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INDISCREZIONI

«Il Papa accetterà i preti sposati»: uno scoop scontato

Il sito paravaticano Il Sismografo annuncia che nell'Esortazione post-sinodale che dovrebbe uscire a giorni ci sarà la fatidica apertura all'ordinazione sacerdotale di uomini sposati. Al momento è solo un'indiscrezione, ma confermerebbe la totale inconciliabilità con la posizione espressa da Benedetto XVI e nella tradizione della Chiesa.

Ecclesia 18_01_2020
Marcello Mastroianni e Sofia Loren ne "La moglie del prete"

E chi l’avrebbe mai detto? L’Esortazione Apostolica post-sinodale in dirittura d’arrivo «aprirà alla possibilità di “ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità” nelle diocesi amazzoniche». Guarda un po’. La rivelazione così “inaspettata” ci viene dalla Redazione de Il Sismografo, in un articolo postato alle 17.20 di giovedì 16 gennaio.

Intendiamoci: si tratta ancora di una indiscrezione; ma un’indiscrezione che rivelerebbe il segreto di Pulcinella. Le reazioni scomposte alla pubblicazione del libro di Sarah e Benedetto XVI sono più di un indizio e già, come per Amoris Laetitia, si è iniziato a ripetere il mantra del leggere il documento nella sua integralità, senza ridursi alla questione del celibato.

Comunque sia, la “notizia” giunge molto opportunamente a dissipare il malinteso voluto e montato ad arte (si fa per dire) che sia stato il cardinale Robert Sarah a tessere il tranello a Benedetto XVI e presentarlo al mondo come il contraltare di Papa Francesco. Già, perché se si confermasse che l’Esortazione conterrà l’apertura all’ordinazione di uomini sposati, senza richiedere loro la continenza, dimostrerebbe che l’opposizione esiste; ma non tra le persone, bensì tra la posizione di Ratzinger e quella di Bergoglio. Ed è totale. Da parte sua, il cardinale guineano, che è finito sulla graticola, altro non ha fatto che permettere a Benedetto XVI di esprimere la propria posizione, per aiutare la Chiesa in questo momento di confusione, ricevendo anche la riconoscenza dello stesso Papa emerito, com’è scritto nero su bianco nell’introduzione del libro.

Benedetto XVI ha affermato che «lo stato coniugale riguarda l’uomo nella sua totalità; siccome il servizio del Signore esige ugualmente il dono totale dell’uomo non risulta possibile realizzare simultaneamente le due vocazioni». Papa Francesco invece direbbe con i fatti il contrario, permettendo l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, che continuerebbero ad avere unioni sessuali con le proprie mogli. Però non si può dire che c’è opposizione.

Anzi, sembra che adesso il problema del secolo, da risolvere con estrema urgenza, sia l’esistenza di un Papa emerito, il quale oltretutto favella. Siamo abituati a Papi morti, sotterrati e ridotti al silenzio, anche dopo la loro canonizzazione; abbiamo lodato l’apertura mentale di vescovi emeriti, che se ne sono andati a Gerusalemme per fare gli “ante-papi”. Questi sì che vanno bene. Ma un Papa emerito parlante è più fastidioso alla coscienza del Grillo di Pinocchio. È lui, il Papa emerito, a creare confusione; non passa giorno in cui non vengano minati l’Eucaristia, il matrimonio, il sacerdozio, etc., ma il problema è il Papa emerito che parla e crea confusione. Incredibile.

La redazione de Il Sismografo si domanda poi, più o meno candidamente: «Come  potrebbe ignorare Papa Francesco, che ha voluto questo Sinodo proprio per ascoltare l'opinione dei padri sinodali, una presa di posizione che ha avuto il sostegno di una maggioranza qualificata addirittura superiore a quanto richiesto dal regolamento?». La domanda “pietosa” merita però una risposta seria. Come potrebbe Francesco andare contro il Sinodo, ignorare la sua richiesta? Risposta: imiti Paolo VI. Quel Paolo VI a cui lui più volte ha detto di ispirarsi e che ha voluto indicare ai fedeli come profeta umile e coraggioso. Lo scriviamo senza alcuna ironia, ma con accorata parresia, come si dice oggi: imiti Paolo VI. Quel Paolo VI che ebbe il coraggio di opporsi alla deliberazione della commissione di studio da lui nominata sulla contraccezione.

Il gesuita John Cuthbert Ford, il 24 settembre 1988, raccontò la determinazione di Montini, in uno degli incontri nei quali discussero sulle posizioni della commissione: «Quando dissi al Papa: “è pronto ad affermare che Casti connubii possa essere cambiata?”, il papa si ravvivò e parlò con veemenza: “No!”, disse. Reagì esattamente come se lo avessi chiamato un traditore del suo credo cattolico». E mantenne coraggiosamente questa posizione nell’enciclica Humanae Vitae. Non voleva essere un traditore.

E’ questo quanto, quella che Il Sismografo chiama «una minoranza rispettabile» e «settore minoritario della Chiesa», domanda a papa Francesco: si opponga alla richiesta del Sinodo; si alzi in piedi e neghi che la legge della continenza obbligatoria, che i suoi predecessori hanno definito essere di origine apostolica, legge indissolubile, volontà della Chiesa e che oggi Benedetto XVI le ricorda umilmente essere ontologicamente legata al sacerdozio, possa essere cambiata. Non tradisca la Chiesa.

Se Francesco cedesse sul celibato, non sarebbe allora la rispettabile minoranza a creare «divisioni e tensioni all'interno della Chiesa», come miseramente scrive Il Sismografo; non sarebbe il cardinal Sarah a mettere zizzania tra i due vescovi vestiti di bianco, come meschinamente viene accusato. 
Se questa decisione venisse presa, non ci si potrebbe meravigliare dell'opposizione; ancora una volta, non alla sua persona, ma a quanto affermerebbe. E non si tratterebbe di scisma, se non nella mente dei pettegoli leccapiedi che lo stanno usando.

E non ci si venga a dire che la norma del celibato, essendo solo disciplinare, può essere cambiata ed è nelle piene facoltà del Pontefice farlo.
Fu per una questione disciplinare che l’Apostolo delle genti si oppose a Pietro «a viso aperto perché evidentemente aveva torto» (Gal. 2, 11). Lui, Paolo, che non volle partire nell’evangelizzazione dei pagani, se non prima di aver ricevuto la stretta della mano destra di «Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne» (Gal. 2, 11); lui che si recò a Gerusalemme per esporre a queste colonne «il vangelo che io predico tra i pagani […] per non trovarmi nel rischio di correre invano»; proprio lui non esitò a opporsi a Pietro.

E perché? Quali dogmi stava negando Pietro? Nessuno. L’opposizione fu necessaria perché «prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli [Pietro] prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia» (Gal. 2, 12-13). Quel comportamento di Pietro rischiava di annullare nei fatti la libertà dalla legge giudaica, che era stata sancita nel Concilio di Gerusalemme. Dietro questa questione “disciplinare” c’era un principio dottrinale fondamentale: «Sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato» (Gal. 2,16). Paolo l’aveva capito e per questo si oppose, senza timore e senza creare scismi di sorta.

Questa “minoranza” conosce molto bene quante cose sono implicate in un cedimento sull’obbligatorietà della continenza; e per questo ci sarebbe da aspettarsi una opposizione a viso aperto, senza sotterfugi e senza nessuna acredine, sopportando, con la grazia di Dio, le conseguenze che ne verrebbero. Né Sarah, né Benedetto XVI né tanti altri sono contro Francesco; ma non ci si può aspettare che si taccia di fronte alla terribile rottura della tradizione della Chiesa.