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GAZA

Hamas e l'agenzia Onu per i rifugiati, una relazione ambigua

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Un bunker di Hamas proprio sotto la sede centrale dell'Unrwa a Gaza riaccende i sospetti sull'agenzia per i rifugiati. Gli israeliani denunciano una collaborazione assidua con i terroristi.

Esteri 14_02_2024
Manifestazione israeliana contro l'Unrwa

Un bunker di comando e controllo di Hamas è stato trovato dall’esercito israeliano proprio sotto il quartier generale dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, a Gaza City. L’incredibile scoperta, che è stata mostrata anche ai giornalisti della stampa internazionale il 10 febbraio, crea un ulteriore imbarazzo alle Nazioni Unite. Meno di tre settimane prima, infatti, erano stati licenziati 12 dipendenti, accusati di aver partecipato al pogrom del 7 ottobre. E quel che si vede potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.

Solitamente i tunnel di Hamas sotto Gaza, una rete di oltre 500 km, sono cunicoli con pareti di cemento armato, bui, appena areati, giusto il sufficiente per permettere di spostare persone e oggetti al riparo dai bombardamenti. Il bunker ritrovato sotto il quartier generale delle Nazioni Unite, è tutta un’altra classe: spazi ampi, aria condizionata, sedili da ufficio, postazioni di lavoro, alta tecnologia. I primi locali ospitano generatori elettrici di scorta e una sala per i server. Evidentemente dovevano essere raccolti e processati moltissimi dati, quindi si trattava di un centro per l’intelligence di Hamas o un centro di comando e controllo, prima che venisse evacuato. Attrezzature così sofisticate e soprattutto i server richiedono molta energia. E l’elettricità veniva presa direttamente dagli uffici dell’Onu, proprio una ventina di metri sopra questa sede sotterranea.

Di qui la prima domanda legittima: nessuno, all’Unrwa, sapeva dell’esistenza di questi ingombranti vicini? Nessuno si è accorto di un massiccio e continuo furto di energia elettrica? Nelle sue prime dichiarazioni ufficiali, l’agenzia Onu dichiara che l’esistenza di questo bunker segreto dovrà essere oggetto di una prossima “inchiesta indipendente”, ma di non aver ricevuto alcun rapporto sulla costruzione di tunnel sotto la propria sede principale. L’Unrwa afferma di «non avere la capacità di intelligence e di sicurezza per condurre ispezioni su ciò che potrebbe avvenire sotto le proprie sedi». La costruzione di uno spazio sotterraneo così grande e sofisticato può passare inosservata? E il furto di energia per alimentare server, computer e aria condizionata? Secondo James Lindsay, ex consulente legale dell’agenzia Onu, sentito dal Wall Street Journal, la ventina di dipendenti stranieri avrebbe anche potuto non avere idea di cosa ci fosse sotto la sede. Ma è molto più probabile che il personale palestinese lo sapesse, ma non lo volesse (o potesse) denunciare.

E qui si ripresenta, come nel caso dei dipendenti licenziati a gennaio, il problema dell’Unrwa: quanto è effettivamente penetrata da Hamas? La maggioranza dei suoi 30mila dipendenti nel Medio Oriente è costituita da palestinesi, di cui poco meno della metà a Gaza. L’intelligence israeliana è convinta, incrociando i dati, che almeno il 10% dei 12mila palestinesi che vi lavorano, sia parte di Hamas. Le prove sono costituite da documenti trovati sul corpo di terroristi uccisi in combattimento, tracciamento delle comunicazioni telefoniche e interrogatori di prigionieri di Hamas, fra le altre cose. Quindi, non “poche mele marce”, come i 12 licenziati per aver partecipato direttamente al massacro, ma una massa di collusi. L’Unrwa rispedisce al mittente l’accusa e le stime dell’intelligence israeliana. Ma il servizio informazione di Gerusalemme ha prodotto prove abbastanza convincenti da indurre gli Stati Uniti (una volta che il governo federale ha visionato il materiale) a congelare i fondi per l’agenzia.

Né si tratta di un problema nuovo. Anche l’amministrazione Trump, nel 2018, aveva sospeso i fondi per l’Unrwa, sostenendo che la sua missione fosse “fuorviante”. Perché le denunce di collusione con il terrorismo erano frequenti anche allora. In segno di discontinuità con il predecessore e di buona volontà nei confronti della causa palestinese, l’amministrazione Biden ha invece immediatamente ripreso a finanziare l’agenzia.

I primi concreti e dimostrabili sospetti di collaborazione o contiguità con i gruppi jihadisti erano emersi nella guerra del 2014 (Operazione Margine Protettivo), quando razzi di Hamas venivano lanciati frequentemente dalle scuole dell’Unrwa. La stessa agenzia investigò sulla presenza di almeno 20 razzi nascosti in una delle sue scuole chiuse, nella striscia di Gaza. L’Unrwa stessa definì l’incidente come una “plateale violazione” della legge internazionale. L’anno successivo, l’Onu lanciò un’indagine più vasta sull’uso delle scuole Unrwa come depositi di razzi e come basi per lanciarazzi. Il personale locale, evidentemente, aveva permesso l’ingresso dei terroristi e delle loro armi, o era stato costretto a farlo.

Al di là della contiguità con le operazioni militari di Hamas, con l’ospitalità, volontaria o forzata, data alle sue basi, quel che preoccupa è la vicinanza ideologica del personale più qualificato, soprattutto degli insegnanti delle scuole Unrwa. UnWatch, un’Organizzazione non governativa che monitora l’attività dell’Onu soprattutto su Israele, in gennaio ha pubblicato un rapporto sul monitoraggio di una chat di insegnanti su Telegram: è un concentrato di messaggi violenti. Più di 3mila i partecipanti, tutti insegnanti, la maggior parte dei quali collaboratori con contratti a tempo, inneggianti all’assalto del 7 ottobre e al massacro di ebrei. Quella che UnWatch ha ribattezzato “Terrorgram” è una delle tante prove dell’educazione all’odio che viene impartita in quelle scuole.

Altre prove sono costituite dai testi adottati in quelle stesse scuole. Nel suo ultimo rapporto del luglio 2022, l’Institute for Monitoring Peace and Tolerance in School Education (IMPACT-se) ha individuato ancora nei libri adottati dalle scuole Unrwa, istigazioni all’odio contro Israele e gli ebrei in tutte le forme possibili, in tutte le materie di studio.

D’altra parte l’Unrwa è essa stessa un caso anomalo: un’agenzia Onu dedicata ai rifugiati di una sola nazionalità. E finisce inevitabilmente per sposarne la causa, anche quella più violenta.