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il caso

La lotta della Francia coi giganti del porno svela il problema del controllo

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La Francia avvia una stretta sulle piattaforme Pornhub e Youporn per tutelare i minori, ma è in corso una guerra per decidere a chi addebitare i costi per la verifica delle identità: lo Stato, le Big Corp o le aziende? Tutti vogliono eliminare la piaga sociale della pornografia verso i minori, ma nessuno vuole sobbarcarsene i costi.

Educazione 09_06_2025

Il 3 giugno 2025 sarà ricordata come una data storica nella regolamentazione digitale europea: Aylo, la società che gestisce siti di pornografia come Pornhub e YouPorn, ha sospeso l'accesso ai propri siti per tutti gli utenti francesi. Quello che potrebbe sembrare un problema strettamente tecnico è in realtà ben altro, cioè una protesta clamorosa contro le nuove normative d’oltralpe sulla verifica dell'età per la fruizione di contenuti per adulti.

La Francia ha introdotto quest'anno requisiti progressivamente più stringenti per tutti i siti web con contenuti per adulti, richiedendo agli operatori di prendersi in carico la verifica dell'età degli utenti attraverso documenti d'identità o carte di credito. L'obiettivo è proteggere i minori dall'accesso a contenuti pornografici inappropriati: una vera e propria piaga sociale che mina nel profondo le capacità relazionali dei giovani e non solo. Tuttavia, l'implementazione pratica di questo nobile intento ha creato un labirinto di questioni tecniche, economiche e di privacy che nessuno sembra disposto ad affrontare.

Il problema centrale è semplice ma allo stesso tempo complesso: chi deve sostenere i costi astronomici di un sistema di verifica dell'identità efficace e sicuro? La risposta, finora, è stata "nessuno". La Francia non ha sviluppato un'infrastruttura statale per questo scopo, mentre le piattaforme pornografiche ritengono ingiusto dover investire milioni e milioni in sistemi che potrebbero compromettere la privacy dei propri utenti.

Secondo i vertici di Aylo, la soluzione dovrebbe arrivare dai colossi tecnologici come Google, Apple e Microsoft. «Tutti e tre hanno la capacità integrata nei loro sistemi operativi di verificare l'età dell'utente a livello di sistema operativo o dispositivo» ha dichiarato Solomon Friedman di Ethical Capital Partners, proprietaria di Aylo. L'idea è quella di utilizzare un "segnale di età" che potrebbe essere fornito a qualsiasi sito o app senza richiedere agli utenti di condividere dati sensibili con più piattaforme.

Questa proposta, però, apre scenari inquietanti. Immaginare che Meta e Google abbiano accesso a dati così dettagliati sulla nostra identità digitale significa consegnare a corporation private informazioni di una sensibilità estrema. D'altra parte, l'integrazione di tali sistemi nei social network potrebbe finalmente offrire strumenti efficaci per limitare le iscrizioni premature di minori - sempre che non si aggiri il sistema attraverso account ceduti da adulti compiacenti.

Nel tentativo di preservare la privacy degli utenti, la Francia ha richiesto sistemi "double-blind" che impediscano alle piattaforme di vedere le informazioni identificative degli utenti. Aylo contesta questa soluzione, definendola inefficace e rischiosa per la sicurezza dei dati, potenzialmente vulnerabile ad attacchi informatici e fughe di informazioni.

L'ironia è palese: nel tentativo di proteggere i minori, si rischia di creare sistemi che potrebbero esporre milioni di adulti a violazioni della privacy. È un classico esempio di come le buone intenzioni legislative possano scontrarsi con la realtà tecnologica, creando soluzioni peggiori dei problemi originali.

La ministra della Cultura francese Aurore Bergé con poca diplomazia e molto pragmatismo ha risposto alla protesta di Aylo scrivendo su X che è «tanto meglio» se Pornhub e altre proprietà di Aylo interrompono l'accesso per gli utenti francesi piuttosto che conformarsi al quadro legale. «Ci sarà meno contenuto violento, degradante e umiliante accessibile ai minori in Francia», ha aggiunto.

Tuttavia, questa posizione solleva interrogativi sulla reale efficacia della misura. Gli utenti determinati possono facilmente aggirare i blocchi geografici utilizzando VPN, mentre la regolamentazione rischia di penalizzare solo le piattaforme che operano in modo trasparente, lasciando campo libero a operatori meno scrupolosi.

Il caso francese potrebbe rappresentare un precedente per l'intera Unione Europea, che ha recentemente avviato un'indagine su quattro piattaforme pornografiche per i rischi rappresentati per i minori. La sfida è trovare un equilibrio tra la protezione dei minori, la privacy degli adulti e la sostenibilità economica delle soluzioni tecnologiche.

La strada verso una regolamentazione efficace sembra ancora lunga e tortuosa. Mentre la Francia e Aylo si confrontano in questa battaglia di principi, milioni di utenti si trovano intrappolati in mezzo, testimoni di come la protezione digitale possa trasformarsi rapidamente in un campo di battaglia tra interessi commerciali, diritti civili e responsabilità governative.

La domanda rimane aperta: in un mondo digitale sempre più complesso, chi dovrebbe davvero assumersi la responsabilità di proteggere i minori online senza compromettere i diritti degli adulti? Lo Stato, le Big Corp, le aziende? A conti fatti, sono tutti interessati a comprendere come eliminare la piaga sociale della pornografia verso i minori, ma nessuno vuole sobbarcarsene i costi.