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il caso zanda

Giudice, cristiana e critica i vaccini: deve essere punita

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Il giudice di Firenze Susanna Zanda comparirà davanti al Csm per rispondere di illeciti disciplinari. Comportamenti sbagliati? No: ha emesso una sentenza che si basa sulle criticità dei vaccini, ormai evidenti alla scienza. Ma il merito delle sentenze non rientra tra i compiti del Csm. La velata cristianofobia nelle accuse della Procura. E il monito lanciato a tutte le toghe a non contraddire mai le decisioni del Governo. 

Attualità 07_06_2023

La sentenza non piace? E allora si mette sotto procedimento disciplinare il giudice, che dovrà comparire davanti al Csm per difendersi dall’accusa di diversi illeciti disciplinari che le sono contestati. Ma la notizia è che i presunti illeciti non sono comportamenti tenuti nell’esercizio delle sue funzioni di togata, ma sono proprio le decisioni prese in tre occasioni dal giudice. L’argomento del contendere sono le politiche vaccinali anti covid.

Dal 18 maggio scorso il giudice del tribunale di Firenze Susanna Zanda è sottoposta ad un’azione disciplinare promossa dalla Procura generale della Corte di Cassazione che le contesta tre illeciti disciplinari a seguito di altrettante azioni.

È particolarmente grave il fatto che un magistrato sia sottoposto al giurì dell’organo di autogoverno della magistratura non per i suoi comportamenti, ma per le sue sentenze. Ed è per questo che il procedimento intentato a danno del giudice Zanda è segno di un declino preoccupante.

Ad una sentenza, in uno stato di diritto, ci si oppone con i ricorsi nei vari gradi di giudizio, utilizzando lo stesso sistema giuridico che ha prodotto quella decisione. In questo caso siamo di fronte invece ad un tentativo di punizione di un giudice che ha espresso una sentenza in scienza e coscienza, un’opinione motivata e un’azione giustificata. Ma tutto questo, evidentemente, non era combaciante con quello che il sentire comune imposto come dogma aveva deciso: e cioè il fatto che riguardo al vaccino non si può neppure discutere, avere dubbi, considerare un principio di prudenza e precauzione. E anche chi lo fa, fosse anche solo un giudice, deve essere punito sul personale.

I tre capi di imputazione di cui la Zanda è “incolpata” - come recita il dispositivo firmato dal Procuratore generale Luigi Salvato – sono un illecito disciplinare riguardante la sua mancata esibizione di un green pass; un altro illecito è riferito a una e-mail che la stessa Zanda inviò al presidente del Tribunale di Firenze per giustificare la sua opposizione a vaccinarsi. Infine, il terzo illecito individuato consiste nella sospensione di un provvedimento di sospensione che l’ordine degli psicologi della Toscana aveva comminato a una psicologa.

Sarà l’avvocato della Zanda, Angelo Di Lorenzo, a motivare in punta di diritto le ragioni della donna, ma fin da ora si può dire che le accuse rivolte a lei sanno di accanimento e, per almeno un caso, di velata cristianofobia.

Come spiega alla Bussola l’avvocato Lina Manuali, che non è nel pool difensivo, ma amica del giudice Zanda. “La prima incolpazione – dice – contesta alla dottoressa una mancata esibizione di un green pass, ma quel giorno aveva fatto tardi in farmacia per accudire la madre anziana, poi deceduta. Si è trovata di fronte al dilemma se saltare l’udienza programmata e interrompere un servizio pubblico o se invece rinunciare al tampone”.

Ebbene: gli addetti al controllo in tribunale non hanno sentito ragioni, neppure dopo che alle 18, terminato il servizio, il giudice era di nuovo tornata in farmacia per effettuare il tampone, poi risultato negativo a giustificare l’assoluta inoffensività della sua situazione. Ma, lo ricordiamo bene come era il clima “impazzito” di quei giorni, i sospetti, la caccia all’untore. Per lei era comunque partita la segnalazione.

Il secondo capo d’imputazione è riferito alla lettera di ben dieci pagine nella quale la Zanda, citando la violazione di Costituzione, del trattato di Norimberga e della Carta di Nizza, spiegava dal suo punto di vista perché il green pass violava i diritti dei lavoratori. Curiosamente, negli stralci del provvedimento della Procura, invece che le obiezioni di merito, sono state isolate alcune parti della sua e-mail di carattere più generale, nelle quali non esitava a ricondurre il progetto del green pass al transumanesimo, cioè quella corrente di pensiero che ha in Klaus Schwab del World Economic Forum il suo principale teorizzatore.

Nel testo, la Zanda contestava il certificato verde riconducendolo proprio al tentativo della creazione di un uomo depotenziato, in una società sempre più anticristiana nella quale comandano “organizzazioni planetarie ben strutturate”. Considerazioni legittime, peraltro aderenti alla realtà che abbiamo vissuto in pandemia con la privazione della libertà di milioni di cittadini senza una giustificazione plausibile, nelle quali la Zanda auspicava che la magistratura dovesse porsi come “ultima spiaggia” contro questa deriva di un transumanesimo anticristiano. Niente da fare: tutto questo per la Procura di Firenze è materia per un illecito disciplinare. Eppure, a ben leggere, non è altro che un'opinione. Motivata, contestabile, se vogliamo, ma pur sempre correttamente espressa. Perché tanto accanimento?

Il terzo punto è invece inerente ad una sentenza. Anzi, un decreto nel quale sospendeva il fermo lavorativo di una psicologa non vaccinata.

“La dottoressa Zanda – prosegue l’avvocato Manuali - aveva accolto il ricorso della professionista basandosi su studi scientifici, come ad esempio quelli di Marco Consentino, i dati Eudravigilance e Euromomo in cui si parlava dei sieri sperimentali, che non erano ancora stati completamente testati e potevano incidere per la trascrittasi inversa (come in effetti si sta appurando adesso). Così, sulla base di questo principio di precauzione aveva sospeso il provvedimento dell’Ordine degli Psicologi.

“Il punto incredibile di questa vicenda è legato al fatto che la stessa Corte di Cassazione assegna a un giudice la facoltà di decidere anche sulla base delle conoscenze tecnico scientifiche acquisite anche eventualmente in contrasto con il Ctu nominato. E sulla vicenda della sperimentalità dei vaccini, sugli effetti avversi e sulla carenza di informazioni in farmacovigilanza, ormai c’è tantissima letteratura con studi che dimostrano il contrario di quella che è la giustificazione d’appoggio citata dalla Procura, che è principalmente istituzionale”.

In conclusione: “Tutto questo è molto grave perché privare un giudice della propria autonomia decisionale, rischia di inibire anche l’azione di altri giudici, i quali, non piegandosi all’orientamento prevalente, hanno emesso sentenze simili e ora rischiano come lei un provvedimento disciplinare”.

Ora per la Zanda non resta che attendere la convocazione del Csm, nel frattempo è rimasta in servizio e ha ricevuto la solidarietà di diversi esponenti del mondo giuridico e dell’associazionismo. Tra questi si segnala l’iniziativa “Un fiore per Susanna” ideata da diverse sigle e capitanata dai giuristi Augusto Sinagra e Nicola Cioffi.

Si tratta di una manifestazione di solidarietà al giudice Zanda nel corso della quale verranno portati dei fiori davanti al palazzo della Corte Suprema di Cassazione. In un comunicato, gli ideatori scrivono: «A parte ogni altra considerazione circa l'uso palesemente strumentale di tale iniziativa volta a far "da spalla" alla "politica" sanitaria dei governi succedutisi dal 2020 ad oggi, vi è che il CSM ha sempre opposto la insindacabilità del merito e delle modalità dell'esercizio della funzione giurisdizionale da parte dei giudici. Sempre e senza mai alcuna eccezione. Non è possibile che il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione non lo sappia». Secondo gli estensori «la finalità di questa iniziativa giudiziaria è inaudita: non tanto sanzionare (o non sanzionare) per inesistenti responsabilità disciplinari la eccellente Giudice Susanna Zanda, bensì inviare un avvertimento a tutti i giudici a non contradire mai le decisioni del governo. Con tanti saluti alla indipendenza dell'ordine giudiziario e di ogni singolo giudice».

Il monito è lanciato: colpirne uno, per educarne cento. Chi sperava che dalla giustizia italiana sarebbero arrivate le prime parole di verità sulla campagna di vaccinazione di massa, dovrà ricredersi o aspettare ancora un po’.