Blasfemi finti artisti a Napoli. Ora fatelo con San Gennaro
Napoli tappezzata di manifesti con plateale bestemmia per pubblicizzare una mostra. Facile attaccare Dio e i cattolici, che porgono l'altra guancia, ora suggeriamo di esportare la mostra in Pakistan o in India, dove di dèi ne hanno tanti, così gli organizzatori potranno sbizzarrirsi. Oppure di restare a Napoli, ma di prendere di mira San Gennaro. Neanche la Camorra glielo perdonerebbe...
Dal 17 al 30 settembre (fate ancora in tempo, non perdetela) al Pan (Palazzo delle Arti, Napoli) lussureggia una mostra (la moglie del mostro) di poster artistici e audaci (si fa per dire) in occasione del Festival delle Arti per la Libertà di Espressione contro la Censura Religiosa. Chissà perché, lo slogan non è in inglese ma in francese: Ceci n’est pas un blaphème.
Ora, dal momento che l’affluenza non deve essere stata proprio asfissiante, gli audaci organizzatori hanno pensato bene di tappezzare la città con manifesti in cui, sopra una parodia simpatica (Topolino, Forza Italia, Crodino…), campeggia una bestemmia plateale, esplicita, quale è dato sentire, come intercalare, negli angiporti o nei bar periferici della provincia piemontese. Seguiranno talk,, concerti, stand-up comedy. Leggo su ArtsLife che la bella iniziativa (audace, nel titolo) «evolve dalla campagna Dioscotto, con cui l’Associazione Ciurma Pastafariana chiede l’abolizione dei reati di blasfemia».
Ora, il sottoscritto si è già espresso su simili levate d’ingegno, consigliando di non parlarne perché la pubblicità gratuita è proprio quello che questa gente va cercando. Solo che, se metti la tua «arte» per strada, la leggono anche i bambini, perciò una pedata almeno verbale le va data.
Suggerisco anche una raccolta di fondi perché costoro esportino la loro mostra (e talk, comedy e via vomitando) in Pakistan o in India. In quest’ultima località di dèi ne hanno tanti, e perciò gli organizzatori potranno sbizzarrirsi. A meno che, come sospettiamo, la loro «audacia» sia rivolta solo al Dio cattolico, il quale, come si sa, porge (attualmente) l’altra guancia. Qualcuno, sì, ha protestato, e subito si è scatenato il prevedibile e consueto scaricabarile.
Come se al Pan o alla stamperia o alle affissioni comunali non ne sapessero nulla. Bah, si potrebbe fare spallucce come san Paolo, perché certuni non fanno che «accumulare carboni ardenti sulla loro testa». Obietteranno, certo, che all’Inferno appunto non credono, e noi faremo sommessamente osservare loro che diceva lo stesso il non vedente che marciava verso il tombino aperto.
Intervistata, la direttrice di cotanta «trasgressione», ha inanellato una serie di paralogismi e arrampicate sugli specchi artistici (subvertising, performances e via annoiando, questa volta in basic english) che fanno venir voglia di andarsi a rileggere i sofisti veri. Contro il «potere clericale». Sì? Ma quale? Verrebbe da dire: «magari!». Ma l’hanno visto il papa attuale? O sono rimasti a Pio IX? Be’, prima o poi ci si doveva arrivare e va dato atto loro di almeno aver gettato la maschera.
Infatti, i credenti si sono ormai assuefatti alle rane crocifisse e ai crocifissi all’urina, perciò bisognava alzare il tiro e mirare direttamente al sodo. Ed eccoci alla bestemmia esplicita, verrebbe da dire papale papale. Purtroppo per loro, anche questa trovata passerà in cavalleria, e una scrollata di spalle li seppellirà. Epperò, un suggerimento glielo lo vogliamo dare, perché siamo buoni: vista la scelta di Napoli per l’esordio, perché non hanno dato del porco a san Gennaro? Forse perché neanche la camorra gliel’avrebbe perdonata? Eh, tra i napoletani nessuno si chiama Dio, ma spesseggiano i Gennaro. E pure quelli che si sono levati il pane di bocca per arricchire il Tesoro del Patrono. Coraggio, un altro po’ di «audacia», via. Pensate alla pubblicità che ve ne verrebbe. Su tutti i tg e in prima pagina.