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RAGAZZI

Generazione "incosciente": si droga e lo fa "al buio"

«Sì, mi drogo, ma non so con che cosa». Lo confessano gli adolescenti delle scuole medie superiori italiane, censiti da un’indagine condotta dal Cnr. Il 56% circa dei 54mila studenti interrogati, ha assunto, senza sapere cosa fossero, e il  23% ha ripetuto l’esperienza più di dieci volte. Insomma, lo sballo a ogni costo e al buio. 

Educazione 25_03_2015
I ragazzi non sanno neppure che droghe assumono

L’indagine è firmata dal Cnr, più precisamente dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) e Espad Italia (European school survey project on alcohol and other drugs. Dunque, cosa seria e prestigiosa e che non ha certo bisogno di altre garanzie per ottenere fiducia e credibilità. I due istituti hanno intervistato, come fanno ogni anno, circa 54mila studenti di 405 istituti di medie superiori, ragazzi tra i 15 e i 19 anni, sull’uso delle sostanze stupefacenti. Le risposte? Terribili. «Sì, mi drogo, ma non so di cosa», hanno confessato gli adolescenti. Il 56% circa di questi 54mila ha assunto, senza sapere cosa fossero, sostanze per non più di due volte, ma il 23% ha ripetuto l’esperienza più di 10 volte. Il 53% di questi studenti ha utilizzato un miscuglio di erbe sconosciute, che si presentavano per il 47% in forma liquida e per il 43% sotto forma di pasticche o pillole. Questo consumo “alla cieca” coinvolge il 3% dei maschi e poco meno del 2% delle ragazze significativo di ragazzi che utilizzano sostanze senza conoscerle. 

Sui gusti, dicevano una volta, non si discute ma qui siamo all’indifferenza agnostica e nichilista dello sballo: neppure sui paradisi artificiali ci prende la responsabilità di scegliere.Mi drogo ma non mi interessa sapere con quale schifezza: un consumatore di questo tipo è il sogno di ogni narcos. Un mercato dove tutto è appetibile e acquistabile: cocaina, eroina, ecstasy, marijuana e anfetamine, niente più fa la differenza e tutto è buono per il “viaggio” nei mondi fatati e allucinati dell’extra-realtà. Ecco il messaggio che esce dalla ricerca del Cnr: c’è una generazione pronta a tutto, che desidera solo evadere e non importa con quali mezzi e sostanze, vegetali, chimiche, di sintesi o anche tutte messe insieme. Giacché una vale l’altra e dunque, ciò che conta è la potenza e la durata del flash. Con un target così i legalizzatori di stupefacenti avranno gioco facile: si apre un nuovo mercato milionario dove c’è grana e benessere per tutti: lo Stato, i farmacisti dei coffee shop, i trafficanti internazionali, gli spacciatori di strada. 

«Mi drogo ma non so perché e con che cosa»: le risposte al questionario del Cnr sono l’ultimo (o forse il penultimo) della saga dei piccoli delinquenti a loro insaputa. Quella che ogni tanto la cronaca consegna alla riprovazione pubblica e allo scandalo dei onesti. Ricordate lo sciagurato energumeno di Milano che due anni fa ha massacrato di botte il tassista lo ha fatto per vendicare la morte del piccolo cucciolo di cocker.  In quel gesto assassino non c’era neppure lo stravolgimento di valori universali ed eterni, la blasfema negazione che la vita umana viene prima di quella canina. O come il giovane che a Roma, nel mezzanino del metrò, ha ridotto in fin di vita la donna romena solo per “un banale diverbio”.

Futili motivi, si usa scrivere nei rapporti di polizia e sui giornali, ma è un’ipocrita scappatoia: come se davvero esistessero delitti ben motivati e dunque meno odiosi e più accettabili. E ancora: i delitti dei fidanzatini (la ragazza affogata nel lago e quella buttata nel burrone): tragedie con giovani killer che paiono venire dallo sprofondo più nero, dove tutto pare drammaticamente confuso, improbabile e senza ragioni.  E gli assassini quasi sgomenti  e increduli davanti al crimine compiuto: non “volevano” e non “intendevano”. Ecco: non “sanno quello che fanno”, questi mostri improvvisati, carnefici maldestri e senza giudizio. 

La cecità del giudizio: che sia questa la chiave dell’enigma? I fatti spariscono e non resta più una ragione capace di riacciuffarli, ma solo la negazione d’ogni ragione. Assurdo? Questo succede a vellicare le voglie del nichilismo diffuso, popolare e democratico. E non c’è alto valore morale o nobile virtù civile che tenga. Che cosa può fermare un “pirata della strada” a soccorrere la vittima straziata dalla sua follia alcolica o anche da un semplice stop non rispettato? E perché rinunciare allo sballo del sabato sera, quando la felicità promessa tarda ad arrivare e non resta che qualche pillola da buttare giù? 

L’educazione ha la vita bassa e tanti adulti barricati nelle torri. Fuori dal deserto si esce solo una proposta educativa, l’offerta di un ideale da verificare nella realtà, e cui rapportare ogni azione e circostanza. Emergenza nazionale, l’hanno chiamata, che non può certo essere affrontata con irrisorie lezioncine sulla “cultura della legalità”, sui valori smarriti o il flanellare seriosamente sulle vacanze lunghe o corte.  Se questo è tutto ciò che sanno inventare gli adulti, poveri ragazzi. Ucciso il padre, resta solo la chimica: droghe e sesso sono tra i più gettonati strumenti di questa castrazione giovanile di massa. Ma, le esigenze elementari e i desideri fondamentali non si imbrigliano facilmente. Lasciati a se stessi diventano distruttive e trovano altri terreni su cui manifestarsi. Come in quello velenoso della droga. 

Vengono i brividi a rileggere Giovanni Testori, scrittore geniale e cattolico “irregolare”, quando si chiede angosciato «Perché s’è avuto e si ha ancora il timore di dire che il Dio rifiutato è un vuoto che nessuna demagogia del benessere e dell’uguaglianza, o d’ambedue assieme, può colmare; e che quel vuoto, a riempirlo, sarà solo il cupo inferno della materia impazzita e della sua impazzita cecità e solitudine?». Ecco la questione seria: stiamo morendo per eccesso di realtà, ma di una realtà privata del suo senso e del suo nome. Cioè di Dio, Colui che l’ha creata e la sostiene ad ogni istante. E che solo può aiutare l’uomo ad affondare gli occhi nel suo irriducibile male, a provarne dolore e infine a sostenere la speranza di cambiamento. «L’inferno sono gli altri», profetizzava disperato l’ateo J. P. Sartre, l’esistenzialista che però consegnava al fallimento ogni tentativo di umana fraternità. Così ci tocca fare i conti con i demoni della nuova società liberata dalle stimmate del sacro: paradisi finti per piccoli criminali incoscienti, neppure degni di stare all’inferno.