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Intervista / Padre Lo Feudo

«Garabandal, tra avvertimento e castigo: Dio ci chiama alla conversione»

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Ricorre oggi il 60° anniversario del secondo e ultimo messaggio pubblico legato alle presunte apparizioni di Garabandal (1961-1965). La necessità di rimettere al centro l’Eucaristia. Avvertimento, miracolo, castigo: cosa si attende in base alle parole delle veggenti. La Bussola intervista padre Justo Lo Feudo.

Ecclesia 18_06_2025

Oggi, 18 giugno, cade l’anniversario dell’inizio delle apparizioni di Garabandal, protrattesi per più di quattro anni (dal 18 giugno 1961 al 13 novembre 1965) e tuttora non riconosciute dalla Chiesa. Secondo la testimonianza delle quattro veggenti, tre delle quali ancora in vita, tutto iniziò con delle apparizioni di san Michele Arcangelo, preparatorie di quelle della Vergine Maria, apparsa – dal 2 luglio 1961 in poi – alle allora bambine, sotto il titolo di Nostra Signora del Monte Carmelo.

Oggi è anche il 60° anniversario del secondo e ultimo messaggio pubblico (18 giugno 1965) legato a quegli eventi, che attrassero nel piccolo villaggio spagnolo migliaia di visitatori al giorno.

Questo il testo del messaggio: «Siccome non si è compiuto, non si è fatto sufficientemente conoscere il Mio messaggio del 18 ottobre [1961, ndr], voglio dirvi che questo è l’ultimo. Prima la coppa si stava colmando, ora trabocca. Cardinali, Vescovi e Sacerdoti camminano in molti sulla via della perdizione e trascinano con loro moltissime anime. All’Eucaristia si dà sempre meno importanza. Dovete con i vostri sforzi evitare la collera del buon Dio che pesa su di voi. Se Gli chiederete perdono con animo contrito, Egli vi perdonerà. Io, vostra Madre, per mediazione di S. Michele Arcangelo, voglio esortarvi alla conversione. Questi sono gli ultimi avvertimenti! Vi amo molto e non voglio la vostra condanna. Pregate sinceramente, e Noi vi esaudiremo. Dovete fare più sacrifici. Meditate sulla Passione di Gesù».

Tra i più convinti sostenitori dell’autenticità delle apparizioni di Garabandal c’è padre Justo Lo Feudo, peraltro grande propagatore dell’adorazione eucaristica perpetua. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Padre Lo Feudo, può ricordare brevemente qual è la posizione della Chiesa sulle apparizioni di Garabandal?
Su Garabandal, fin dal 1961, è stato espresso un giudizio di non constat de supernaturalitate, non è stata cioè provata la soprannaturalità delle apparizioni. Dunque, la soprannaturalità non è stata espressamente negata (come sarebbe stato con un giudizio di constat de non supernaturalitate), ma nemmeno approvata. Non si può perciò escludere un nuovo pronunciamento, anche in base alle nuove Norme del Dicastero per la Dottrina della Fede.

A Garabandal sono stati lasciati due messaggi (18 ottobre 1961 e 18 giugno 1965). In entrambi emerge la centralità dell’Eucaristia: perché questo richiamo?
Allora la maggioranza delle persone non si rendeva conto di dove stesse andando la Chiesa, di quanto fosse penetrato il modernismo, con il suo rifiuto di ogni ordine soprannaturale e la sua avversione per l'Eucaristia. «All’Eucaristia si dà sempre meno importanza», si legge nel cuore del messaggio del 18 giugno 1965. La Beata Vergine è venuta ad avvertirci di ciò che allora era incipiente, ossia l’attuale degradazione dell’Eucaristia, ridotta a mero oggetto, non degno nemmeno di rispetto e devozione. È quindi necessario mettere in assoluta evidenza che l’Eucaristia è la Presenza viva e reale di Gesù Cristo, il Dio incarnato tra noi. L’Eucaristia fa la Chiesa, la Chiesa vive dell’Eucaristia. Come ha ricordato il Concilio Vaticano II, l’Eucaristia è «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» (Lumen Gentium, 11) e dell’azione missionaria della Chiesa. Il disprezzo, i sacrilegi e gli oltraggi commessi contro di essa sono il motivo principale dell’ira divina. Ricordo che un anno dopo la fine delle apparizioni, è stato pubblicato l’eretico “catechismo olandese” (1966).

Siamo arrivati perfino al punto che ora, in molti luoghi, ai fedeli viene proibito di ricevere l’Eucaristia cattolicamente: quando desiderano ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua, viene loro negata. Recentemente un noto vescovo teologo [monsignor Bruno Forte, ndr; per approfondire vedi qui e qui] ha fornito le presunte “ragioni” per cui aveva lasciato alcuni senza Eucaristia, perché quelle persone volevano ricevere la Comunione sulla lingua, cioè la forma ordinaria di comunicarsi da più di mille anni, legata alla dignità del sacramento e alla giusta devozione. Qualsiasi gesto di adorazione dell’Eucaristia e di dimostrazione che si tratta di un dono che viene dal Cielo è, spesso, chiaramente impedito. Come poteva nostra Madre non avvertirci appunto che «all’Eucaristia si dà sempre meno importanza» e che «dovete con i vostri sforzi evitare la collera del buon Dio»?

Le veggenti di Garabandal hanno parlato essenzialmente di tre grandi eventi futuri che sono stati comunicati loro dalla Madonna: un avvertimento, un miracolo, un castigo. Iniziamo dall’avvertimento: secondo le loro descrizioni, in che cosa consisterà? E come bisogna prepararsi?
La misericordia di Dio ci darà un avvertimento, imperativo di fronte all’apostasia generale, e servirà a scuotere le coscienze: coscienze morte, piuttosto che sopite. Sapere questo dovrebbe già avvertirci che non stiamo vivendo secondo la volontà di Dio. Prepararsi significa approfondire la conversione personale. L’avvertimento comincerà con un evento cosmico che susciterà molta paura, ma non ci danneggerà fisicamente, almeno non direttamente: ognuno vedrà la propria vita come la vede Dio. Sarà una sorta di giudizio personale anticipato, con il fine di stimolarci alla conversione. Vedremo interiormente il male che abbiamo fatto e gli effetti concatenati che ha prodotto. La veggente Conchita González, tra l’altro, ha detto che «l’Avvertimento sarà come una rivelazione dei nostri peccati e sarà visto e sperimentato sia da credenti sia da non credenti e da persone di qualunque religione»; «Nessuno avrà il minimo dubbio sul fatto che venga da Dio e che non sia un fatto umano».

Cosa si può dire, poi, del miracolo?
Secondo Conchita, sarà il più grande miracolo che nostro Signore abbia mai compiuto sulla terra. Ha detto pure che «gli ammalati che saranno lì [a Garabandal] saranno guariti, indipendentemente dalla loro malattia o religione. (…) Tutti i peccatori presenti si convertiranno». L’avvertimento è preparatorio al miracolo, perché prima dello stesso miracolo è necessaria la nostra purificazione. Inoltre, lo stesso giorno ci sarà un segno soprannaturale sui pini di Garabandal che rimarrà fino alla fine del mondo.

Un’obiezione divenuta molto comune riguardo al miracolo e, in generale, alla veridicità delle apparizioni di Garabandal riguarda il caso di Joey Lomangino, un cieco di cui la Madonna – stando alle parole di Conchita – avrebbe predetto, in un messaggio privato, che il giorno del miracolo «avrebbe avuto nuovi occhi e che a partire da allora avrebbe visto permanentemente». Ma il 18 giugno 2014 Lomangino è morto. Diverse persone, dopo questo fatto, hanno smesso di credere a quanto detto dalle veggenti di Garabandal. Lei che interpretazione dà?
Ci sono diversi punti a cui rispondere [vedi qui un approfondimento di padre Lo Feudo, ndr]. Innanzitutto, Lomangino è morto proprio nel giorno dell’anniversario dell’inizio delle apparizioni e, anche, del secondo messaggio di Garabandal. Questo, di per sé, è un segno. D’altra parte, si sapeva già che ci sarebbe stato qualcosa che avrebbe fatto perdere la fiducia su Garabandal. Poi, ho saputo che Joey aveva offerto la sua cecità per il riconoscimento delle apparizioni. Bisogna dire che Joey è stato il più grande apostolo di Garabandal. Infine, in tutte le apparizioni – anche se autentiche, come ritengo essere quelle di Garabandal – bisogna discernere tra ciò che la Madonna ha detto e ciò che il veggente ha interpretato o trasmesso. Il sigillo di autenticità di Garabandal, oltre all'abbondanza di eventi soprannaturali e alle circa duemila apparizioni avvenute in quel piccolo villaggio tra il 1961 e il 1965, sono i due messaggi. All’epoca incompresi, rifiutati dalla gerarchia e oggi così evidenti nella loro realizzazione.

Aggiungo un altro fatto: ci sono prove che Padre Pio credeva a Garabandal. Oltre alla lettera che il santo da Pietrelcina aveva inviato alle quattro fanciulle, Conchita conserva sue importanti reliquie, una delle quali le fu lasciata in eredità. Conchita, a circa 18 anni, visitò Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Il santo – era il febbraio 1967, l’anno prima della sua morte – non stava bene in quel momento ed era restio a visite, ma, appena seppe che si trattava di Conchita, chiese che le venisse portata immediatamente, alle 8 dell’indomani mattina.

Dopo il miracolo, è previsto un castigo, annunciato già nel messaggio del 1961, dove però era chiaro che l’umanità – convertendosi – avrebbe potuto evitarlo. Che “bilancio” possiamo fare a 64 anni di distanza? E cosa ci dice questo sulla nostra libertà e sul rispetto che Dio ha al riguardo?
Il Cielo avverte sempre con largo anticipo. Dio non si diletta a punire, ma a salvare. Se Dio punisce nel tempo, come ultima risorsa, è per salvare nell’eternità. Oggi la situazione nella Chiesa e nel mondo è molto peggiorata. Speriamo che dopo i primi due eventi – l’avvertimento e il miracolo – si cambi, in modo che almeno il castigo sia mitigato.

Abbiamo detto della centralità dell’Eucaristia; allo stesso tempo – nel solco, potremmo dire, del celebre sogno di san Giovanni Bosco sulle due colonne – dalle testimonianze di Garabandal emerge anche il grande amore che la Madre celeste ha per ciascuno dei suoi figli… come ricambiarlo?
L’amore viene ripagato con l’amore. Dobbiamo amare di più la nostra Madre celeste, ascoltarla, soddisfare le sue richieste, recitare il Rosario ogni giorno e amare di più l'Eucaristia. La consapevolezza della presenza viva, reale del Signore Gesù nell’Eucaristia esige sempre adorazione. Poiché il nostro amore è povero, chiediamo a Dio di accrescerlo. Come gli apostoli, dobbiamo chiedere anche: «Signore, aumenta la nostra fede».



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