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San Gaetano Thiene a cura di Ermes Dovico

7 agosto

Dio vuole essere conosciuto, chiamato e amato come Padre

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Paternità divina e pietà filiale: la meditazione di un monaco benedettino nel giorno prescelto da Dio Padre – attraverso i messaggi a suor Eugenia Ravasio – per avere una festa liturgica a Lui dedicata.

Ecclesia 07_08_2025
Wikimedia Commons

Quanti lettori conoscono le Esortazioni a Teodoro caduto in peccato di San Giovanni Crisostomo? Il Dottore dalla Bocca d’Oro era amico di Teodoro fin dall’infanzia. Entrambi, da giovani, rinunciarono al mondo e abbracciarono la vita monastica in una comunità di amici affini. Teodoro, però, che non aveva ancora vent’anni, venne meno alla vita monastica dopo essersi invaghito della bellezza di una ragazza chiamata Hermione. Aveva deciso di sposarla. Addolorati per la sua partenza dalla comunità, San Giovanni Crisostomo e i suoi compagni piansero con grande dolore e grida e pregarono per il suo ritorno. Convinto dalle esortazioni del Santo, Teodoro ruppe il legame sentimentale, tornò alla vita monastica e alla fine divenne vescovo di Mopsuestia.

Una storia pronta per essere girata da un grande cineasta. Immaginate di essere Teodoro e di ricevere una lettera come questa:

E forse sembrerà che io dica cosa incredibile per quelli che ora vedono la rovina e la desolazione dell’anima tua e per questo io mi affliggo e piango e non smetterò fino a che ti riveda nel tuo splendore d’un tempo. Se infatti questo pare impossibile agli uomini, pure tutto è possibile a Dio. Egli infatti solleva da terra il mendico e leva su dal letame il povero per porlo a sedere con i capi del suo popolo. Egli fa che la sterile possa abitare in una famiglia, come madre felice di molti figli. Non disperare perciò di poter tornare ottimo. Se il diavolo ha avuto tanta forza da potere, da quell’alta cima di virtù, trascinarti all’estremo del male, molto più Dio ha forza di tirarti su un’altra volta alla fidanza d’un tempo, e non solo questo, ma farti molto più felice di prima. Soltanto, non ti avvilire, non rinunziare alla speranza, non avere sentimenti di empietà. Non è la moltitudine dei peccati che induce a disperare, ma l’avere un animo empio (Traduzione di Bonifacio Borghini, Cesena 1965).

San Giovanni Crisostomo usa l’espressione “animo empio”. Ma cosa significa? La pietà è il dono dello Spirito Santo per cui l’anima adora Dio Padre con amore, abbandono e fiducia filiale. L’empietà, in fondo, è mancanza di fiducia filiale, sfiducia nella paternità di Dio. San Tommaso afferma che “adorare Dio come Padre è ancora più eccellente che adorarlo come Creatore e Signore” (Summa Teologiae II:11, q. 121, art.2.). Il sacerdote, ogni giorno all’altare, entra nel Canone della Messa con queste parole: Clementissime Pater — “Padre clementissimo”. E il grande inno di ringraziamento della Chiesa, il Te Deum Laudamus, dopo aver lodato Dio come Signore, lo si invoca come Padre Eterno, adorato da tutta la terra. Dio desidera essere conosciuto come Padre, amato come Padre e chiamato Padre. “Perché siete figli”, dice l'Apostolo, "Dio ha mandato lo Spirito del suo Figlio nei vostri cuori, il quale grida Abba, Padre.” (Gal 4,6).

Il demonio cerca in tutti i modi di rubare alle anime la pietà filiale. Chi ha perso la fiducia nel Padre, teme di incontrare il suo sguardo. È come Adamo dopo la caduta, nascosto tra gli alberi del giardino. “Udendo la voce del Signore Dio che passeggiava in paradiso nella brezza pomeridiana, Adamo e sua moglie si nascosero dalla sua presenza tra gli alberi del giardino.” (Gen 3,8). Eppure, nonostante le sue colpe, neppure il figlio prodigo era privo di pietà filiale. Non disse forse: “Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te”? Quando un peccatore, anche immerso nei vizi più gravi, dice “Padre!”, Dio Padre “è mosso da compassione” (Lc 15,18) — Et misericordia motus est.

Il 10 agosto di quest’anno ricorre il 35º anniversario della morte di Madre Eugenia Elisabetta Ravasio. Il messaggio che Dio Padre le avrebbe comunicato misticamente non fa parte del deposito della fede contenuto nella liturgia, nella Sacra Scrittura, nella Tradizione viva della Chiesa e nel Magistero autentico. Tuttavia, gli scritti di Madre Ravasio possono aiutare le anime semplici a vivere più profondamente lo spirito della liturgia, interiorizzare la fede e metterla in pratica. Il messaggio di Madre Ravasio risuona in perfetta armonia con la “piccola via” di Santa Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa, e con la dottrina dell’adozione divina insegnata dal Beato Columba Marmion. Due brani dai suoi scritti illuminano il significato della pietà filiale. Madre Ravasio avrebbe udito nel suo cuore le parole di Dio Padre:

È possibile che dopo avermi chiamato Padre e avermi mostrato il tuo amore, tu pensi che io abbia un cuore così duro e insensibile da lasciarti perduto? No, no, non crederlo! Io sono il migliore dei padri! Conosco la debolezza delle mie creature! Vieni, vieni da me con fiducia e amore! E io ti perdonerò secondo il tuo pentimento. Anche se i tuoi peccati fossero ripugnanti come fango, la tua fiducia e il tuo amore mi faranno dimenticarli, e non sarai giudicato! Sì, sono giusto, ma l’amore paga ogni cosa! Sappi anche che desidero essere conosciuto, amato e soprattutto onorato (Il padre parla ai suoi figli).

Quando un’anima è tentata, debole, minacciata o vicina alla caduta, basta che invochi il Padre, certa di essere ascoltata. Dio Padre, parlando ancora a Madre Ravasio, avrebbe detto: « vi faccio una promessa, il cui effetto sarà eterno, eccola: Chiamatemi col nome di Padre, con confidenza ed amore, e riceverete tutto da questo Padre, con Amore e Misericordia».
La vita cristiana è una continua caduta e risalita. Che vivano nel mondo o in clausura, tutti i cristiani sono su un campo di battaglia. L’uomo che vi entra sa di poter essere attaccato, ferito, persino abbattuto.

Ecco quindi il segreto della santità: dire, nel vivo del combattimento: «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore?» (Sal 26,1). Se feriti, anche gravemente: « Risanami, Signore, e sarò sanato; salvami, e sarò salvato» (Ger 17,14). E quando si è abbattuti: « Il Signore solleva gli abbattuti» (Sal 145,8), e infine: « Mi alzerò e andrò dal Padre mio» (Lc 15,18).



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