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VIAGGIO APOSTOLICO

C'è un argentino dietro la visita di Francesco in Papua

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40 anni dopo San Giovanni Paolo II, un altro Pontefice nel Paese oceanico. Oggi i primi impegni a Port Moresby, domani andrà a Vanimo dove lo attendono un missionario suo connazionale e la statua di Nostra Signora di Luján.

Ecclesia 07_09_2024
(AP Photo/Mark Baker) Associated Press/LaPresse

Ieri seconda tappa del lungo viaggio papale tra Asia e Oceania. Francesco è stato accolto all'aeroporto di Port Moresby al termine di un volo di più di sei ore dall'Indonesia. Esattamente 40 anni dopo San Giovanni Paolo II, un altro Papa torna a visitare una delle nazioni più cristiane del mondo dove però i cattolici sono circa il 30%. Qui l'evangelizzazione cominciò nel tardo Ottocento per opera di anglicani e luterani.

Oggi il Papa è atteso dai primi impegni nello Stato oceanico. Molto probabilmente la questione ambientale sarà protagonista dell'agenda papale. Della Papua Nuova Guinea, infatti, si parla spesso a proposito del rischio di erosione degli atolli per via dell'aumento delle tempeste attribuito al cambiamento climatico. Nel 2016 Francesco ha creato cardinale, l'arcivescovo di Port Moresby John Ribat che lo ha accolto al suo arrivo all'aeroporto. Il cardinal Ribat negli anni si era fatto notare soprattutto per le sue intemerate contro l'innalzamento dei livelli del mare e l'eccessiva estrazione mineraria. Sono circa 35mila i papuani e non solo che si sono dati appuntamento a Port Moresby per dare il benvenuto al Pontefice argentino.

Nella capitale Francesco rimarrà fino a domani, prima di spostarsi a Vanimo e dirigersi verso la “Holy Trinity Humanities School” di Baro per onorare un impegno preso 5 anni fa nel corso di un'udienza concessa ad un gruppo di pellegrini provenienti da queste parti e guidati da un giovane missionario argentino, padre Martin Prado. È lui l'uomo dietro a questa visita che ha sorpreso tutti perché se la Papua Nuova Guinea può essere considerata una periferia, Vanimo è la periferia di una periferia. In questi anni i contatti tra i due argentini non si sono arrestati ed hanno influenzato la redazione del programma del viaggio papale. La bandiera albiceleste sventolerà idealmente anche nell'altro importante appuntamento di domani, l'incontro coi fedeli nella spianata della Cattedrale di Vanimo dove Francesco renderà omaggio ad una statua di Nostra Signora di Luján, patrona dell'Argentina.

Lunedì il Papa lascerà la Papua Nuova Guinea e si sposterà a Dili. Timor Est sarà dunque il terzo Paese del viaggio apostolico che poi si concluderà venerdì prossimo a Singapore. Un gravoso sforzo fisico per il Papa ultraottantenne che però sembra essersi messo alle spalle i malanni e gli acciacchi fisici di inizio anno. Intanto in Indonesia, Paese che ha lasciato ieri dopo 4 giorni, la polizia indonesiana ha arrestato 7 persone accusate di aver minacciato attentati contro il Papa sul web. L'Indonesia è il più grande Paese islamico del mondo per numero di credenti e Francesco, visitandolo, aveva invocato «un comune cammino di amicizia» per «costruire società aperte, fondate sul rispetto reciproco e sull'amore vicendevole, capaci di isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi, che sono sempre pericolosi e mai giustificabili». In occasione dell'appuntamento alla moschea Istiqlal di Giacarta Francesco aveva anche firmato con ilrande imam Nasaruddin Umar la Joint Declaration of Istiqlal 2024, una dichiarazione congiunta su principi e valori comuni. 



Santi e gastronomia/ 26

Il missionario Pietro Chanel, protomartire dell’Oceania

29_11_2021 Liana Marabini

Si era appassionato delle missioni fin da adolescente. Diventò sacerdote, ma per anni non poté coronare il desiderio di partire. Vi riuscì dopo l’ingresso nei Maristi, andando missionario nell’isola di Futuna. Curò i malati, battezzò i bambini morenti, convertì tanti al cattolicesimo. Fu ucciso per la sua fede, divenendo il protomartire dell’Oceania.
LA RICETTA: INSALATA DI FUTUNA