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IL CASO WISH FOR A BABY

Infertilità in fiera: pretesto per affermare la Fivet

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L'hanno ribattezzata la Fiera dell'utero in affitto, ma il problema principale che emerge da Wish for a baby è lo stretto legame tra i problemi dell'infertilità e il ricorso alla fecondazione artificiale. Un escamotage per aprire una nuova finestra di Overton verso il transumanesimo e il mercato della produzione artificiale degli esseri umani. 

Editoriali 18_05_2023

L’hanno ribattezzata la Fiera della maternità surrogata. Parliamo di wish for a baby, l’evento esclusivo che andrà in scena sabato e domenica a Milano in via Mecenate. Formalmente è un evento rivolto ai temi della fertilità, ma nel corso degli incontri e a giudicare dai relatori, la gran parte delle attenzioni sarà concentrata sulla procreazione medicalmente assistita.

Che sia orientata o no alla cosiddetta maternità surrogata, che in Italia è un reato, in fondo è soltanto un dettaglio perché ciò che preoccupa di questo evento è come si stia affermando una cultura della progettazione artificiale della vita umana che non può non avere ricadute antropologiche devastanti.

È il transumanesimo, una precisa strategia che vede, attraverso l’apertura di nuove finestre di Overton l’accettazione di una produzione in serie dell’umano.

Sul sito, infatti, tutto appare come rassicurante. A cominciare dal nome dell’evento, dove una cicogna fa capolino per consegnare un fardello. C’è un neonato sorridente e ci sono frasi per attirare l’attenzione: “Venite a partecipare alla celebrazione di una nuova vita”; “Wish for a Baby è rivolto a tutti coloro che desiderano creare o ampliare la propria famiglia”. “Vuoi avere migliori possibilità di concepire?”.

Ma di quali famiglie e di quale vita stiamo parlando?

Se si tratta di una fiera, significa che siamo di fronte a un incontro tra una domanda e un’offerta. E l’offerta è ben evidenziata alla voce Espositori. Troviamo la Acibadem turca, specializzata tra le altre attività in procreazione medicalmente assistita e la Barcelona Ivf che fa riproduzione assistita anche per coppie di donne e donne sole. In via Mecenate sabato e domenica sarà presente anche il dottor Raul Olivares della clinica che – come ha scoperto la Verità in un articolo a firma di Francesco Borgonovo – si occupa di inseminazione artificiale, fecondazione in vitro, fivet con donazione di ovocita e di seme, donazione di embrioni, vetrificazione di ovociti.

E poi ancora: ci sarà la Cryos, banca internazionale del seme, il Fertilab di Barcellona, uno dei centri di riproduzione assistita di riferimento nel Paese iberico. E ancora: l’associazione Mamma in Pma, che dal nome dice già tutto, consulenti per la fertilità e la Pma oltre ai centri di riproduzione assistita della repubblica Ceca, dove il mercato dei bimbi in provetta è particolarmente fiorente.

Giustamente l’indignazione di queste ore si sta orientando sul rischio che nel corso dell’evento possano esserci anche contatti tra specialisti e coppie che desiderano effettuare la cosiddetta gestazione per altri o utero in affitto, che il governo targato Meloni vuole proclamare reato universale.

Ma sarebbe un errore concentrarsi solo su questo aspetto e tralasciare il fatto che una nuova finestra di Overton si è aperta. Come? Affiancando al problema dell’infertilità maschile e femminile la tecnica della procreazione artificiale. L’evento infatti non è un congresso medico per la cura dell’infertilità o un seminario che analizza le cause della sterilità di migliaia di coppie, causate da svariati fattori, ma sembra suggerire una comoda – e rischiosissima - scorciatoia partendo proprio dall’infertilità: non puoi avere bambini? Ecco una tecnica che fa al caso tuo. E pazienza se resterai sterile, se come dimostrano tutti i dati a disposizione, le donne che vanno incontro alla pma sono destinate ad altissime percentuali di insuccesso e i bambini a infiniti problemi di natura patologica e psicologica: l’importante è realizzare il desiderio di paternità o maternità.

Di questo ne è convinta anche Silvia Guerini (in foto), saggista e attivista che si definisce ecologista radicale di Resistenze al nanomondo, la quale, assieme ad altri gruppi, ha organizzato un presidio sabato dalle 9 alle 13 davanti allo Spazio Antologico di via Mecenate. Una manifestazione per denunciare non solo l’utero in affitto, ma tutto il procedimento di procreazione medicalmente assistita, all’interno di un disegno transumanista e tecno-scientifico che mira a riprogettare l’essere umano dalle sue fondamenta.

Come spiega alla Bussola la Guerini, «la nascita è la posta in gioco e segnerà una profonda trasformazione antropologica dell’essere umano. All’interno di questa fiera, infatti, non solo propagandano l’utero in affitto, una coppia eterosessuale potrà prendere appuntamento per una delle cliniche all’estero dove si pratica l’utero in affitto, ma anche una coppia di donne o una donna sola potrà prendere appuntamento per la PMA eterologa e la nuova tecnica ROPA (“Ricezione degli Ovociti della Partner”)».

Ecco, in questo senso, diciamo che wish for a baby è un evento che punta ad avvicinare la domanda all’offerta, senza costringere le persone a ricercare su internet o affidarsi al passaparola.

«È una grande vetrina internazionale per il biomercato della fertilità al fine di estendere la riproduzione artificiale come nuovo modo di venire al mondo e il desiderio di avere un figlio che si trasforma sempre più in un diritto».

In realtà, sembra ormai chiaro come sia tutto un pretesto per espropriare la procreazione e farla diventare artificiale all’interno dei laboratori. Una deriva che oggi viene schermata con la sofferenza e spesso il dramma dell’infertilità, ma un domani potrebbe essere segnata dal punto di arrivo inquietante: «La creazione dell’utero artificiale».

Fantasie?

Non proprio. Basta andare un po’ indietro e cercare di capire come nasce la procreazione assistita per capire che l’infertilità non sia altro che un paravento pretestuoso per avvicinare e non spaventare. «Le tecniche di fecondazione assistita – prosegue la Guerini - non son state pensate per far fronte all’infertilità, ma per selezionare l’essere umano e produrre bambini con determinate caratteristiche. La procreazione assistita, infatti, nasce in ambito zootecnico. Il padre della prima bambina in provetta mise a punto queste tecniche per le mucche, ma per sua stessa ammissione disse che l’obiettivo era quello di estenderle all’essere umano e che quando fosse stato tecnicamente possibile modificarlo geneticamente sarebbe stato eticamente accettabile».

Ebbene, sembra che di essere arrivati all’atto finale di questo processo, che non si fermerà con la pma: «L’eugenetica non è una deriva funesta, è in realtà il motore fin dall’origine, lo scopo. Se il problema fosse l’infertilità sempre più in crescita, allora andremmo alla ricerca delle cause, come i pesticidi, i sieri genici, le onde elettromagnetiche. Invece, complice il fatto che la pma non risolve le cause, induce il pensiero che sia meglio consegnare ai tecnici la procreazione piuttosto che far fronte alle cause che la generano».

E che si profili davanti una deriva eugenetica, è dimostrato anche dall’insistenza sulle diagnosi preimpianto. Prima proibite, poi permesse per casi particolari. Infine, sdoganate del tutto e indispensabili per la fecondazione artificiale.

Quindi, giusto denunciare i tentativi di sdoganare l’utero in affitto, ma se non si affronta il disegno più ampio in cui è inserito, cioè la riproduzione artificiale dell’umano, anche quella dell’utero in affitto rischia di essere una battaglia di retroguardia. Non dimentichiamo che il ministero della Salute ha inserito nei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) le tecniche di pma, che non a caso hanno fatto esultare la società italiana di riproduzione umana (S.I.R.U.) che ha parlato di «una nuova era nel campo dell’umanizzazione delle cure in Pma». Non è un caso che l’associazione si occupi anche di fertilità.

Solo che un conto è curare l’endometriosi, un conto è infilarsi nel turbine della pma, con una legge, la contestatissima 40/2004, che è considerata da superare dagli addetti ai lavori. Perché ormai anacronistica rispetto a quanto la tecnoscienza sta mettendo in vetrina.