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I cristiani indiani saldi nella fede

I cristiani in India sono testimoni straordinari di fede, speranza e carità cristiana come dimostra l’esempio di una comunità di sfollati cattolici

 

Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre in India, nel Kashmir, un gruppo di circa 15 predicatori cristiani è stato attaccato da una folla di estremisti indù guidati da Ravinder Singh Thela, un leader locale del partito nazionalista al governo, il Bjp. A quanto pare si era sparsa la voce che stessero tentando delle conversioni al cristianesimo e questo ha scatenato la collera del leader e dei suoi seguaci. L’attacco è stato filmato da alcune persone che hanno assistito al fatto. Mostra gli aggressori che distruggono a colpi di spranga e bastone il parabrezza e lo specchietto laterale del minibus sul quale viaggiavano i predicatori e poi colpiscono anche i passeggeri, all’interno del mezzo. Si sentono le urla dei predicatori terrorizzati. Uno degli aggressori è ripreso mentre, dopo essere riuscito ad aprire una delle portiere, prende a pugni e calci un passeggero seduto sul sedile anteriore. Il filmato riprende anche, ed è questo che lo ha reso virale, degli agenti di polizia che si avvicinano, assistono alla scena e non intervengono, voltano le spalle e lasciano fare. Soltanto uno, stando al video, si è mosso per cercare di impedire a un assalitore di aprire la portiera. È solo grazie al video che successivamente la polizia ha individuato gli agenti e ne ha sospesi otto. Sempre dall’India, dallo stato del Manipur, arriva invece la buona notizia dell’apertura di una nuova chiesa nel villagio di Munpi, appena costruita per dare un luogo di culto a un centinaio di famiglie cattoliche sfollate a causa dei conflitti etnici che affliggono il Manipur ormai da anni. La chiesa, inaugurata il 18 ottobre, è stata intitolata a San Giuseppe perché a questo santo era dedicata la chiesa del villaggio, incendiata durante uno degli scontri etnici. La cerimonia di benedizione è stata guidata da monsignor Dominic Lumon, arcivescovo emerito di Imphal, che ha concelebrato insieme a 13 sacerdoti, alla presenza di numerosi catechisti e suore e di un migliaio di abitanti residenti nei villaggi dell’area. La costruzione della chiesa è stata possibile grazie alla consistente somma di denaro offerta generosamente da una coppia cattolica originaria di Goa, Jeronimo Pereira e sua moglie Mary, che hanno risposto al bisogno di un luogo di culto degli sfollati, ispirati dal lavoro svolto in loro favore, donando cibo, abiti e medicinali, dall’organizzazione non governativa Street Providence Goa. Ai fedeli mancavano oltre ai beni materiali essenziali il conforto spirituale di una chiesa e la coppia ha provveduto anche a questo bisogno. La diocesi ha costruito 50 abitazioni, altre 26 sono in costruzione e si stanno raccogliendo fondi per altre 24. Inoltre un catechista, Peter Kammang, e i suoi fratelli hanno donato dei terreni agricoli per creare dei nuovi insediamenti.