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Comunismo

La Cina continua a rimpatriare i rifugiati nordcoreani

 

I nordcoreani che fuggono in Cina, molti dei quali perché cristiani, vengono rimpatriati pur sapendo che li attende una sorte terribile

 

Nella Corea del Nord non esiste libertà religiosa. Tutte le religioni sono considerate una minaccia per il regime. I cristiani sono considerati dei controrivoluzionari, dei traditori. Essere trovati in possesso di un Bibbia o di altro materiale religioso, essere scoperti mentre si prega o si svolgono attività a carattere religioso, in altre parole rivelarsi cristiani, può comportare la condanna alla reclusione in uno dei terribili campi di lavoro e portare alla morte. Ulteriori conferme arrivano da un rapporto appena pubblicato dall’USCIRF (United States Commission on International Religious Freedom) dopo che una sua delegazione si è recata nella Corea del Sud per incontrare le organizzazioni locali che raccolgono materiale sulle atrocità commesse dal regime nordcoreano. Il rapporto inoltre denuncia il fatto che la Cina continua a rimpatriare i nordcoreani che fuggono in Cina, attraversando la lunga frontiera tra i due paesi, per sottrarsi alle persecuzioni, molti dei quali proprio perché sono cristiani. Il governo nordcoreano considera i rifugiati dei traditori e la loro fuga viene punita molto severamente. Pur essendo consapevoli della sorte che incontrano una volta tornati in patria, le autorità cinesi, violando la Convenzione di Ginevra, rimpatriano i rifugiati nordcoreani. Nell’ottobre del 2023, ad esempio, ne sono stati riconsegnati alle autorità nordcoreane 600. È stato uno dei più grandi rimpatri di massa degli ultimi anni. Di tutti loro si sono perse le tracce. Per questo nel dicembre del 2023 un gruppo bipartisan di 15 membri del Congresso degli Stati Uniti ha inviato una lettera a Volker Turk, l’Alto commissario Onu per i diritti umani, e a Filippo Grandi, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, in cui hanno denunciato il ruolo della Cina nel maltrattamento dei rifugiati nordcoreani. “Molti di questi rifugiati sono donne e bambini che affronteranno gravi violazioni dei diritti umani quando saranno rimandati in Corea del Nord, tra cui stupro, tortura, tratta di esseri umani, detenzione arbitraria, lavoro forzato ed esecuzione – afferma la lettera – siamo preoccupati che le Nazioni Unite non ritengano la Repubblica Popolare Cinese responsabile per le sue violazioni degli impegni nei confronti della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati, che proibisce ai firmatari di espellere o rimpatriare i rifugiati nei loro paesi d'origine dove le loro vite sono a rischio. L’Onu deve denunciare questa palese violazione del Partito Comunista Cinese”.