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PARLAMENTO

Doppio cognome, alla Camera si dorme

Soltanto dopo la votazione di alcuni articoli del disegno di legge, ieri in Aula qualche deputato si è accorto delle gravi conseguenze per la famiglia insite nel testo presentato. È bastato questo perché l'iter si inceppasse. Un segnale importante...

Famiglia 17_07_2014
Camera dei deputati

La cronaca. Camera dei deputati, seduta antimeridiana di mercoledì 16 luglio. Provvedimento all’esame dell’Aula: le proposte di legge sul cognome dei figli, confluite in un unico testo, del quale è relatrice l’on. Michela Marzano. È un pezzo del quadro delle iniziative legislative tese ad aggredire la famiglia: il tratto negativo del testo non è ai livelli del divorzio sprint o delle unioni civili. Esso tuttavia: a) apporta un contributo non marginale alla disgregazione dell’identità familiare, poiché l’effetto della sua approvazione sarà che nel medesimo nucleo familiare i figli degli stessi genitori si ritrovino con cognomi differenti; b) determina la cancellazione della continuità del cognome, e ciò a differenza di quanto avviene in Stati nei quali vi è da secoli un regime di doppio cognome; in essi, però, l’attribuzione e la trasmissione dello stesso non sono lasciate all’arbitrio, e quindi non creano confusione.

Quando, nei giorni scorsi, le proposte di legge sono state esaminate dalla Commissioni Giustizia della Camera, chi segue dall’esterno ha avuto modo di prendere conoscenza dell’oggetto della discussione, e di seguire i relativi lavori; larga parte dei deputati no. Non nel senso che non hanno potuto farlo, ma nel senso che è loro sfuggito: anche a più d’un componente della competente Commissione Giustizia. Risultato: in Commissione nessuno ha sollevato obiezioni e nessuno ha votato contro.

In Aula invece qualcuno ieri se ne è accorto: non subito, si intende, bensì dopo il voto a favore espresso – anche qui senza discussione e senza opposizioni – nei confronti dei primi tre articoli del testo unificato. Improvvisamente, su un emendamento all’articolo 4, è suonata la sveglia e si sono moltiplicati gli interventi critici sull’intera proposta; l’on. La Russa, con l’appoggio di altri, ha chiesto di tornare in Commissione per rimeditare il tutto, l’istanza è stata respinta, e però subito dopo si è deciso comunque un aggiornamento della seduta per il seguito.

Il commento. Il freno imposto va al merito di chi ha rappresentato all’Aula i problemi che la riforma produrrà; si pensi, fra gli altri, ai deputati Buttiglione, Molteni, Pagano, Palese. Ma sollecita due considerazioni: la prima, sconfortante, è che neanche su questioni di rilevante importanza per la famiglia, vi è oggi in Parlamento chi se ne accorge per tempo; la seconda, confortante, è che è sufficiente che pochi deputati manifestino motivate perplessità per far inceppare il meccanismo. Si vuole disarticolare la famiglia con un consenso tendenzialmente unanime, o comunque ampiamente maggioritario; altrimenti, come sta avvenendo per il d.d.l. Scalfarotto, si preferisce segnare il passo.

È una ulteriore ragione per continuare a far trillare la sveglia: dentro al Palazzo e dal di fuori, ma un po’ più forte, perché dentro se ne accorga qualcuno di più …