«Io, rifugiato politico, vi racconto le persecuzioni di Tusk»
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Le persecuzioni in Polonia sotto il governo Tusk «non riguardano solo i politici o i funzionari, ma anche la gente comune che reagisce ai soprusi del potere». Parla in esclusiva alla Bussola l’ex viceministro Marcin Romanowski, primo rifugiato politico polacco dal 1989. Il quale avverte che nelle prossime presidenziali nel suo Paese (18 maggio) si gioca anche il futuro dell’UE.

Domenica 18 maggio in Polonia si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali. Nel Paese sotto il governo Tusk, come descritto in questi mesi sulla Nuova Bussola, si vive un clima di vendetta politica verso la precedente classe dirigente conservatrice e le persone vicine ad essa. Esempio lampante è l’ex viceministro Marcin Romanowski, oggi rifugiato politico in Ungheria. Lo abbiamo intervistato.
Signor Romanowski, per tanti italiani ciò che accade in Polonia è poco conosciuto, per gli altri incomprensibile. Come descriverebbe la situazione nella Polonia governata dal primo ministro Donald Tusk?
Possiamo definire ciò che sta accadendo in Polonia dal dicembre 2023 come uno stato di illegalità strisciante e un'autocrazia liberale. Con la violazione delle leggi e delle sentenze della Corte costituzionale, il governo liberale di sinistra ha preso con la forza il controllo dei media pubblici e della procura. Il ministro della Giustizia ha illegalmente rimosso i presidenti di molti tribunali e ha nominato al loro posto giudici a lui sottomessi, per cui nei casi penali riguardanti i politici dell'opposizione si verificano manipolazioni nella formazione delle corti [che dovrebbe invece avvenire per estrazione a sorte e quindi in modo casuale]. La procura, illegalmente “occupata”, archivia i casi di corruzione contro i collaboratori stretti di Tusk e perseguita i politici dell'opposizione, che arresta sulla base di accuse assurde. Per distruggere gli ambienti che possono bloccare l'attuazione dell'agenda di sinistra, tali persecuzioni non riguardano solo i politici o i funzionari che ora vengono incarcerati per costringerli a fornire accuse false e compromettenti, ma anche la gente comune che reagisce ai soprusi del potere.
Ciò che sta accadendo attualmente in Polonia va considerato come un banco di prova della lotta tra i globalisti e i difensori della sovranità nazionale e dell'identità nazionale basata sui valori cristiani. Possiamo osservare come l'establishment europeo – lo stesso che aveva bloccato l’erogazione dei fondi Ue e quindi imposto alla Polonia un governo di sinistra liberale, finanziando i media e le Ong di sinistra – stia distruggendo la Polonia. La nuova amministrazione ha completamente cambiato la politica seguita dal precedente governo conservatore, di cui ho fatto parte: per otto anni (2015-23) avevamo fermato l'agenda woke, il radicalismo climatico e la politica di accoglienza dei migranti illegali. Il governo attuale cancella grandi progetti infrastrutturali, cruciali per lo sviluppo della Polonia, ma che fanno concorrenza alla Germania: in questo modo la coalizione al potere, che ha toccato il minimo storico della popolarità, non mantiene le promesse elettorali, mentre cerca di coprire le proprie inadempienze "regolando i conti" con l'opposizione conservatrice.
Lei è il primo rifugiato politico polacco dal 1989. Quali sono le accuse contro di lei e perché il governo ungherese ha deciso di concederle asilo?
In Polonia sono diventato effettivamente vittima di una persecuzione politica e mediatica. Sono stato arrestato in violazione del diritto internazionale, il che ha costretto ad intervenire persino il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, collega politico di Tusk del Partito Popolare Europeo. La procura – subito dopo la sua “occupazione” illegale da parte dell’attuale governo – ha formulato contro di me una dozzina di accuse infondate. La maggior parte di esse si basa, ad esempio, sull'argomentazione che ho agito come viceministro al di fuori delle mie competenze. Ciò è ovviamente una cosa insensata perché ho ricevuto tali poteri dal ministro. Inoltre, mi si accusa di aver influenzato le decisioni delle commissioni di concorso, riguardanti il finanziamento di progetti di assistenza alle vittime di violenza o di prevenzione della stessa. Solo che, secondo la legge, le commissioni non prendono decisioni, ma esprimono pareri e quindi tali decisioni erano di mia competenza. Ovviamente, per uno strano "caso", praticamente tutti i progetti o le organizzazioni contestate hanno un carattere cristiano o conservatore. Tutti i progetti in questione sono stati realizzati, senza che l’attuale governo abbia potuto accusarmi di corruzione o di appropriazione indebita di alcunché. L'unico vantaggio che mi si attribuisce è la soddisfazione personale derivante dal fatto che, come conservatore e cattolico, decidevo di destinare fondi a progetti in linea con la mia visione del mondo: per queste ‘colpe’ hanno richiesto per me una condanna a dieci anni di carcere.
Sono ricercato in Europa con un mandato di arresto. Inoltre, le autorità polacche hanno domandato a dicembre dello scorso anno di perseguirmi con una Red Notice (notifica rossa) dell'Interpol, che negli ultimi giorni ha risposto con un rifiuto. Questo dimostra chiaramente come un'organizzazione indipendente e rispettabile valuti le azioni delle autorità polacche. Purtroppo la politica del governo Tusk è antidemocratica: assomiglia a quella dei governi della Bielorussia o della Russia.
Lei è diventato il capo di un nuovo istituto in Ungheria. Può raccontarci i suoi obiettivi e la sua missione, nonché il suo ruolo in questo istituto?
Alla fine di aprile, sotto gli auspici di uno dei principali think tank ungheresi, il Centro per i Diritti Fondamentali, è stato fondato l'Istituto Ungherese-Polacco per la Libertà. La Polonia è diventata un banco di prova fondamentale nella guerra di civiltà che si svolge nel mondo occidentale. L'attacco delle élite liberali di sinistra, imposto da Bruxelles, è davvero potente e colpisce anche le fondamenta: l’ho constatato particolarmente nel campo della giustizia di cui ero responsabile, in cui ho lottato per otto anni contro le imposizioni, nel diritto di famiglia, dell'ideologia di genere e dei ‘diritti’ dei transgender. Ora, con il governo Tusk c'è stato un cambiamento di 180 gradi. Nell'Istituto vogliamo analizzare minacce e provvedimenti illegali, al fine di creare meccanismi di allerta precoce per la società ungherese e i nostri amici in Europa e negli Stati Uniti. Perché vediamo come attacchi simili colpiscono ad esempio la Romania, la Francia e Marine Le Pen. Negli Stati Uniti si è cercato di bloccare la candidatura alle elezioni di Donald Trump, attraverso un sistema giudiziario politicizzato. Sicuramente nelle società come la Polonia o l'Ungheria i globalisti possono ottenere il potere solo con menzogne e manipolazioni. Per questo vogliamo mostrare il loro vero volto e smascherarne le azioni.
Il 18 maggio si terranno le elezioni presidenziali in Polonia. Cosa significherebbe per la Polonia una vittoria di Rafał Trzaskowski, vicepresidente del partito di Tusk (Piattaforma Civica)?
Queste elezioni sono davvero fondamentali. Nel sistema polacco il presidente ha il diritto di veto nel processo legislativo, che può essere respinto solo con una maggioranza di 3/5 dei voti: una maggioranza che l’attuale coalizione liberale di sinistra non possiede. Per portare avanti tutta la loro agenda, gli attuali governanti polacchi hanno quindi bisogno di un presidente del loro campo, come il globalista, pupillo di Soros, Rafał Trzaskowski. È il candidato giusto per loro, visto che – in qualità di sindaco di Varsavia – ha promosso attivamente per molti anni l'ideologia woke. Per le esigenze elettorali si presenta come cattolico e conservatore moderato, il che, naturalmente, è falso.
Per vincere le elezioni presidenziali, il regime di Tusk già l'anno scorso ha bloccato tutte le sovvenzioni pubbliche spettanti al partito di opposizione PiS. Nella realtà polacca si tratta dell'80% dei fondi a disposizione di un partito politico. In questo modo hanno tentato di eliminare dalla competizione elettorale il più grande partito di opposizione che appoggia la candidatura di Karol Nawrocki. Ma, grazie all'incredibile generosità della gente comune, Nawrocki è riuscito ugualmente a condurre una campagna politica efficace.
Quali conseguenze avrebbe per altri Paesi dell'Unione Europea, compresa l’Italia, la vittoria del campo liberale di sinistra in Polonia?
La Polonia è attualmente un banco di prova per testare come “annientare” una nazione con una forte identità cristiana e un grande attaccamento all'indipendenza. Se la coalizione liberale di sinistra vincesse le elezioni presidenziali, l'eliminazione dell'opposizione in Polonia sarebbe una questione di mesi. L’ obiettivo successivo sarebbe poi l'Ungheria, dove l'anno prossimo si terranno le elezioni parlamentari e dove Bruxelles cerca di imporre un proprio burattino, esattamente com’è avvenuto con Tusk. Per l'establishment liberale di sinistra, che attualmente governa l'Europa in modo centralizzato e corrotto, tutto questo serve a mantenere il potere eliminando qualsiasi opposizione.
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