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BOLSONARO

Brasile, elezioni contestate. Ma i giudici sono con Lula

Dopo le elezioni presidenziali in Brasile, che hanno dato la vittoria a Lula, aumentano i dubbi sulla regolarità del voto. Ma la magistratura agisce come cane da guardia della sinistra, arrivando a bloccare i conti in banca di chi organizza le manifestazioni. E per controllare il voto, il compito spetta al giudice de Moraes, alleato di Lula. 

Esteri 25_11_2022
Manifestazione pro Bolsonaro in Brasile

Decine di migliaia di brasiliani con indosso la maglietta della nazionale di calcio stanno protestando contro la vittoria di Lula in tutto il paese dal giorno della  proclamazione dei risultati dello scorso 30 ottobre. Frodi e giustizia comunista e partigiana inquinano il Brasile. Il 1° novembre Bolsonaro aveva ringraziato gli oltre 58 milioni di brasiliani che lo avevano votato e difeso le manifestazioni pacifiche di protesta che erano il  risultato "dell'indignazione e del sentimento di ingiustizia per come si è svolto il processo elettorale", invitando a non bloccare le strade del Paese.

Il 3 novembre,  dopo che i centinaia di migliaia manifestanti scesi in piazza a  Rio de Janeiro, Brasilia, San Paolo, Belo Horizonte ed in moltissime altre città del Paese avevano protestato contro le frodi elettorali e chiesto (senza sucesso) l’intervento dell’esercito, il presidente del Tribunale Supremo Elettorale (TSE) Alexandre de Moraes, un magistrato di sinistra e da sempre avversario politico  di Jair Bolsonaro, aveva minacciato i manifestanti di punizioni esemplari se le proteste fossero proseguite. Che il voto elettronico non abbia funzionato al meglio e che debba essere migliorato non lo chiedono solo Bolsonaro ed i suoi alleati ed elettori. Il 10 novembre scorso il ministro della Difesa brasiliano, Paulo Sergio Nogueira de Oliveira, aveva chiesto alle autorità elettorali del Brasile di autorizzare un'indagine tecnica per migliorare il sistema di voto elettronico del Paese, presentando al Tribunale Superiore Elettorale il rapporto preparato dalle forze armate che hanno supervisionato il voto e chiedendo di accettare i suggerimenti dell'esercito, citando i punti tecnici da correggere e un'analisi del codice sorgente del sistema.

Il documento, realizzato dal team tecnico dell'esercito, criticava il TSE brasiliano che ha reso difficile l'analisi dei codici sorgente delle macchine per il voto, anche se “non sono state osservate discrepanze tra i risultati stampati dalle schede e il conteggio finale pubblicato dalle autorità elettorali". Negli stessi giorni, a fronte delle richieste popolari di interventi dell’esercito, le forze armate del Paese avevano riconfermato la loro lealtà alla democrazia e alle istituzioni, ma anche difeso le manifestazioni, come espressione della libera manifestazione del pensiero, sempre che si evitino eccessi e privazioni di diritti e libertà altrui.  Il 15 novembre scorso una bozza non definitiva di un documento del Partito Liberale del Brasile, il partito che ha candidato Bolsonaro, anticipava la richiesta al Tribunale Superiore Elettorale di annullamento del processo elettorale, a causa di possibili errori in alcune macchine per il voto elettronico. Lo stesso giorno, martedì 15 novembre, anniversario della Proclamazione della Repubblica brasiliana, decine di migliaia di sostenitori del presidente Jair Bolsonaro avevano organizzato manifestazioni su larga scala contro il presidente eletto Luiz Inacio Lula da Silva.

Tutti i sostenitori di Bolsonaro hanno indossato le maglie da calcio verdi e gialle del Brasile e innalzato cartelli di denuncia contro il sistema giudiziario del Paese e il comunismo. Il giorno seguente, a riprova di uno Stato di ‘polizia giudiziaria’ crescente nel Paese, viene resa nota l’indagine in corso  i diversi fermi di moltissimi sostenitori di Bolsonaro, accusati di promuovere le proteste al fine di attuare un un golpe che impedisca l'insediamento di Lula da Silva. Il 16 novembre, il giudice Moraes, il ‘torquemada’ del regime di Lula, ordinava il blocco dei conti bancari di 43 persone e aziende sospettate di aver finanziato proteste pacifiche contro i risultati delle elezioni presidenziali.  Ebbene, altra riprova la abbiamo il 23 novembre, quando viene finalmente presentata dal Partito Liberale la denuncia formale al TSE di brogli, incongruenze e malfunzionamento delle urne elettroniche, relative al solo 2° turno elettorale, con una dettagliatissima analisi del voto e delle inspiegabili apparenti manipolazioni ai danni del solo presidente in carica Jair Bolsonaro, così come riporta il sito informativo on-line Poder360.

Una prima risposta del Presidente del Tribunale Moraes è stata quella di respingere la richiesta di annullamento delle schede usate solo nel 2° turno e chiedere ai denuncianti se vogliano mettere in discussione tutto il processo elettorale sin dal 1° turno, dunque ‘rifare tutte le elezioni’ parlamentari e presidenziali. In attesa della decisione finale, il Presidente Moraes nella sua decisione di diniego della fondatezza della denuncia ha anche ordinato “la sospensione dei fondi governativi per la coalizione del Partito Liberale fino al pagamento di una multa di 23 milioni di reais (4,3 milioni di dollari) per aver creato un contenzioso giudiziario in malafede contro i risultati elettorali. Un segnale chiaro a tutti i brasiliani non c’è alcuno spazio per manifestare dissenso o aprire contenziosi, Lula ha vinto deve governare con poteri assoluti e senza alcun dissenso.

Il ‘partigiano rosso’ e Presidente del TSE Alexandre de Moraes nel 2002 e fino al 2005 era stato Segretario della Giustizia e della Difesa della Cittadinanza nello Stato di San Paolo, mentre era governatore il comunista Geraldo Alckmin, attuale Vicepresidente del Brasile e partner di Lula. Nel 2005 e sino al 2007, il Presidente Lula lo nomina a capo del Consiglio nazionale di giustizia e nel 2014 è tornato a lavorare con Alckmin a San Paolo, come Segretario di Pubblica Sicurezza dello Stato fino al 2016. Al suo attivismo contro Bolsonaro ed i 58 milioni di dissenzienti brasiliani, si oppone l’assurda pavidità e noncuranza verso i propri amici. Non una parola né una indagine è in corso sui 18 membri corrotti o coinvolti in processi di malaffare del ‘team di transizione’ di Lula che si stanno preparando a prendere il potere a Brasilia.  Bolsonaro paga l’errore di tutti i conservatori in ogni parte del mondo: il non aver ristabilito l’indipendenza della magistratura dalla partigianeria social-comunista.