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alla vigilia del sinodo

La Babele sinodale continua

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La sinodalità avanza con la sua carica di confusione voluta affinché il “popolo di Dio” venga trascinato dalla corrente senza capirci granché. Un approfondimento dal numero in uscita della nostra rivista di formazione apologetica La Bussola Mensile.

Ecclesia 01_10_2024
(AP Photo/Domenico Stinellis) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

Pubblichiamo ampi stralci dell'articolo Babele, un anno dopo di Stefano Fontana, dalla nostra rivista di formazione apologetica La Bussola Mensile che dedica al Sinodo il Primo Piano del numero in uscita (ottobre 2024):

Si può dire con una certa ironia che Sinodo sulla sinodalità e Bussola Mensile siano nati insieme. Il primo numero della nuova rivista, uscito nell’ottobre di un anno fa, dedicava il primo piano proprio al Sinodo, a ridosso dell’apertura della sua prima fase e in prossimità del convegno La Babele sinodale organizzato dalla Bussola a Roma il 3 ottobre 2023. Un anno dopo, con la seconda fase del Sinodo ora in corso, cerchiamo di fare il punto sulla questione.

È utile prima di tutto richiamare le principali critiche che allora la rivista aveva rivolto a questa fase sinodale. Il concetto di sinodalità è vago e teologicamente impreciso; è addirittura errato quando si sostiene che “la Chiesa è sinodale”; la sinodalità viene considerata un “processo” e un “metodo da imparare”, ma questo la espone agli  equivoci derivanti dalla precedenza della prassi rispetto alla dottrina; l’attuale sinodalità è in evidente contrasto con quella di Paolo VI; Il concetto di “popolo di Dio” subisce una torsione orizzontale; il sensus fidei dei fedeli viene inteso come un “fiuto” che dovrebbe guidare gli stessi Pastori; il “soffio” dello Spirito viene concepito come un vento di novità; non si distingue più tra Chiesa docente e discente; si assumono metodi “democratici” e assembleari prendendoli in prestito dalle prassi mondane sia politiche che aziendali; si adoperano espressioni a sfondo psicologico, sentimentale o sociologico come per esempio “conversione relazionale” o “conversazione nello Spirito”, come si legge anche nell’Instrumentum laboris predisposto per la seconda sessione del Sinodo ora in corso.

Natura e struttura del Sinodo vengono cambiate dalla nuova concezione di sinodalità. A sua volta il Sinodo, così trasformato, dissemina la nuova sinodalità in tutti gli aspetti della vita della Chiesa. (...) Certamente questioni come il diaconato femminile, il celibato dei preti o i mutamenti nella morale sessuale sono molto rilevanti, ma il vero problema sta a monte di questi e altri argomenti caldi e verte proprio sulla nuova concezione di sinodalità. Essa potrebbe anche non sfociare a breve termine in dichiarazioni dirompenti sui temi di confine appena ricordati, la tattica potrebbe gestire le cose senza compromissioni chiare, le questioni scabrose potrebbero essere o diluite o rimandate… ma se rimane il nuovo concetto di sinodalità, la bomba rimane innescata, i suoi frammenti si diffonderanno nelle prassi quotidiane, la sensibilità di pastori e fedeli cambierà di fatto per inerzia o per assimilazione nei comportamenti prevalenti.
La nuova sinodalità si propagherà per mille rivoli dal basso, man mano che si moltiplicheranno prassi nuove, come per esempio benedizioni di coppie omosessuali, celebrazioni sincretistiche con altre religioni, sinodi diocesani con potere deliberativo o con proposte indecenti a cui però il vescovo non dirà di no per spirito sinodale, nuovi ruoli dei laici, soprattutto donne, sull’altare durante la Messa, anche con la scusa della carenza di sacerdoti, contestazione di nomine di parroci in nome della democrazia sinodale, costituzione di consigli e di aggregazioni diocesane con la presenza di atei e così via. Per non parlare dell’azione di gruppi e associazioni cattoliche di contestazione e lotta, come ad esempio la svizzera “Alleanza per l’uguaglianza cattolica”, che agiscono per imporre nuove prassi su temi cruciali.

Queste osservazioni ci riportano all’immagine della Babele. Molti lamentano la confusione che, anche un anno dopo, continua ad aleggiare attorno al Sinodo e non si accorgono che questa confusione è funzionale alla nuova sinodalità. Il 16 febbraio 2024 Francesco ha inaspettatamente tolto ai lavori sinodali la competenza su dieci macro-argomenti che sono stati assegnati ad altrettanti Gruppi di studio esterni al Sinodo che dovranno concludere il lavoro entro giugno 2025. Si potrebbe pensare che, togliendo queste patate bollenti, egli abbia indebolito il Sinodo, invece lo ha reso più libero, agibile ed efficace. Si è trattato di uno dei tanti aspetti della Babele sinodale: il quadro viene continuamente rivisto e mentre procedono i lavori, altri soggetti intervengono. Il Sinodo vero e proprio è solo uno degli attori della nuova sinodalità che ormai avviene “a più voci” come un processo diffuso e quindi più penetrante. Oltre ai nuovi dieci gruppi di studio e ai pressoché quotidiani interventi di Francesco a sostegno delle comunità omosessuali e LGBT che senz’altro influiscono sui lavori sinodali, bisogna ricordare il movimentismo dei dicasteri della Santa Sede. La Pontificia Accademia per la Vita, guidata da mons. Vincenzo Paglia, ha dato molte prove della modalità “sinodale” di trattare spinosi problemi di bioetica… La Dichiarazione Fiducia supplicans (18 dicembre 2023) del Dicastero per la Dottrina della Fede, con la sua ammissione delle benedizioni delle coppie gay, ha certamente indicato al Sinodo un nuovo percorso nel “camminare insieme”. Lo stesso si può dire per Dignitas infinita (8 aprile 2024) che estende il concetto di sinodalità all’intera fratellanza umana.
(...) Difficile negare di essere in presenza di “colpi di mano” tramite interventi mirati di plurimi soggetti che dettano l’agenda del Sinodo e che inibiranno il pensiero autonomo dei sinodali. Difficile anche negare che la nuova sinodalità sia più ampia e profonda dello stesso Sinodo. In questo modo, però, la Babele mostra di essere una Babele ordinata. Gli attori sono tanti, ma c’è una regia. (...)

La maggioranza dei fedeli sa poco o nulla di simili problematiche, ma questo non è un freno per l’implementazione del sinodalismo, perché la massa inconsapevole può essere guidata (nella sua buona fede) verso forme di religiosità rivoluzionarie senza che se ne accorga. La gestione “a più voci” permette poi scelte tattiche articolate: se c’è un tema controverso, il Papa non interviene ma nomina una commissione come nel caso del diaconato femminile; molte questioni alla fine verranno decise da Francesco, magari anche smorzate ma nel frattempo i processi saranno andati avanti; posizioni estreme verranno attribuite alle intemperanze assembleari e non a chi ha guidato i lavori, salvo poi riprenderle in nuovi contesti. In questo modo le responsabilità vengono diluite in modo che il “popolo di Dio” non sappia che pesci pigliare e segua la corrente. La sinodalità è proprio come un pesce che sfugge dalle mani di chi lo vuol catturare e intanto produce i suoi effetti.

 

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