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MASSONERIA

Il Grande Oriente d’Italia e l’Archivio Centrale dello Stato

Un articolo comparso il 30 dicembre su affaritaliani.it dà conto di uno “storico” accordo fra Grande Oriente d’Italia e Archivio Centrale dello Stato. Archivio che fa capo al Ministero della cultura, oggi guidato da Dario Franceschini. Di che cosa si tratta...?

Attualità 05_01_2022

Nella prefazione all’edizione francese de I papi e la massoneria citavo, fra l’altro, un’impegnativa affermazione del candidato alla presidenza della repubblica Froncois Hollande in visita al Grande Oriente di Francia: “Se si crede, come nel mio caso, nella Repubblica, c’è un momento in cui bisogna passare per la massoneria”. Divenuto Presidente, il 27 febbraio 2017 Hollande torna a “rue Cadet” per esprimere la riconoscenza che la Repubblica deve ai massoni: “La Repubblica è cosciente di quanto vi deve e voi sarete sempre pronti a difenderla”. In pratica Hollande stabilisce un rapporto biunivoco, esclusivo, fra logge e repubblica.

Affermazioni simili sarebbero impensabili in Italia. Con Roma sede da due millenni del papato e con la popolazione italiana capillarmente cattolica (perlomeno fino agli ultimi decenni), la massoneria italiana ha strenuamente e ripetutamente sostenuto di non essere anticattolica, tutt’altro. I fatti dicono il contrario, ma i fatti pochi li conoscono perché la vulgata ovunque imperante nega la verità dell’attacco furibondo sferrato dalle logge contro la chiesa, cioè contro gli italiani. Basti ricordare come una delle principali glorie del nostro risorgimento sia stata la soppressione di tutti gli ordini religiosi di quella che lo Statuto albertino definiva “Unica religione di Stato”.

La politica anticattolica dei governi liberal-massonici ha ridotto alla fame più di 57.000 uomini e donne, i membri degli ordini religiosi, per arricchire un’élite corrispondente più o meno al 2% della popolazione che si è impadronita per due lire del consistente patrimonio della chiesa italiana.

Il risultato di un simile progresso “morale”, come non si smetteva di ripetere (e come a tutt’oggi non si perde occasione di ricordare), è stato l’impoverimento di tutta la popolazione costretta ad un’emigrazione di massa. E bisognava aspettare di “risorgere” per assistere a questo dramma.

Perché scrivo queste righe dopo tanto che non mi occupo più né di risorgimento né di massoneria? Perché ho letto un articolo comparso il 30 dicembre su affaritaliani.it in cui si dà conto di uno “storico” accordo fra Grande Oriente d’Italia e Archivio Centrale dello Stato. Archivio che fa capo al ministero della cultura, e quindi, oggi, a Dario Franceschini. L’obiettivo dell’accordo è serio e, in linea di principio, indiscutibile. Palazzo Giustiniani vuole recuperare le carte a suo tempo confiscate dal Duce con l’obiettivo di renderle fruibili non solo ai massoni ma a quanti sono interessati alla politica antimassonica di Mussolini.

Mussolini nemico della massoneria? Gerardo Padulo ne L’ingrata progenie del 2018 dimostra come sia la fondazione del Popolo d’Italia, che la nascita dei Fasci di combattimento che la stessa marcia su Roma sono stati possibili grazie al contributo determinante della Massoneria.

Come mai allora l’ostilità del Duce contro Palazzo Giustiniani? Si può ipotizzare che il motivo di contrasto fosse in primo luogo la politica di conciliazione con la chiesa voluta da Mussolini, politica fieramente osteggiata dal Grande Oriente d’Italia (ma non da Piazza del Gesù, l’altra principale obbedienza massonica italiana). Politica di conciliazione, peraltro, di facciata, come scrive Pio XI nell’enciclica Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931: “Non possiamo invece Noi, Chiesa, Religione, fedeli cattolici (e non soltanto Noi) essere grati a chi, dopo aver messo fuori socialismo e massoneria [nel 1925 nda], nemici Nostri (e non Nostri soltanto) dichiarati, li ha così largamente riammessi, come tutti vedono e deplorano, e fatti tanto più forti e pericolosi e nocivi quanto più dissimulati e insieme favoriti dalla nuova divisa”.

Lo stretto legame fra Mussolini e massoneria è sottolineato anche da Gioele Magaldi, gran maestro del grande oriente democratico, nel suo Massoni: “Mussolini fece del suo Gran Consiglio del fascismo una specie di Gran Loggia di Stato, collocando una maggioranza schiacciante di massoni sia al suo interno che ai vertici istituzionali”.

“La Fondazione del Grande Oriente d’Italia  di Palazzo Giustiniani ha ottenuto un primo importante obiettivo nell’ambito del recupero e del riordino  delle carte e  dei documenti relativi alla Massoneria durante il Fascismo”, si legge sul sito del Grande Oriente d’Italia. Certamente l’accordo è storico. Storico quanto delicato. Perché è evidente che le parti in causa sono molte e che la serietà nell’elaborazione dei dati è fondamentale per ricostruire nella sua completezza e complessità i rapporti fra fascismo e massoneria. E storia d’Italia e storia della chiesa.

Il gran maestro Stefano Bisi ha ricordato che il GOI “contribuirà al riordino del Fondo Massonico”. Ingenuamente credevamo che all’archivio centrale fossero già dotati di bravi e competenti archivisti.