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DELPINI LETTERA AI BAMBINI

Il vescovo si "veste" da angelo e insegna a pregare

Il neo vescovo di Milano Mario Delpini ha una penna intinta nella sagacia bonaria del prete ambrosiano e invia 24 pagine ai bambini della metropoli milanese in vista del Natale: un angelo insegna a pregare. Buono per grandi e piccini. 

Ecclesia 27_11_2017

Puntuale come sempre arriva la lettera di Natale ai bambini scritta dall’arcivescovo di Milano, quest’anno per la prima volta messa in pagina da monsignor Mario Delpini che si è insediato sulla cattedra di sant’Ambrogio dal settembre scorso. Parafrasando Renato Pozzetto si potrebbe dire che questa lettera è proprio come il Natale, «quando arriva, arriva!».

Il neo vescovo di Milano, successore del cardinale Angelo Scola, ha una penna intinta nella sagacia bonaria del prete ambrosiano ed è lieta la notizia di queste 24 pagine inviate ai bambini della metropoli milanese (L’angelo della sera prega con me. Lettera di Natale ai bambini, Centro Ambrosiano, euro 1,50). Perché osano dire che alla sera c’è un angelo ai piedi del letto dei piccoli, «e sussurra: “Preghiamo insieme!”».

Nelle nove serate in cui l’angelo va a trovare i bambini c’è una piccola catechesi buona anche per gli adulti. Di fronte ai piccoli che chiedono «come si chiama Dio?», l’angelo la prima sera risponde papale papale: «Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, Gesù che è Dio lo ha rivelato. E’ per questo che facciamo festa a Natale.» E Gesù viene per insegnarci a parlare con Dio e quindi a pregarlo, perciò ecco il Padre nostro. Dormite tranquilli, dice ancora l’angelo, Dio è padre «e vuole liberarvi da ogni male.» E così abbiamo sgomberato ogni equivoco su cosa ci apprestiamo a festeggiare con l’arrivo del Natale 2017. 

La seconda volta l’angelo insegna la più classica delle preghiere della sera: «Ti adoro mio Dio e ti amo con tutto il cuore…». La terza sera arriva stanco ai piedi del letto, perché ha girato nel mondo. «Ma allora sarai triste», dicono i bambini, perché «avrai visto tutte le cose brutte che accadono». «Ho visto», risponde l’angelo, «e ho pianto molto. Ho visto e ho provato molta compassione. Ho visto e ho capito che la terra è piena della gloria di Dio». In mezzo alla miseria umana l’angelo insegna che c’è la bellezza e lo splendore dell’amore di Dio, c’è la possibilità di accogliere la sua misericordia e così riamarlo, e riamare il prossimo per incendiare il mondo. C’è sempre un Gloria da recitare.

La quarta sera l’angelo è triste; è la volta della necessità di riconoscersi peccatori. Perché i bambini hanno «offeso un amico», si sono «istupiditi in un videogioco, mentre c’erano i compiti da fare» e hanno passato una giornata di cui non essere contenti. Hanno peccato. «Volete trovare pace?», chiede l’angelo. «Vi insegnerò una preghiera per chiedere perdono a Dio e ottenere grazia per rimediare al male fatto oggi». 

La quinta sera è la volta delle paure, delle difficoltà da affrontare. La mamma che sta male, i compagni prepotenti che ti aspettano per farti del male…non sempre c’è risposta, dice l’angelo, ma «quando uno ha paura deve ricorrere a Maria, la madre di Gesù», perché è madre sua e nostra, e «sa come aiutare i figli». E così gli insegna l’Ave Maria. La sesta sera c’è l’esempio dei santi che si sono messi sulle tracce di Gesù «che ha salvato il mondo».

«Ma cosa capita quando si muore?», chiedono i bambini ponendo la domanda delle domande. «L’angelo al contrario del papà e della mamma è molto preparato e insegna con sicurezza: “Non credete alle sciocchezze. Non lasciatevi prendere dalla superstizione. (…) Chi muore scompare dalla terra, ma vive in Dio”». E li invita a pregare per i defunti, insegnando il Requiem. L’ottava sera è la volta del «cosa farò da grande?». La vita non è un caso, ma «una vocazione», dice l’angelo. E la prima e più importante ce la insegna il Natale: «Gesù si è fatto uomo a Natale per rivelarci a cosa sono chiamati tutti gli uomini: a diventare figli di Dio».

Infine arriva il momento del congedo. L’angelo deve lasciare i bambini, è Natale ormai e deve portare il lieto annuncio a tutti. Se ne va contento del lavoro svolto: «Vi ho insegnato a pregare. Chi prega può vivere di speranza. (…) Vi pare poco?». Certo, dicono i ragazzi, ma «come possiamo chiamarti?». Semplice. Angelo di Dio che sei il mio custode…

«E l’angelo amico vola via in fretta, per celebrare il Natale di Gesù». E noi ci accorgiamo che in 24 pagine c’è molta più teologia e pastorale (e fede) di quelle presenti in tanti trattati e trattatelli che circolano per carta e per etere.