulla sua pagina web – di essere una realtà inclusiva, indipendentemente da nazionalità, genere o paese, e di «fornire una nuova competitiva filosofia di finanziamento, basata sull’eccellenza come solo criterio di successo». A far conoscere l’esistenza di questi nove progetti che hanno per oggetto l’islam è stata l’europarlamentare Silvia Sardone che ne ha pubblicato titoli e destinatari e che ha presentato a Bruxelles una interrogazione per chiedere conto della “maniera così disinvolta” con cui i fondi pubblici sono usati «per progetti discutibili, attività che promuovono l’islam, il Corano e persino la Sharia in chiave positiva, che non arricchiscono l’Europa, ma anzi aiutano a calpestare la nostra cultura e i nostri valori».
Scorrendo i titoli delle ricerche, l’impressione è che l’onorevole Sardone abbia tutte le ragioni. Tre riguardano l’islamofobia che sembra diventata il tratto distintivo degli europei, il male assoluto. La prima ricerca, dotata di un fondo di 2,3 milioni, si intitola Nativismo, islamofobia e islamismo nell’era del populismo. È stata svolta dal 2019 al 2023 da una equipe scientifica della Bilgi University di Istanbul, Turchia. L’ateneo italiano La sapienza di Roma ha appena iniziato, e ultimerà entro il 2027, una ricerca dall’eloquente titolo La comprensione della storia passata per affrontare l’islamofobia del presente (solo di 270mila euro il finanziamento). Aperture all’inclusione dei musulmani nelle democrazie, è il titolo della terza ricerca sull’islamofobia, in corso (2021-2026) in Norvegia, presso la Bergen University, 2 milioni di finanziamento. Si propone di capire come mai avanzi una «estrema destra portavoce di un programma particolarmente avverso ai musulmani e all’islamismo».
Giustamente l’onorevole Sardone si domanda e soprattutto domanda alla Commissione Europea se fosse davvero così necessario e valesse la pena anche destinare ben 2,5 milioni di euro (uno dei finanziamenti più consistenti) per Mappare l’evoluzione della sharia, dalla legge rivelata al sistema giuridico, ricerca affidata al Cnrs francese; per approfondire il tema Animali nella filosofia del mondo islamico (provano o no emozioni?), 2,3 milioni, su cui ha lavorato la Ludwig Maximilians Monaco, Germania, dal 2018 al 2023; per indagare Oltre la sharia: il ruolo del sufismo nella creazione dell’islam, altri 2,5 milioni, università di Utrecht, Paesi Bassi; e, ancora in Germania, per volgere Uno sguardo più attento all’eredità coloniale della sharia, 2,5 milioni di euro ai ricercatori dell’ateneo Erfurt.
Altre due ricerche sembrerebbero più plausibili a condizione che fossero condotte con rigore scientifico, il che in ambito accademico non sempre è scontato soprattutto quando si tratta di discipline umanistiche. Riguardano i musulmani residenti in Europa, che sono ormai 50 milioni, e la diffusione nel nostro continente dell’islam, che è diventato la seconda religione dopo il cristianesimo. Una ricerca, 2,5 milioni di euro di finanziamento, in corso in Gran Bretagna, a Oxford, è iniziata nel 2021 e dovrebbe essere ultimata entro il 2029. Si intitola Giovani musulmani in Europa e nel Regno Unito ed è un progetto interessante. Procede infatti dalla giusta constatazione che le reti islamiche radicate nelle comunità musulmane in Europa e nel Regno Unito e che controllano gran parte delle moschee e delle madrase (scuole islamiche) promuovono per lo più un islam strettamente conservatore, incoraggiano l’isolamento e in casi estremi sostengono il jihad. I ricercatori si propongono quindi di capire le ragioni del conservatorismo islamico in Occidente, studiarne i fattori e individuare gli strumenti e gli ambiti tramite i quali si struttura e consolida.
L’ultima ricerca, affidata all’università di Amsterdam, Paesi Bassi, si intitola Islam bianco: una nuova religione per gli europei ed è in corso di svolgimento (2021-2025) al modesto costo di 300mila euro. Delude le aspettative, però. Si limita infatti a interrogarsi su come l’islam offra strumenti per esprimere critiche al liberalismo economico e culturale e i ricercatori hanno scelto di concentrare l’indagine sul Murabitun World Movement, una rete internazionale di convertiti all’islam il cui obiettivo principale è promuovere l’islam nelle società non musulmane, rafforzarne il ruolo politico e unire i musulmani contro le minacce della civiltà contemporanea.