Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Il bene di Dio

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Lc 15,1-3.11-32

Schegge di vangelo 10_03_2013

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Lc 15,1-3.11-32

 Gesù ha visto in quale modo il Padre suo tratta l’umanità, tratta i suoi figli, e lo racconta in una parabola. Un figlio rivendica in anticipo l’eredità e abbandona la casa del Padre. Può godersi la vita, con tutto il ben di Dio che si ritrova addosso. Accade però che, lontana dalla sorgente, anche l’acqua si esaurisce e il pozzo si secca. Tutti i beni che il Padre ha lasciato al figlio vengono sprecati e lui finisce sul lastrico. E’ il nodo cruciale della parabola: la fame reale che il figlio patisce gli ridesta il bisogno di amore; egli ritorna in sé e dentro se stesso ritrova la memoria viva del Padre. Non è solo un pentimento per la cattiva azione compiuta. Non è solo un’esperienza di desolazione e di perdita. E’ una memoria buona, positiva, struggente, di un bene sperimentato. “Mi alzerò e andrò da mio Padre”. Chi ha provato anche per un momento la bellezza della casa del Padre e il caldo del suo amore, non può non lasciarsene nuovamente attirare. La figura del Padre gli si presenta alla memoria, severa eppure accogliente: mi tratterà come uno dei suoi servi. Ma Gesù ha sperimentato che il Padre è di più, e racconta che il Padre vede il figlio e gli corre incontro, lo abbraccia e lo ‘ricostruisce’, rivestendolo di dignità. Quante volte abbiamo sperimentato che Dio supera l’angoscia del nostro tradimento e del nostro male? Quante volte abbiamo ritrovato il nostro vero io, tornando a Lui?
C’è poi l’altro fratello. Rimasto sempre con il Padre, non ha sperimentato il vuoto della sua assenza, e non gode del ritorno del fratello, che potrebbe moltiplicare la sua gioia.