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OMELIA A SANTA MARTA

«Decapitati o buttati in mare». Il Papa ricorda i nuovi martiri

I nuovi martiri cristiani, della Libia, della Siria, assassinati, decapitati o buttati in mare e per la loro fede come Gesù, ucciso da persone che paradossalmente «credevano di dare gloria a Dio, credevano che con questo erano fedeli alla Dottrina di Dio». Nell'omelia a Santa Marta papa Francesco torna a parlare dei nuovi martiri.
IL TRAGICO DESTINO DEGLI ETIOPI CRISTIANI di Giorgio Bernardelli

Libertà religiosa 21_04_2015
Il Papa prega per la Chiesa dei nuovi martiri

Nell'omelia a Santa Marta del 21 aprile 2015 Papa Francesco, partendo dal martirio di santo Stefano, è tornato a parlare dei martiri dei nostri giorni, uccisi in Africa e in Asia in nome di una visione di Dio deviata da un «cuore corrotto», o discriminati in Occidente da «Sinedri moderni» che cercano d'imporre con la forza una loro verità è gettano il sospetto o il ridicolo su chi afferma il valore della fedeltà nella famiglia.

La prima lettura della Messa del giorno, tratta dagli Atti degli Apostoli, è il drammatico racconto del martirio di santo Stefano. Il Sinedrio, spiega il Papa, lo condanna perché la sua predicazione ha successo. Gli oppositori «non riuscivano a resistere alla sapienza», allo spirito con cui egli parlava e alle verità scomode che il santo proclamava.  «La Parola di Dio sempre dispiace a certi cuori. La Parola di Dio dà fastidio, quando tu hai il cuore duro, quando tu hai il cuore pagano, perché la Parola di Dio ti interpella ad andare avanti, cercando e sfamandoti con quel pane del quale parlava Gesù. Nella Storia della Rivelazione, tanti martiri sono stati uccisi per fedeltà alla Parola di Dio, alla Verità di Dio».

Certamente il martirio di santo Stefano è narrato consapevolmente negli Atti degli Apostoli come simile alla passione di Gesù: si cercano falsi testimoni, si manipola la folla, si danno apparenze di legalità a un giudizio dettato dal risentimento e dalla paura. Come Gesù, Stefano muore «con quella magnanimità cristiana del perdono, della preghiera per i nemici». Come Gesù, è ucciso da persone che paradossalmente «credevano di dare gloria a Dio, credevano che con questo erano fedeli alla Dottrina di Dio». «Vorrei ricordare», ha commentato il Pontefice, «che la storia della Chiesa, la vera storia della Chiesa, è la storia dei Santi e dei martiri: perseguitati i martiri, tanti uccisi, da quelli che credevano di dare gloria a Dio, da quelli che credevano di avere “la verità”. Cuore corrotto, ma “la verità”».

Anche oggi tanti martiri cristiani sono messi a morte in nome di una nozione di Dio deviata o manipolata dal «cuore corrotto» non solo di singoli uomini, ma delle ideologie. «In questi giorni, quanti Stefani ci sono nel mondo! Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo – l’altro ieri – a quegli etiopi, assassinati perché cristiani … e tanti altri. E tanti altri che noi non sappiamo, che soffrono nelle carceri, perché cristiani …».  Anche oggi «la Chiesa è Chiesa di martiri»: e, se «loro soffrono, loro danno la vita, noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza».

Come fa spesso, il Papa ha ricordato che non c'è solo il martirio cruento in Africa e in Asia. C'è anche un «martirio nascosto» in Occidente di cui è vittima chi ha il coraggio di sfidare i nuovi Sinedri, e di proclamare e vivere il messaggio cristiano, specie nel campo oggi così tormentato della famiglia. Sono «martiri nascosti, quegli uomini e quelle donne fedeli [alla] voce dello Spirito, che fanno strade, che cercano strade nuove per aiutare i fratelli e amare meglio Dio e vengono sospettati, calunniati, perseguitati da tanti "Sinedri moderni" che si credono padroni della verità: tanti martiri nascosti!». E anche «tanti martiri nascosti che per essere fedeli nella loro famiglia soffrono tanto per fedeltà». 

Oggi, come ieri, «la nostra Chiesa è Chiesa di martiri». Ricordando santo Stefano, «il primo martire, il primo che ha dato testimonianza e più: e salvezza, a tutti noi», Siamo invitati a unirci «a Gesù nell’Eucaristia, e uniamoci a tanti fratelli e sorelle che soffrono il martirio della persecuzione, della calunnia e dell’uccisione per essere fedeli all’unico pane che sazia, cioè a Gesù».