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Ora di dottrina / 187 – Il supplemento

Le singolarità della basilica costantiniana di San Pietro

Nella basilica vaticana di epoca costantiniana non era possibile celebrare verso est a causa della collocazione della tomba di S. Pietro. Un’eccezione quindi dettata, come altre, da fattori contingenti. Ma la preghiera verso oriente era la regola, come attesta anche una disposizione di papa Vigilio.

Catechismo 07_12_2025
Affresco dell'aspetto della basilica di S. Pietro nel IV sec. (pubblico dominio)

La regola della preghiera verso est, che ha determinato la direzione dell’asse di orientamento delle chiese, ha conosciuto delle eccezioni. La cosa non sorprende né scandalizza. Si è già accennato al fatto che l’asse est-ovest a volte non era realizzabile sia perché si trattava di edifici già presenti convertiti all’uso cultuale, sia perché le nuove realizzazioni dovevano tenere conto della presenza delle strade e di altri fattori che rendevano irrealizzabile l’orientamento tradizionale.

Karl Otto Nußbaum (vedi qui) sosteneva che l’Italia, e in particolare Roma, non conservava tracce della preghiera orientata, almeno fino all’VIII secolo. Al contrario, monsignor Stefan Heid ha mostrato che queste testimonianze esistono sia a livello archeologico che letterario. Un’attenzione particolare meritano le chiese dell’Urbe e singolarmente la basilica vaticana costantiniana. Guillaume Durand (1230-1296), vescovo di Mende, che visse per molti anni a Roma, al servizio di Clemente IV e di Gregorio X, nel suo Rationale Divinorum Officiorum (V, 2, 57) affermava che «sebbene Dio sia ovunque, tuttavia il sacerdote all’altare e negli uffici divini, deve pregare verso oriente, per disposizione (ex institutione) di papa Vigilio». E spiegava più precisamente che in quelle chiese ove l’ingresso era posto ad occidente, e dunque il sacerdote celebrava rivolto verso l’abside, egli doveva voltarsi verso i fedeli per il saluto liturgico (Dóminus vobíscum); se invece l’ingresso era posto a oriente non era necessario che si voltasse verso i fedeli, dal momento che li aveva già di fronte a sé.

Il riferimento a papa Vigilio indica che già nel VI secolo anche a Roma la preghiera era rivolta verso oriente. L’espressione ex institutione non indica necessariamente che egli sia stato il primo a stabilire questa norma. Secondo Heid, è possibile che la disposizione nascesse dal fatto che questa regola non era universalmente seguita, non tanto perché qualcuno celebrasse “verso il popolo”, quanto piuttosto perché alcuni sacerdoti celebravano guardando all’abside, e dunque volgendo le spalle ai fedeli, anche quando era l’ingresso ad essere verso est. Non è nemmeno chiaro se questa disposizione di papa Vigilio fosse rivolta alle chiese di Roma o alle chiese di Gallia.

Sembra invece evidente che Vigilio voleva che la preghiera fosse rivolta verso est, a prescindere da dove fosse posto l’ingresso (e quindi la navata); e appare piuttosto improbabile che egli abbia dato questa indicazione in contrapposizione ad una tradizione precedente, e non invece per ripristinare un uso che non veniva più compreso ed era in parte disatteso, a Roma o nelle Gallie. In effetti, nella Porta lignea (V sec.) della basilica paleocristiana di Santa Sabina, sull’Aventino, troviamo un pannello che raffigura la Parusia. La donna, posta tra i santi Pietro e Paolo, simboleggia la Chiesa in preghiera, riconoscibile dalla posizione delle mani, che attende il suo Signore ed è orientata verso il sole, l’est. L’importante rilievo testimonia che anche a Roma erano ben presenti l’orientamento della preghiera e il suo significato.

A complicare la comprensione dell’orientamento liturgico nelle basiliche antiche di Roma c’è anche il fatto che esse racchiudevano in sé un “polo” di orientamento singolare, ossia le tombe dei martiri. Le chiese dovevano essere costruite in modo tale da coniugare l’orientamento della preghiera e la possibilità di celebrare super corpora martyrum. Se prendiamo in considerazione la basilica di San Pietro in Vaticano di epoca costantiniana, possiamo notare alcune singolarità. È noto che la basilica aveva (ed ha) la facciata rivolta verso oriente; sul versante occidentale c’era un’abside mosaicata, con al centro la tradizionale raffigurazione della Traditio legis, ossia Cristo, tra i Santi Pietro e Paolo, che offre al primo il rotolo della nuova legge. A qualche metro dall’abside, dove normalmente viene collocato l’altare, si trovava il Trofeo di Gaio, ossia la piccola edicola funeraria che indicava ove era posta la tomba dell’Apostolo Pietro, protetta da una struttura marmorea con una pergula, quasi una sorta di baldacchino paleocristiano. La struttura era di circa 3 metri di larghezza e altezza e 1,80 metri di profondità. L’edicola appariva più bassa, perché la nuova pavimentazione aveva alzato il livello di 35 centimetri, inglobando così una parte del Trofeo, che ora si ergeva dal pavimento di poco più di un metro. Non è affatto chiaro dove fosse collocato l’altare, né se fosse fisso, ma è più che probabile che, a motivo dell’estrema importanza della presenza della tomba di Pietro nella basilica, si celebrasse non verso est, ma verso il monumento, finendo così per essere accidentalmente rivolti ad ovest. Ipotizzare una celebrazione verso est, nel contesto architettonico della basilica costantiniana sul colle Vaticano, avrebbe significato voltare le spalle alla tomba di Pietro; si comprende dunque come il polo di attrazione della celebrazione liturgica fosse la tomba dell’Apostolo.

Non mancano elementi per sostenere che ad essere utilizzato come altare fosse proprio la lastra di travertino della prima edicola; la celebrazione sarebbe avvenuta così all’interno del sacrario che inglobava il Trofeo, proprio sopra la tomba dell’Apostolo. L’importanza della celebrazione super corpus non dev’essere sottostimata; ne è testimonianza lo scontro tra il presbitero Vigilanzio e san Girolamo. Tra le pratiche in uso nel V secolo impugnate dal presbitero, c’era proprio l’usanza di offrire il santo Sacrificio sopra le ossa dei martiri. Nel Contra Vigilantium 8, Girolamo domanda in modo retorico se forse i papi sbagliavano ad offrire sacrifici al Signore sopra le venerabili ossa di Pietro e Paolo, sostenendo così l’ipotesi che, all’epoca, nella basilica vaticana, la celebrazione avvenisse proprio dentro il sacrario e non semplicemente in sua prossimità.

Sia quel che sia, nel V secolo in San Pietro non era possibile celebrare verso est a motivo della collocazione della Confessione. Fu solo con l’elevazione dell’altare che poterono essere preservati sia la celebrazione super corpus che il corretto orientamento. Un’ipotesi interessante è che la disposizione di papa Vigilio, cui abbiamo accennato sopra, possa esser stata motivata dalla necessità di correggere orientamenti della preghiera sbagliati, che nascevano dal fatto che il papa stesso, nella basilica vaticana, celebrava verso ovest. L’incomprensione della ragione per cui, in San Pietro, il papa doveva celebrare nella direzione opposta a quella tradizionale potrebbe aver portato altri a celebrare verso occidente nelle chiese con la facciata ad est.



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