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CO2

Global warming. Anche l’Africa fa la sua parte?

Una ricerca dell’università di Edimburgo rivela che i terreni degradati e le torbiere dell’Africa tropicale producono elevate emissioni di CO2: da 1 a 1,5 miliardi di tonnellate all’anno

 

Svipop 19_08_2019

Chi sostiene la controversa teoria secondo cui è in corso un cambiamento climatico di origine antropica parla spesso di giustizia climatica, intendendo con questo che il global warming è conseguenza del modello di sviluppo occidentale, che i paesi che producono più gas serra sono quelli ricchi, industrializzati, eppure chi patisce di più le conseguenze del cambiamento climatico sono le popolazioni povere, quelle dei paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli africani, che emettono di gran lunga meno CO2. Si portano a esempio gli abitanti del Burundi che producono ciascuno 0,027 tonnellate di CO2 all’anno rispetto agli abitanti degli Stati Uniti, ciascuno dei quali ne produce 581 tonnellate all’anno. Giustizia vuole che si rimedi assumendo l’onere finanziario dei danni inflitti. I risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’università di Edimburgo e resi noti di recente indicano che invece anche gli africani non sono esenti da responsabilità. La fascia tropicale del continente infatti, sostengono i ricercatori, è responsabile dell’emissione di elevate quantità di CO2: da 1 a 1,5 miliardi di tonnellate ogni anno, pari alle emissioni di 200 milioni di automobili. A causarle sarebbero dei terreni degradati, soggetti a siccità e sfruttati male in seguito a cambiamenti nell’uso del suolo. Inoltre la regione comprende le più estese torbiere tropicali. La ricerca è stata effettuata nell’arco di dieci anni, utilizzando due satelliti, ha coinvolto centinaia di ingegneri e di scienziati e ha richiesto miliardi di dollari di investimenti.