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RIFLESSIONI

Il fattore morale della crisi Covid

In tutta la vicenda coronavirus c'è un fenomeno morale, ampiamente sottovalutato, anche dai vertici ecclesiastici. Eppure, nell'enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI aveva chiaramente indicato che per risolvere una crisi non si devono cambiare gli strumenti, ma il cuore degli uomini.

Attualità 08_06_2020

Il fenomeno pandemia da Covid 19 viene comunemente presentato e percepito secondo questa sequenza logica: primo, non abbiamo rispettato la natura; secondo, abbiamo creato le condizioni perchè nascesse e si espandesse il Covid; terzo, la pandemia ha creato paura fisica; quarto, la paura ha imposto il lockdown; infine, il lockdown ha creato anche la paura economica. Grazie a queste due principali paure, soprattutto a quella economica, oggi siamo pronti a tutto pur di salvarci. Ecco, questa sarà probabilmente la logica di spiegazione che passerà alla storia. Ma non credo che sia la story-line più corretta perché non spiega le cause, cioè le origini  della sequenza.

Propongo perciò di riflettere su un tentativo di spiegazione che considera un fattore normalmente ignorato o confuso, anche dai vertici ecclesiastici, cioè la spiegazione morale. Questa spiegazione morale (che ritroviamo in due Encicliche di due grandi papi) ci racconta che sono state negate leggi naturali e l’uomo, nell’intento di compensarle “tecnicamente“, ha elaborato strumenti economico-tecnico-scientifici che gli sono sfuggiti di mano, confermando che l’uomo è troppo immaturo e privo di sapienza per riuscire a gestirli (vedi Sollicitudo Rei Socialis di san Giovanni Paolo II); cosicché questi strumenti hanno acquisito autonomia morale e si sono ritorti contro l’uomo stesso (vedi Caritas in Veritate di Benedetto XVI). Ora a questa spiegazione nessuno crede, neppure chi è alla guida della Chiesa.

Eppure si può spiegare con i fatti, grazie alla famosa e tanto apprezzata “realtà”.  La “realtà” sta nell’aver negato in Occidente, da decenni, vita e nascite (le “leggi naturali“ sopra evocate), creando i presupposti delle quattro crisi: economica (pre e post Covid); ambientale (per quanto sia vera); sanitaria; morale. 

Cerco di spiegarmi sinteticamente. La negazione della vita e delle nascite ha prodotto prima l’interruzione e poi il crollo della crescita economica in Occidente. Ciò ha imposto tre fenomeni-soluzioni necessari a compensarle: consumismo in Occidente; delocalizzazione produttiva in Asia, soprattutto Cina; de-industrializzazione dell’Occidente e industrializzazione accelerata e a basso costo della Cina. A questi si deve aggiungere un fenomeno-conseguenza: l’invecchiamento della popolazione in Occidente.

A loro volta questi quattro fenomeni hanno generato conseguenze che ci permettono di capire finalmente i problemi che stiamo vivendo. Il consumismo, sempre più esasperato, in Occidente ha generato crescita di emissioni di CO2 (secondo le fonti ecologiste). La delocalizzazione in Asia-Cina, con l’obiettivo di avere produzioni a bassissimo costo (da reimportare in Occidente per soddisfare il consumismo), ha  determinato bassissima attenzione alle emissioni di CO2  e bassissima attenzione al problema igienico e sanitario, in pratica creando le condizioni di generazione del virus. I viaggi imposti dalla globalizzazione e delocalizzazione, tra Occidente ed Asia-Cina, poi  hanno permesso la trasmissione rapidissima del virus creando la pandemia.
Inoltre la deindustrializzazione dell’Occidente ha creato una maggiore vulnerabilità in una situazione di già grande debolezza economica  e disoccupazione; creando i presupposti per una scarsa capacità reattiva a crisi potenziali, quali quella prodotta dal lockdown: ciò, soprattutto in Italia, grazie alle manovre di austerity adottate nel 2011. E ancora: l’invecchiamento della popolazione ha generato la crescita proporzionata dei costi della anzianità (pensioni e sanità) a livelli insostenibili; da qui forti tagli alla sanità, che han reso più vulnerabile ed impotente il paese di fronte a una pandemia  come quella Covid.

Mi sembra ci siano diversi argomenti di riflessione per comprendere tre dei quattro fenomeni che stiamo vivendo: economico, sanitario, ambientale.  Le conseguenze più facilmente immaginabili, oltre alla soluzione di emissioni di debito per contrastare l’effetto economico (Recovery bonds), possono esser previste in progetti di sviluppo di “economia green” e decrescita economica.   

Resta il quarto  fenomeno, quello morale, che meriterebbe una trattazione a parte. Mi limito ad accennarlo: Benedetto XVI conclude la Caritas in Veritate spiegando che quando si deve risolvere una crisi non si devono cambiare gli strumenti, ma il cuore degli uomini, grazie alla conversione. Nella parte da lui scritta nell’enciclica Lumen Fidei, il Papa emerito spiega che è compito della Chiesa cambiare il cuore degli uomini, grazie a preghiera, sacramenti e magistero. “Curiosamente“ (si fa per dire...) si direbbe che  esponenti di riferimento dell’atttuale Chiesa, stiano invece pensando proprio al contrario, cioè a cambiare gli strumenti e per nulla a convertire.
Si sta pensando infatti di proporre soluzioni strutturali della società (secondo il pensiero di J.J. Rousseau) per renderla più egualitaria; e organizzare i sistemi economici affinché possa realizzarsi una forma di pre-distribuzione della ricchezza (anziché creazione e successiva distribuzione), nonché  cancellare la meritocrazia e imporre la meritorietà, che presuppone essere lo Stato a stabilire i criteri del merito (affinché il merito non generi potere).

Detto Stato penserà poi a “più giuste” imposizioni fiscali contro le rendite e, finalmente, alla attuazione dei criteri di tutela dell’ambiente, natura, madre terra. Dovrebbe far riflettere il fatto che, pur dovendo essere esperta essenzialmente di anime, l’Autorità morale si fa affascinare da utopie socio economiche (che non essendo scienze, tendono a rischiare di esser utopistiche), rischiando di incorporarle nel magistero della Chiesa. Vuol dire che non solo rischiamo la salute e la “fame“, ma anche  di confondere la Verità.