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LETTERA

La nuova Inquisizione del "politicamente corretto"

“Oggi un fenomeno assai diffuso insidia in particolare la libertà di opinione e di azione: si tratta del ‘pensiero unico’. Su un numero crescente di questioni fondamentali il dibattito e il dialogo sono chiusi. La cultura dominante e quindi il grosso dei media impongono come ‘normale’ una certa tesi dalla quale non è ‘politicamente corretto’ dissentire”.

Cultura 07_02_2020

Caro direttore,

in un recente articolo dell’ottima agenzia Asianews.it si legge questo impressionante titolo: “La libertà d’espressione sta morendo, sotto i colpi dell’Inquisizione islamista”. E nell’articolo si legge: “Nel mondo musulmano, la libertà di espressione sta morendo. Nessuno può esprimersi in modo libero, se ciò che pensa va oltre la struttura del pensiero unico e maggioritario. Quando si parla di religione, la pressione si moltiplica, aumenta ed il dibattito è quasi impossibile. In altre parole, mettere la museruola alla voce del pensiero critico sulla religione è un’azione che rientra nella ‘jihad giudiziaria’”.

Queste parole dovrebbero, innanzi tutto, far riflettere tutte quelle anime belle che guardano con indifferenza all’influenza sempre maggiore che la cultura islamista ha nei Paesi occidentali, Italia compresa.

Quel titolo e quelle parole, però, mi hanno fatto considerare che anche in Italia ed in tutta Europa, per certi versi, stiamo andando nella direzione “dell’Inquisizione islamica”. Non siamo ancora arrivati alla “jihad giudiziaria”, anche se qualcuno vorrebbe instaurarla, ma certamente alla jihad culturale già ci siamo. Ci sono molte cose che non si possono più dire, se non si vuole essere squalificati preventivamente dal contesto del dibattito sociale. I campioni del “politicamente corretto” hanno già stilato la serie delle parole che si possono usare e quella delle parole che è vietato pronunciare.

Questo è il motivo per il quale l’associazione NONNI2.0 ha avuto l’ardire di scrivere una sorta di “lettera aperta” ideale ai nipoti ed ai loro giovani amici, per metterli in guardia circa il pericolo che il “pensiero unico” minacci la loro libertà di pensiero (articolo 21 della Costituzione) e la libertà di esprimere la loro opinioni. Tale documento, purtroppo, si basa su dati di fatto molto solidi e oramai acquisiti. Si sta usando impropriamente la parola “odio” per squalificare in partenza chi la pensa in modo diverso.

Si legge in quella lettera: “Oggi un fenomeno assai diffuso insidia in particolare la libertà di opinione e di azione: si tratta del ‘pensiero unico’. Su un numero crescente di questioni fondamentali il dibattito e il dialogo sono chiusi. La cultura dominante e quindi il grosso dei media impongono come ‘normale’ una certa tesi dalla quale non è ‘politicamente corretto’ dissentire”.

Purtroppo, sono molti gli esempi che si possono fare. I temi della vita costituiscono il campo in cui più clamorosamente si esercita la censura da parte del pensiero unico. Con l’accusa di “omofobia” (parola dal significato incomprensibile) si cerca di mettere a tacere chiunque voglia esprimere, anche nel modo più corretto, il proprio pensiero sui temi sessuali relativi alla omosessualità (in questo caso, il pensiero unico ha addirittura presentato un progetto di legge per prevedere il reato di omofobia: qui si cerca di arrivare alla “jihad giudiziaria” ).

La stessa cosa vale per il reato di “islamofobia”: in Francia già vengono condannate penalmente persone che osano dare giudizi negativi su certi comportamenti di elementi islamici. Quando si parla di famiglia, immediata è la reazione del laicismo più sgangherato che cerca di impedire le parole e le azioni di chi si espone per affermare la validità della famiglia prevista dall’articolo 29 della Costituzione. Anche sulla questione ecologica si sta affermando una concezione che, pur essendo totalmente discutibile dal punto di vista scientifico, viene fatta passare come l’unica ortodossa. Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi.

Quello che mi preoccupa è che questa tendenza culturalmente totalitaria sta crescendo nella grande indifferenza della maggioranza della gente, come se quello della libertà fosse un tema che non la riguarda. Ed invece riguarda tutti. E forse riguarda soprattutto i cristiani, i quali hanno il dovere e la responsabilità indicata dallo stesso Gesù di proclamare anche pubblicamente la Sua presenza e la Sua verità. In Spagna, addirittura un Cardinale viene inquisito per avere proclamato la dottrina cattolica in tema di sesso.

Ma chiunque abbia qualcosa di importante da comunicare alla società dovrebbe preoccuparsi per il muro che il pensiero unico sta erigendo per fermare la libera espressione del  pensiero (tranne che del proprio).

Caro direttore, penso che sia responsabilità di ogni persona e di ogni comunità vigilare perché la libertà di pensiero e di opinione venga salvaguardata per tutti, per evitare che anche da noi, prima o poi, si venga messi a tacere da una Inquisizione tipo islamista. Ogni adulto deve sentire questa responsabilità, soprattutto verso i più giovani. Altrimenti, che adulti siamo?