Funerale cattolico in casa Windsor per la duchessa di Kent
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Il cardinale Nichols celebra la Messa da Requiem per Katharine, primo membro della famiglia reale a convertirsi alla Chiesa di Roma in epoca moderna. E prima a ricevere esequie cattoliche, alla presenza di re Carlo III.

Martedì 16 settembre la famiglia reale britannica si è radunata a Westminster per l’ultimo saluto a Katharine, duchessa di Kent, morta il 4 settembre all’età di 92 anni. Tuttavia, questa volta non si trattava dell'abbazia di Westminster divenuta anglicana, dove si svolgono incoronazioni, nozze e funerali di casa Windsor, bensì dell’altra, la cattedrale cattolica (o "papista" com'era spregiativamente definita la fedeltà alla Chiesa romana dopo lo scisma anglicano). Non è la prima volta in assoluto che un sovrano britannico in carica (che della Chiesa d’Inghilterra è governatore supremo) assiste a una Messa cattolica: nel 1879 la regina Vittoria presenziò ai funerali di Luigi Napoleone e il re Giorgio V nel 1920 a quelli dell’imperatrice Eugenia, ma non si trattava di membri della famiglia reale. Non è la “prima Messa” nemmeno per l’allora principe di Galles, presente in San Pietro nel 2019 alla canonizzazione di Newman, ma prima di ascendere al trono. Tuttavia, «si tratta del primo funerale reale celebrato nella cattedrale di Westminster dalla sua costruzione nel 1903, nonché del primo funerale cattolico reale nella storia moderna», come sottolinea anche il sito ufficiale della famiglia reale che ricorda la duchessa defunta come «devota seguace della fede cattolica romana», nonché, «primo membro della famiglia reale a convertirsi al cattolicesimo in oltre 300 anni, nel 1994».
Nel giorno delle esequie papa Leone XIV ha inviato un telegramma di condoglianze a Carlo III, unendosi «a tutti coloro che rendono grazie a Dio onnipotente per l'eredità di bontà cristiana lasciata dalla duchessa, manifestata nei suoi molti anni di dedizione ai compiti ufficiali, al patrocinio delle opere di beneficenza e alla cura devota per le persone vulnerabili della società». A presiedere il rito è stato il cardinale Vincent Nichols mentre il vescovo ausiliare James Paul Curry ha tenuto l’omelia, ripercorrendo anche le circostanze della sua conversione, a partire dalle premesse remote: «Fu una mera coincidenza che un vicino di casa della famiglia nello Yorkshire fosse un giovane monaco benedettino, che sarebbe poi diventato abate di Ampleforth e in seguito arcivescovo di Westminster, Basil Hume? Il cardinale avrebbe svolto un ruolo importante nella vita della duchessa quando, nel 1994, fu accolta nella piena comunione con la Chiesa cattolica».
Chissà se fu una «mera coincidenza» anche il giorno della sua nascita, il 22 febbraio 1933, festa della Cattedra di San Pietro, quando Katharine venne alla luce, da sir William Worsley e Joyce Morgan Brunner, nello Yorkshire, terra che le sarebbe sempre rimasta nel cuore, così come la passione per la musica che risale agli anni della scuola. Nel 1958 conobbe Edward, cugino primo della regina Elisabetta e duca di Kent, che sposò nel 1961. All'epoca naturalmente la sposa era ancora anglicana e pertanto, in base all'Act of Seattlement del 1701, la successiva conversione non ha pregiudicato i diritti dell'ormai novantenne Edward, che resta 42° nella linea di successione. Dal loro matrimonio nacquero George, conte di St. Andrews, lady Helen Windsor e lord Nicholas Windsor. Mentre il primogenito George ha seguito le orme paterne nella massoneria (il duca di Kent è Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra), il terzogenito Nicholas ha seguito la madre nella Chiesa cattolica, perdendo il diritto di successione al trono, ed è il primo membro della famiglia reale ad essersi sposato in Vaticano, nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini. Noto per la decisa opposizione all'aborto, è legato all’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham, istituito da Benedetto XVI per gli ex anglicani entrati in comunione con Roma.
Un quarto figlio, Patrick, nacque morto nel 1977. Un’esperienza che lei stessa definì «devastante» parlandone molti anni dopo in una intervista al Daily Telegraph: «Non avevo idea di quanto devastante potesse essere una cosa del genere per una donna. Mi ha reso estremamente comprensiva nei confronti di altre persone che soffrono per una morte fetale». Tale sensibilità verso i dolori altrui affinò una delicatezza del tratto umano («Ho imparato che lacrime e sorrisi vanno di pari passo», disse in un’altra intervista sul suo lavoro in un hospice), visibile anche nella cura verso i malati e i senzatetto, nell’accompagnamento dei pellegrini a Lourdes, o nel gesto divenuto celebre a Wimbledon nel 1993 quando consolò la tennista Jana Novotná in lacrime (nella foto a destra).
Veniamo alla conversione alla Chiesa cattolica, citando ancora l’omelia di mons. Curry: «Quando lady Katharine, come la chiamava il cardinale [Hume], compì questo passo fu sempre grata per il cortese consenso di Sua Maestà la regina, che la duchessa continuò a servire con amore, ammirazione e lealtà. Guidata dal cardinale Hume e da altri, Katharine continuò un cammino spirituale personale iniziato per lei nella Chiesa d'Inghilterra. Come accade per ogni anima umana, quel cammino spirituale implicava la ricerca della completezza, della guarigione, della pace interiore e, in ultima analisi, di Dio».
Coincidenza – o provvidenza? – queste parole risuonano alla vigilia della proclamazione di John Henry Newman a dottore della Chiesa. E a sole due settimane dalla visita di re Carlo III all’Oratorio di Birmingham, fortemente voluta dal sovrano che di Newman è grande estimatore, nei luoghi in cui visse l’ex anglicano che divenne cardinale di Santa Romana Chiesa. Inevitabile il pensiero a Newman, ma pure alla cosiddetta “profezia di Walsingham” pronunciata nel 1897 da Leone XIII: «Quando l’Inghilterra tornerà a Walsingham, la Madonna tornerà in Inghilterra». Il santuario di Walsingham era sorto a seguito di un'apparizione della Vergine che nel 1061 chiese di costruirvi una copia della Casa di Nazareth; distrutto ai tempi di Enrico VIII, dagli inizi del Novecento vive una sorta di "risurrezione" che accomuna cattolici e anglicani nella devozione a Nostra Signora. E chissà se qualcosa si muove anche a corte...
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