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ARGENTINA

L'avvocato di Zanchetta ora indaga sui testimoni. Intimidazione?

Javier Belda Iniesta era il delegato della Santa Sede a difesa del vescovo Zanchetta, condannato per abusi. Ora, da legale, il presule spagnolo passa al ruolo da inquirente e indaga i preti della diocesi che hanno testimoniato contro Zanchetta. 

Ecclesia 24_06_2022

Da quando è stato eletto al Soglio Pontificio più di nove anni fa, Francesco non ha mai visitato la sua terra d'origine. L'Argentina ha provocato più di un grattacapo al primo Papa sudamericano della storia. L'ultimo potrebbe arrivare da una notizia rivelata nelle scorse ore dal quotidiano "El Tribuno de Salta" e che ha a che fare ancora una volta con la diocesi di Orán. Questa sede suffraganea dell'arcidiocesi di Salta è salita alla ribalta della cronaca mondiale negli scorsi anni per la vicenda processuale dell'ex vescovo, monsignor Gustavo Óscar Zanchetta.

Il presule argentino, assessore dell'Apsa dal 2017 al 2021, è stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione lo scorso marzo per il reato di continuo e semplice abuso sessuale aggravato dall'essere stato commesso da un ministro religioso. In aula, al momento della pronuncia della sentenza da parte dei giudici della Sezione II del Tribunale di Orán, era presente anche Javier Belda Iniesta.

Quest'ultimo lo ha accompagnato durante le fasi più difficili del procedimento, presentandosi in qualità di suo avvocato canonico nonché portavoce. E proprio Belda Iniesta, ex preside della Facoltà di scienze umane e religiose dell’Università Cattolica Sant’Antonio di Murcia da cui sarebbe stato allontanato perché non in grado di provare alcuni dei titoli che dichiarava nel curriculum, è al centro dell'ultima polemica che arriva da oltreoceano.

"El Tribuno de Salta", infatti, ha raccontato che nella diocesi di Orán sarebbe in corso un'indagine canonica preliminare affidata al portavoce di Zanchetta nelle vesti di investigatore. Nell'ambito di quest'indagine, diversi testimoni nel processo conclusosi a marzo avrebbero ricevuto citazioni a testimoniare e sarebbero stati convocati da Belda Iniesta nella parrocchia di Sant'Antonio.

Questa chiesa, peraltro, era uno dei luoghi in cui, secondo l'accusa di uno dei due seminaristi, sarebbero avvenuti gli abusi da parte dell'allora vescovo di Oràn nel 2016. Il quotidiano argentino ha pubblicato anche la copia di una citazione su lettera intestata della diocesi e firmata dalla segretaria dove non si legge esplicitamente il motivo dell’indagine. Intercettato dal Tribuno, l'avvocato canonista, confermando la circostanza, ha spiegato  che "si tratta di un'indagine preliminare proprio per non macchiare la buona reputazione di qualcuno" e che avrebbe come obiettivo quello "di verificare se quanto denunciato sia plausibile e riconducibile a qualcuno".

Il fatto che a portare avanti quest'indagine e a convocare diversi sacerdoti già testimoni del processo Zanchetta sia proprio il già avvocato canonico e portavoce dell'ex vescovo, però, ha fatto storcere il naso a padre Loyola Pinto y de Sancristóval, il vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico dell'Arcidiocesi di Salta che ha parlato di "imprudenza" a proposito di questa nomina.

Belda Iniesta, raggiunto dal Tribuno, ha negato che l'indagine preliminare sia legata al processo Zanchetta ed ha giustificato la convocazione di alcuni sacerdoti già testimoni in quella vicenda con il ridotto numero del clero di Oràn, sostenendo che i fatti sotto la sua lente d'ingrandimento in questo caso sono diversi. Tuttavia, non ha voluto dire da chi gli è stata affidata direttamente quest'investigazione.

Silvia Noviasky, la prima giornalista a rivelare l'esistenza del processo Zanchetta, ha scritto che a legittimare il mandato dell'ex preside all'Università Cattolica di Murcia ci sarebbe un presunto "decreto della Santa Sede". La cronista ha sostenuto nel suo ultimo articolo di aver appreso che sarebbe stato "lo stesso papa Francesco a prendere la decisione, dopo averla confermata a Loyola Pinto y de Sancristóval". Una rivelazione fino ad ora senza conferme e probabilmente destinata a far discutere.