Il nome Leone e la Dottrina sociale della Chiesa
Il nuovo pontefice ha scelto di richiamarsi a Leone XIII e alla Rerum novarum: un'enciclica da inquadrare nell'intero corpus del pensiero di papa Pecci. Alcuni aspetti da chiarire affinché non resti un richiamo generico.

Parlando ai cardinali, Leone XIV ha soddisfatto, almeno in parte, gli interrogativi sui motivi della scelta del nome, esprimendosi in questo modo: «Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un'altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell'intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».
Come valutare questo richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa? A prima vista è da valutare in modo positivo. Chi scrive ha di recente pubblicato un articolo per sostenere che nel pontificato di Francesco la Dottrina sociale della Chiesa era stata completamente messa da parte, quindi risulta apprezzabile questo suo recupero, anche se per il momento si tratta solo di un accenno. Anche in questo caso, come in altri pronunciamenti di papa Leone in questi primi giorni del suo pontificato, bisogna attendere i concreti sviluppi.
Nel caso specifico della Dottrina sociale della Chiesa sono soprattutto tre gli aspetti che andranno chiariti.
Il primo è in cosa consisterà il richiamo a Leone XIII e alla Rerum novarum, ossia quanto e cosa verrà ripreso del suo insegnamento. Si tratta solo di un richiamo generico al fondatore della Dottrina sociale della Chiesa nell’epoca moderna, oppure si intende riprendere in modo specifico qualche aspetto del suo insegnamento? Tutti coloro che si rifanno alla Dottrina sociale citano Leone XIII, poi però riconsiderano gran parte del suo pensiero ritenuto non più adatto ai tempi o comunque bisognoso di approfondimenti. Possiamo fare un caso tra i più rilevanti: Giovanni Paolo II, commemorando nella Laborem exercens la Rerum novarum ribadisce che non esiste soluzione alla questione sociale fuori del Vangelo, confermando così il testo di Leone XIII, ma quando si occupa del diritto del lavoratore al riposo festivo non lo intende più come culto pubblico a Dio, ma come espressione della libertà religiosa. Le due cose difficilmente possono stare insieme.
Il secondo aspetto del richiamo a Leone XIII è che la Rerum novarum non era una enciclica isolata ma inserita in un corpus di pensiero ampio che riguardava la corretta filosofia da adoperare, il fondamento dell’autorità civile, i doveri dei fedeli cattolici, la libertà politica, la natura della democrazia, l’esistenza di un ordine naturale nelle cose che riguardano la vita sociale, i rapporti tra politica e religione e così via. Augusto Del Noce aveva detto che Leone XIII era stato il più grande filosofo cattolico dell’Ottocento e che se togliamo la Rerum novarum da questo contesto di pensiero risulta incomprensibile. Ne terrà conto il nuovo Leone?
Un terzo ed ultimo aspetto riguarda la continuità con Francesco. Questa continuità era già evidente nel primo discorso dalla loggia delle Benedizioni l’8 maggio scorso, come abbiamo osservato altrove. Negli appuntamenti dei giorni successivi, in particolare nell’incontro con i cardinali, questa continuità è stata ampiamente ribadita anche in modo articolato, ossia richiamando alcune linee del pontificato di Francesco. Però in molte cose questo pontificato era contrario alla Dottrina sociale della Chiesa in quanto tale. Se Leone intendesse riprendere tutto il pontificato precedente, ossia una linea teologica e magisteriale reinterpretata completamente in continuità, troverebbe grandi difficoltà a riprendere la Dottrina sociale della Chiesa come egli dice di voler fare. A meno di non trasformarla, ma in questo caso il richiamo a Leone XIII perderebbe di peso.
Stefano Fontana