Disagi aerei, l'Europa "dei popoli" penalizza i cittadini
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L'intesa dei ministri dei Trasporti dell'Ue in materia di ritardi, cancellazioni o negato imbarco è «un regalo alle compagnie aeree», secondo il Codacons. Una riforma che mette in luce lo squilibrio tra interessi economici e diritti individuali.

Si fa presto a dire Europa dei popoli e dei cittadini quando succedono cose bizzarre e incomprensibili come questa. Il 5 giugno i ministri dei Trasporti dei 27 Stati membri dell’Unione europea hanno raggiunto un’intesa politica per riformare il Regolamento (CE) n. 261/2004, che da oltre vent’anni tutela i diritti dei passeggeri aerei in caso di ritardi, cancellazioni o negato imbarco. Il testo, che ora dovrà passare al vaglio del Parlamento europeo, introduce modifiche sostanziali che stanno facendo discutere tanto le associazioni dei consumatori quanto alcuni eurodeputati, preoccupati da quella che appare come una forte contrazione delle tutele a favore dei viaggiatori.
Secondo le nuove disposizioni, gli indennizzi per ritardi aerei saranno più difficili da ottenere e di importo inferiore rispetto al passato: mentre finora bastavano tre ore di ritardo per ottenere un risarcimento fino a 600 euro, ora le soglie si alzeranno, con un massimo risarcibile di 500 euro e solo nei casi più gravi. Per voli fino a 3.500 chilometri si dovrà attendere almeno quattro ore di ritardo, mentre per le tratte superiori le ore salgono a sei. Questo significa che una larghissima fetta di passeggeri, pur subendo disagi rilevanti, rischia concretamente di essere esclusa da ogni forma di compensazione economica, con un danno stimato dalle associazioni in circa 170 milioni di euro l’anno in indennizzi non più erogati.
Il Codacons, una delle voci più critiche contro la riforma, ha definito il provvedimento «un regalo alle compagnie aeree» e si è detta pronta a una battaglia legale e a una mobilitazione in sede europea, coinvolgendo anche altre realtà a tutela dei consumatori. Ma le modifiche non si fermano qui: anche sul fronte della cancellazione dei voli il nuovo testo introduce limiti. Se una compagnia non è in grado di offrire un volo alternativo, i passeggeri che acquistano di tasca propria un nuovo collegamento potranno ottenere un rimborso solo fino al 400% del prezzo del biglietto originale. Un apparente vantaggio che però, nei casi più comuni di voli low cost, si traduce in cifre irrisorie: chi ha acquistato un volo da 30 euro potrà sperare in un rimborso massimo di 120-150 euro, insufficienti per coprire le tariffe dell’ultimo minuto spesso ben più alte. Viene quindi introdotto un tetto che non tiene conto delle reali dinamiche di mercato e penalizza i passeggeri costretti ad agire in autonomia per non perdere connessioni, eventi o giornate di lavoro.
Accanto a questi elementi critici, ci sono anche alcune novità che sulla carta potrebbero apparire come miglioramenti. In caso di ritardi prolungati una volta a bordo, i passeggeri dovranno ricevere acqua, generi di conforto e, se necessario, essere sbarcati. Inoltre, le compagnie saranno obbligate a fornire informazioni chiare sui diritti dei passeggeri al momento della prenotazione e dovranno rispondere ai reclami entro 14 giorni, mentre gli utenti avranno sei mesi di tempo per presentare una richiesta. Si tratta di disposizioni che, pur rappresentando un passo avanti rispetto al passato in termini di trasparenza, non sembrano bilanciare la drastica riduzione delle tutele economiche.
Il Regolamento 261 del 2004 era stato un importante punto di riferimento per i diritti dei passeggeri europei, poiché garantiva rimborsi tra i 250 e i 600 euro in base alla distanza della tratta e alla durata del ritardo. Ma era stato anche criticato per le sue zone grigie interpretative e per i tempi lunghi delle procedure, che scoraggiavano molti viaggiatori dal far valere i propri diritti. Con la riforma, l’Unione europea intende aggiornare un impianto considerato ormai datato e inadatto alle mutate condizioni del mercato aereo, ma il rischio concreto è che, nel tentativo di semplificare, si sacrifichino proprio quelle tutele che garantivano un minimo di equità nei rapporti tra consumatori e grandi vettori.
È significativo che le nuove soglie siano state accolte con favore dalle compagnie aeree, che da anni premevano per una revisione delle regole, lamentando costi eccessivi e oneri ingiustificati. Ma questa riforma, presentata come un aggiornamento razionale e moderno, rischia di tradursi in una vera e propria regressione culturale sul fronte dei diritti dei consumatori. In un contesto in cui l’esperienza di viaggio è sempre più frammentata, condizionata da ritardi, disservizi e improvvisi cambi di programma, indebolire le garanzie minime per i passeggeri è un segnale preoccupante. Specialmente in Europa, dove la tutela dei diritti del cittadino dovrebbe essere un fondamento imprescindibile. Le associazioni di categoria parlano già di uno “scippo” dei diritti degli utenti, mentre alcune forze politiche al Parlamento europeo si preparano a dare battaglia durante la fase di approvazione. Le prossime settimane saranno decisive: il testo dovrà essere esaminato dall’Europarlamento, che potrebbe chiedere modifiche, anche sulla base delle valutazioni d’impatto che la Commissione europea sarà chiamata a realizzare.
Resta il fatto che, al di là delle soglie e degli importi, questa riforma mette in luce un nodo più profondo di natura culturale: il persistente squilibrio tra interessi economici e diritti individuali. In nome dell’efficienza e della competitività, si riducono le possibilità per i cittadini europei di far valere le proprie ragioni, rafforzando l’asimmetria tra il potere delle compagnie e la vulnerabilità del singolo passeggero.
È evidente che manca ancora una vera cultura del consumatore, e che la logica che ispira queste modifiche guarda più al bilancio dei vettori che non alla dignità di chi viaggia. I prossimi mesi diranno se l’Europa saprà correggere la rotta o se, per milioni di cittadini, l’unico viaggio possibile sarà quello verso la rinuncia ai propri diritti.
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