Francia, primo sì al suicidio assistito (e guai a chi lo ostacolerà)
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L’Assemblea Nazionale ha approvato due disegni di legge di diverso tenore: uno per ampliare le cure palliative, l’altro per liberalizzare eutanasia e suicidio assistito. E spunta anche il reato per chi ostacolerà il suicidio. Un altro colpo alla civiltà umana, ma Macron parla di «fraternità».

Altro colpo d’ascia di Emmanuel Macron e della massoneria alla civiltà umana in Francia. Ieri pomeriggio i parlamentari dell’Assemblea Nazionale hanno approvato a larga maggioranza due proposte di legge sul "fine vita": una per ampliare le cure palliative e l’altra per facilitare la "morte assistita". Siamo di fronte all’ennesima rottura antropologica nel Paese transalpino, dopo quella sulla costituzionalizzazione dell’aborto nel 2024 e quella sulla fecondazione artificiale per tutti nel 2021. Un modello mortifero, quello della Francia di Macron, che liberalizza l’omicidio di innocenti, spegne le speranze di vita e di cura e sradica ogni legame di paternità e maternità.
Al termine di una lunga seduta l'Assemblea Nazionale ha approvato dunque sia il progetto di legge volto ad estendere le cure palliative (560 voti a favore, 0 contrari) sia quello che intende aprire “un'assistenza attiva al suicidio" (305 voti a favore, 199 contrari). Entrambi i testi saranno ora inviati al Senato per essere esaminati «in autunno», com’è emerso, e il ministro della Salute francese, Catherine Vautrin, spera che possano essere approvati prima delle elezioni presidenziali del 2027. Macron ha salutato su X l’approvazione dei due testi come un passo importante perché «si sta gradualmente aprendo il cammino di fraternità che avevo auspicato. Con dignità e umanità». Fraternità, dignità e umanità, in realtà, contro la vita umana.
I 199 deputati che hanno votato contro la legge sul “diritto” di morire comprendono: 101 deputati del Rassemblement National (mentre 19 hanno votato a favore e 3 si sono astenuti), 11 deputati del gruppo Ensemble (a fronte di 64 voti a favore e 14 astensioni), un deputato di La France insoumise (a fronte di 71 voti a favore e 3 astensioni), 4 deputati socialisti (mentre 66 hanno votato a favore e 2 si sono astenuti), 34 deputati del gruppo Destra repubblicana (7 hanno votato a favore e 8 si sono astenuti), un deputato del gruppo Ecologisti e Socialisti (mentre altri 33 hanno votato a favore e uno si è astenuto), 9 deputati del gruppo Les Démocrates (20 hanno votato a favore e 7 si sono astenuti), 13 deputati del gruppo Horizons (14 hanno votato a favore e 6 si sono astenuti), 3 deputati del gruppo Liot (11 hanno votato a favore e 9 si sono astenuti), un deputato del gruppo Gauche démocrate et républicaine (12 hanno votato a favore e 3 si sono astenuti), tutti i 16 deputati del gruppo Udr, guidato da Eric Ciotti, 5 deputati non iscritti ad alcun gruppo (mentre 4 hanno votato a favore e uno si è astenuto).
I termini «eutanasia» e «suicidio assistito» non sono stati inclusi nella legge, con grande rammarico degli oppositori che chiedevano maggiore chiarezza; si è preferita l’ambiguità delle espressioni «aiuto nel morire» e «auto-somministrazione» del prodotto letale. Sulla questione dei criteri di ammissibilità alla morte indotta, i dibattiti sono stati più tesi; dopo due settimane di esame, le cose sono cambiate poco e la spaccatura dell’aula dimostra quanto perdurino le divisioni tra e dentro i partiti. Per la previsione di legge francese, i pazienti dovranno soddisfare cinque criteri per avere accesso a un prodotto letale: essere maggiorenni e francesi, affetti da «una patologia grave e incurabile» che «mette in pericolo la vita, in fase avanzata o terminale» e con «sofferenze fisiche o psicologiche legate a tale patologia»; infine, devono poter «esprimere la propria volontà in modo libero e consapevole». Allo stesso tempo, l’altro disegno di legge, dedicato al rafforzamento delle cure palliative, viene presentato come uno strumento per controbilanciare il nuovo ingannevole diritto a una morte «dignitosa».
Una questione tra le più controverse è stata quella relativa all'istituzione del «reato di ostacolo al suicidio assistito», cioè si prevede la punizione, con la reclusione fino a due anni e una multa di 30.000 euro, per chiunque compia atti che di fatto mirino ad «impedire o tentare di impedire la pratica» dell'eutanasia o del suicidio assistito. Per il ministro dell'Interno in carica e neo eletto leader dei Repubblicani, Bruno Retailleau, il testo, con questa modifica, oltrepassa un «nuovo limite non sopportabile». «Tenere la mano a chi soffre è il segno distintivo dell'umanità. Vogliamo davvero una società che condanna chi cerca di dare una ragione di vita a chi non ne ha più? Questo è davvero troppo. Non possiamo essere colpevoli di compassione!» ha dichiarato con fermezza. Lo stesso leader di centrodestra già sabato 24 maggio aveva criticato la norma del reato di ostacolo al suicidio, mentre i deputati completavano l'esame del disegno di legge, votato poi ieri.
In definitiva, questo insieme di norme costituisce quel «nuovo modello di fine vita» auspicato e difeso da Macron davanti alle massonerie di Francia lo scorso 5 maggio, quando aveva promosso il testo sull’eutanasia in discussione e si era congratulato con i massoni per la loro «ambizione di fare dell'uomo (...) il libero attore della propria vita, dalla nascita alla morte».
D'altro canto, i contrari al suicidio assistito riuniti nel Collectif Soins de Vie ritengono che la Francia abbia appena approvato una delle leggi sul fine vita più «permissive» del mondo. «Più che una risposta ad alcune situazioni di sofferenza, questa legge introduce un nuovo diritto che va al di là delle situazioni di fine vita», avverte questo gruppo, composto da una ventina di ordini di medici e di società scientifiche.
Il nuovo testo sulla “morte assistita”, se approvato, rappresenterebbe un peggioramento rispetto alla già problematica legge Claeys-Leonetti del 2016, nel cui quadro si inserisce ad esempio l’eutanasia di Stato perpetrata ai danni di Vincent Lambert (vedi qui e qui).
L’appello di tutti i vescovi dell'Île-de-France non è riuscito a fermare il voto omicida della maggioranza dei deputati francesi: il richiamo a non proseguire verso la rottura antropologica che «creerebbe le condizioni per un crimine contro la dignità, un crimine contro la fraternità, un crimine contro la vita», non ha convinto tutti, ma ha mostrato almeno una Chiesa ferma e chiara in terra francese.
Il caso Lambert? Il fine è una legge estrema sull'eutanasia
I fautori della cultura della morte, massoni inclusi, usano la vicenda di Vincent come trampolino di lancio per arrivare a una legge espressamente favorevole all’eutanasia, già autorizzata in modo implicito dal testo della Claeys-Leonetti. Che permette di interrompere alimentazione e idratazione, cioè sostegni vitali. C’è il rischio di un effetto domino su tutti i più fragili. Per esempio, si chiede preoccupato il presidente della Fondazione Lejeune, Le Méné: “Che diremo dei malati di Alzheimer? Sono in una situazione peggiore di quella di Vincent”.
- E L’ITALIA STA PEGGIO DELLA FRANCIA. “GRAZIE” ALLE DAT di Tommaso Scandroglio